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E si versa il vino per imbiancare Fermo e Rustico che l’associazione F

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È ormai impro­cras­tin­abile l’op­er­azione «tet­to» nel­la chiesa par­roc­chiale dei San­ti Zenone e Mar­ti­no. Il tet­to del­la chiesa fa acqua e le cause prin­ci­pali sono da addeb­itar­si alla vio­len­ta grand­i­na­ta del­l’agos­to scor­so dove sono andati per­du­ti cir­ca la metà dei cop­pi che cos­ti­tu­is­cono il tet­to del­la chiesa. I dan­ni sono quan­tifi­ca­bili intorno ai 250 mil­ioni di vec­chie lire e, vista l’en­tità del­la cifra, la par­roc­chia ha inte­so richiedere un con­trib­u­to alla Fon­dazione Cariverona. Occorre — sec­on­do il tec­ni­co che ha ispezion­a­to il tet­to — coprire il sot­totet­to con la guaina in catrame per non far pen­e­trare acqua e umid­ità, riparare alcune inte­la­ia­ture in leg­no e ripristinare e sos­ti­tuire tut­ti i cop­pi andati per­du­ti. I seg­ni delle infil­trazioni di umid­ità sono ben evi­den­ti all’in­ter­no del­la chiesa, da poco restau­ra­ta ed intonaca­ta. Sec­on­do i tec­ni­ci i lavori sono da eseguire con sol­leci­tu­dine per evitare che le prossime piogge pos­sano com­pro­met­tere ulte­ri­or­mente la salubrità degli intonaci del­la vol­ta del tem­pio. Il in aiu­to dei San­ti Fer­mo e Rus­ti­co. Quat­tro­mi­la euro pron­ti da spendere per le tin­teggia­ture interne del­la chieset­ta, ubi­ca­ta nel­l’omon­i­ma local­ità, sul­la stra­da che da Lazise con­duce a Cal­masi­no. E a Cal­masi­no ha sede il Grup­po ital­iano vini, una delle realtà eno­logiche più impor­tan­ti nel panora­ma eno­logi­co ital­iano, che gra­zie alla disponi­bil­ità dei pro­pri diri­gen­ti, non ha volu­to man­care all’ap­pun­ta­men­to con la sto­ria e la cul­tura di Lazise ed ha mes­so mano al portafoglio. Non è la pri­ma vol­ta che il Giv lo fa: ma ora ha volu­to affi­an­car­si all’as­so­ci­azione Francesco Fontana per avvic­i­nar­si in modo tan­gi­bile alla comu­nità civi­ca lacisiense pro­prio per­chè la chiesa dei San­ti Fer­mo e Rus­ti­co è fin dal Medio Evo il cuore reli­gioso del­la gente locale. Pro­prio per questo l’as­so­ci­azione Francesco Fontana ha aper­to anco­ra negli anni 90 una pub­bli­ca sot­to­scrizione per il restau­ro e la con­ser­vazione di questo aut­en­ti­co gioiel­lo artis­ti­co che incar­na una pre­sen­za stor­i­ca molto sig­ni­fica­ti­va per la cul­tura locale. Il tem­po è pas­sato e molti lavori sono sta­ti com­ple­tati, ne restano comunque anco­ra altri da fare pri­ma di giun­gere in por­to. Molti i con­tribu­ti giun­ti nelle casse del­l’as­so­ci­azione pre­siedu­ta da Giulio Rama, fra cui quel­li del Comune di Lazise, del­la Autostra­da Serenis­si­ma, di molti pri­vati e adesso quel­lo del Grup­po ital­iano vini. Una con­sis­tente som­ma, cir­ca 30 mila euro, è sta­ta mes­sa a dis­po­sizione del­la Regione del Vene­to per il restau­ro defin­i­ti­vo del «romi­to­rio» attiguo alla chiesa. Per pot­er acquisire questo con­trib­u­to ser­vono com­p­lesse manovre buro­cratiche, non ulti­ma quel­la indis­pens­abile del­l’asseg­nazione del­l’ap­pal­to dei lavori da parte del­l’uf­fi­cio tec­ni­co comu­nale di Lazise. Oper­azione che è in cantiere ma che sten­ta a decol­lare per la vis­chiosità di carat­tere tec­ni­co-ammin­is­tra­ti­vo. «Questo con­trib­u­to», spie­ga Giulio Rama, pres­i­dente del­la asso­ci­azione Francesco Fontana «è sig­ni­fica­ti­vo e ci dà vera­mente la conc­re­ta pos­si­bil­ità di vedere la luce intorno al nos­tro prog­et­to di restau­ro totale del­la chiesa dei San­ti. È sta­to un cam­mi­no lun­go e dif­fi­cile ma pare pro­prio che tra breve giun­ger­e­mo al tra­guar­do. Questo gra­zie a tut­ti, gli enti pub­bli­ci, ai pri­vati, a chi è innamora­to di Lazise, del­la sua sto­ria, del­la sua cul­tura, del­l’am­bi­ente, e per­ché no anche alla sua gente». Con la con­clu­sione dei lavori di restau­ro, iniziati il 12 gen­naio 1998, la chiesa, affi­da­ta con delib­era con­sigliare del 6 otto­bre 1994 alla Francesco Fontana, ritornerà quin­di al cul­to reli­gioso. Infat­ti alla fine del 1800, nonos­tante l’in­vi­to pres­sante al restau­ro da parte del car­di­nale Lui­gi di Canos­sa, la chieset­ta dei San­ti venne con­ver­ti­ta ad usi pro­fani. Il Comune di Lazise la con­servò per un cer­to tem­po come laz­zaret­to in caso di epi­demie e poi fu cedu­ta in affit­to a pri­vati, che la usarono come ricovero di attrezzi agri­coli e come stal­la. «Abbi­amo in ani­mo di portare pro­prio alla chiesa dei San­ti i nos­tri soci» con­clude Giulio Rama «in aprile, pri­ma di Pasqua, per rin­no­vare il tessera­men­to per con­sen­tire loro di ammi­rare la costruzione qua­si del tut­to restau­ra­ta. C’è anco­ra del cam­mi­no da fare, ma siamo fiduciosi che tut­to si con­cretizzi in tem­pi bre­vi».

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