Continuano a fiorire le iniziative volte a valorizzare l’opera del pittore gardesano Benito Tomezzoli, scomparso nell’aprile dello scorso anno. Dopo l’antologica ospitata in ottobre al palazzetto delle esposizioni, questa volta esce dai cassetti un video dimenticato. È una sorta di intervista curata da Giuliano Sala, storico della riviera, ma anche poeta e collaboratore di Tomezzoli. Insieme hanno realizzato mostre e libri, «fondendo» versi e dipinti. Il filmato verrà proiettato al bar Riviera, sul lungolago, oggi alle 18 nell’ambito delle manifestazioni del Natale tra gli olivi. Sarà l’occasione per sentire dalla voce registrata di Tomezzoli i suoi pensieri sulla pittura e sull’arte. «La videocassetta», racconta Sala, «è abbastanza breve: ha una durata di otto minuti. Non è nata per uno scopo preciso e francamente non mi ricordavo più della sua esistenza. L’hanno ritrovata a casa i familiari di Tomezzoli e penso possa essere interessante proporla a chi ha conosciuto e apprezzato la pittura di questo importante artista gardesano». «L’avevamo registrata quattro anni fa, in parte durante una mostra allestita a Malcesine all’hotel Bellevue e in parte nello studio di Benito, nelle soffitte del condominio santa Babila, a Garda», prosegue. «È una conversazione sulla pittura informale, un tentativo di spiegarne il significato, o meglio, l’essenza». Il video è stato intitolato «Benito Tomezzoli racconta la sua pittura». Per molti, soprattutto per chi non ha avuto l’occasione di scambiare pensieri, impressioni e opinioni con l’artista, sarà una specie di rivelazione. Perché lui, dietro la sua rude timidezza, nascondeva una gran voglia di esprimersi. Certo, lo faceva soprattutto con il pennello, con la tela, col gesto pittorico informale. Ma quando ce n’era l’occasione, nel suo atelier sempre pieno d’oggetti, perennemente disordinato, non rifiutava di conversare. E, davanti a un bicchier di vino, magari con un po’ di jazz in sottofondo (una delle sue passioni, assieme alla Ferrari, di cui non perdeva un gran premio, anche se viaggiava su vecchie utilitarie) conduceva nelle pieghe dell’arte. Dell’arte in generale, non della sua pittura in particolare. Perché Benito non amava parlare di sè e del suo percorso artistico. «Anche con gli amici intimi», ha scritto Giuliano Sala nel catalogo della mostra di ottobre, «ne discuteva raramente: un po’ per un innato senso del pudore, un po’ perché gli era più facile dipingere che spiegare come dipingeva, ma soprattutto perché la sua pittura non era per lui qualcosa di assodato, di definitivamente raggiunto, di codificato, statico, ma era evoluzione, ricerca continua, inesauribile anche nella ripresa di motivi e tecniche espressive». Lo faceva, aggiungiamo noi, con l’entusiasmo del ragazzino, anche quando l’età non era più verde da parecchio. Negli ultimi tempi cercava ancora nuove strade espressive, non era mai pago dei risultati raggiunti. «Faccio progetti come se avessi vent’anni, ma ne ho ottanta», è l’ultima battuta di Tomezzoli nel video.
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Il filmato viene presentato oggi al bar Riviera. La videocassetta trovata un anno e mezzo dopo la morte dell’artista