giovedì, Maggio 2, 2024
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L’esperto alla Comunità Montana: danni gravissimi segnalati soprattutto sul monte Denervo

«I cinghiali lasciati liberi devastano il territorio»

Se ne parla da tempo ma ora il problema è esploso con tutta la sua forza. A riportarlo all’attenzione è stato Franco Ghitti, geometra e grande conoscitore del territorio: la presenza massiccia di cinghiali sull’alto Garda sta provocando danni sempre maggiori. «Basta dare un’occhiata al monte Denervo – sostiene Ghitti – e osservare come l’area attorno alla vecchia malga appaia irriconoscibile, dopo il reiterato passaggio degli animali». Da qui la lettera diretta alla Comunità Montana in cui si segnala «l’aggravarsi a velocità esponenziale dei danni causati dalla presenza dei cinghiali all’interno del Parco. Trattandosi, infatti, di specie non autoctona ed estremamente invasiva, la loro presenza sta alterando in maniera pesantissima l’ambiente naturale e le coltivazioni presenti nella fascia montana. Innumerevoli le zone interessate da questo grave fenomeno che danneggia orti e coltivazioni, ma particolarmente i pascoli. I bulbi delle innumerevoli pianticelle da fiore che popolano gli alpeggi costituiscono, infatti, un’irresistibile attrazione per questi suini selvatici che, per procurarsi il cibo, arano letteralmente tutta la cotica erbosa rendendo di fatto inutilizzabile il prato. Solo nella zona di Gargnano, gravi danni si segnalano a Rasone, Nangui, Fassane, Dusina ma soprattutto sul monte Denervo, ove l’intero pascolo sommitale, di alcune decine di ettari, nel breve lasso dello scorso mese di luglio è stato letteralmente cancellato. Si tratta di una perdita gravissima, che la semplice possibilità di indennizzo ai privati prevista dalla legge non può minimamente soddisfare poiché non calcola i risvolti economici, sociali e naturalistici che una simile perniciosa presenza comporta». Il tecnico, dunque, analizza le prospettive future delle aree interessate dal passaggio dei cinghiali: «Le zone colpite si trasformano completamente e da prati e pascoli diventano, distese rivoltate e prive di vegetazione, destinate, in seguito, alla crescita di arbusti e di altre essenze colonizzatrici. Questo comporta la perdita irreparabile dei pochi pascoli ancora attivi e l’ulteriore spopolamento della montagna». Come se non bastasse, Ghitti sottolinea che «al danno naturalistico va ad aggiungersi anche una perdita dal punto di vista turistico: la trasformazione e il degrado in atto toglie a questi luoghi il fascino che attrae gli escursionisti». Franco Ghitti non nutre dubbi sul fatto che «è in atto un’autentica catastrofe a cui occorre porre rimedio immediato, vista la velocità di riproduzione dei cinghiali». Dal canto suo, la «Comunità Montana Parco» di Villa di Gargnano conferma di avere già fatto presente in Provincia che non ci si può limitare ad indennizzare i danni, ma che sono necessari piani di abbattimento più consistenti di quelli applicati fino ad ora. Un incontro con l’Assessore Provinciale alla Caccia, Alessandro Sala, dovrebbe tenersi tra fine agosto e inizio settembre. Del problema è già stato investito il Comprensorio C8, presieduto da Giorgio Venturini il quale ha attivato un monitoraggio che stabilisca l’entità precisa della presenza dei cinghiali. «D’altronde – fanno presente in Comunità Montana – il problema dell’eccessivo numero di questi animali lo stanno affrontando anche in Toscana».

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