E’ allarme «alta velocità» in terra di Lugana: ora il progetto della nuova linea ferroviaria Milano-Venezia comincia a fare davvero paura a coltivatori e produttori del pregiato bianco Doc del Garda. I circa 600 ettari di area vitata iscritta all’albo del Lugana Doc saranno infatti una delle principali vittime di un’opera a lungo preannunciata, ma i cui contorni sembrano delinearsi solo in questi ultimi tempi. E così, dopo il grido d’allarme lanciato dal sindaco di Desenzano Fiorenzo Pienazza, ecco arrivare quello del presidente del Consorzio di tutela del Lugana, Paolo Fabiani, che in questi giorni ha inviato una lettera a enti pubblici, associazioni di categoria e ai parlamentari locali di tutte le forze politiche presenti in Parlamento denunciando le preoccupazioni dei produttori del comparto per lo «scempio» che l’alta velocità porterà nel cuore della zona di produzione di uno dei più amati vini bianchi nazionali. Non è la prima volta che Fabiani, tra l’altro anche direttore di un’azienda vitivinicola del ’600 che è fra le vittime illustri del progetto dei treni veloci, interviene sull’argomento. «Siamo alla resa dei conti – dice il presidente -. E nel 2003 concentreremo tutte le nostre forze nell’intento di contrastare un progetto che avrebbe effetti devastanti sul nostro comparto». A far scattare l’allarme rosso è stata la lettura del progetto preliminare depositato nel novembre scorso nei comuni interessati alla linea ferroviaria. «Quando l’ho studiato – dice Fabiani – ho dovuto constatare con grande amarezza che il tracciato non ha subito variazioni di rilievo, in quanto è stato riproposto con l’attraversamento in superficie su tutto il territorio di produzione del vino Lugana Doc. C’è anche una non trascurabile novità: sono stati previsti una decina di scambi con binari di sosta, paralleli alla linea principale: come dire, una stazione ferroviaria proprio nel cuore della zona di produzione del vini Lugana Doc. «Lascio all’immaginazione di tutti l’impatto ambientale che questa inattesa variante potrebbe avere sulla nostra zona, sulla sua immagine, sulla sua capacità produttiva». «L’immagine che il vino porta con sé si riallaccia sempre più alla bellezza della sua zona di origine, al prezioso territorio che lo ha partorito – scrive Fabiani nella sua lettera -. Il Lugana in modo particolare è tra i pochissimi vini bianchi che nascono in pianura su terreni argillosi e limosi, su terre bianche così difficili da lavorare ma particolarmente ricche di sali che tipicizzano al massimo il prodotto, conferendogli grande finezza e sapidità, un «unicum» legato al proprio ambiente non ripetibile altrove.» «È quindi con estrema fermezza – conclude il presidente Fabiani – che il Consiglio del Consorzio Tutela Lugana Doc ha deciso, all’unanimità, nella sua recente seduta di opporsi con tutte le forze e con ogni mezzo allo scempio a cui il nostro prezioso territorio sarà sottoposto». Il Consorzio non è certo l’unica associazione scesa in campo contro l’alta velocità: ma qui in gioco c’è il prestigio di un intero comparto produttivo, oltre che l’equilibrio ambientale di una delle zone meglio salvaguardate dell’intero basso Garda.
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Appello a istituzioni e deputati dei produttori del vino Lugana: «Quei binari, un vero scempio»