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Rispunta il vecchio «diario» dell'hotel Garda: la storia scritta dall'ospite

I turisti amabili e frivoli dei «libri d’oro»

Un nuovo quaderno della Giurisdizione di Pénede, il sedicesimo edito dal Gruppo Culturale, è in edicola. E si tratta anche questa volta di un appuntamento con la piccola e affascinante storia dei due paesi, storia che spesso si intreccia come quella quasi centenaria del corpo dei pompieri. Ma ci sono anche il Pro memoria di don Gosetti, parroco di Torbole nel periodo difficile del dopo guerra, dal’19 al’29. E il racconto che esce dalle pagine ingiallite del «Goldenes Buch» (il libro d’oro) dell’Hotel Garda, uno dei primi alberghi torbolani. Pagine che rivelano come era diverso il turismo gardesano.Una consuetudine, quella del «Buch», pressoché scomparsa ai giorni nostri. Era invece presente in tutti gli alberghi, fino a quando il turismo era impostato su di un rapporto diverso tra albergatore e cliente. Un contatto più ingenuo, ma genuino e umano. Forse meno «professionale», però il turista, era coccolato e riverito come solo le conduzioni realmente familiari sapevano fare.Era un cliente, del resto, che quasi sempre ritornava tanto da diventare un amico di famiglia. Sull’album appare evidente, infatti, questo rapporto. Si tratta, quest’album dell’Hotel Garda, di un misto di vecchie immagini incollate dagli stessi turisti e di annotazioni e considerazioni sul soggiorno: spesso lodi sperticate al personale che li aveva accuditi con tanto amore (magari con l’occhio rivolto alla mancia) e qualche tentativo di essere originali con poesie o saggi di bravura, a volte malriusciti. Un turismo che si dilettava di piaceri ben diversi di quelli moderni, forse si accontentava. Sul lago e a Torbole, ci si veniva per incontrare soprattutto il clima tanto decantato da Goethe. Da soli come clienti «privati» arrivando in treno fino a Nago, e naturalmente anche in gruppo, anzi in «carovana» si diceva quando si cominciò ad usare i pullman. Turismo ridotto pressoché a soli 40 giorni, più un’apertura (e non per tutti gli alberghi) a Pasqua. Uguale e abitudinario fino agli anni Sessanta, quando velocemente si evolve e diventa, da elitario com’era, di massa. È datata la storia dell’Hotel e s’intreccia con quella del paese. In pratica inizia nel 1864 e ancora continua. È però la famiglia Gianfilippi, (lo acquista nel 1925), a lanciarlo in grande stile. Quando non c’erano ancora le Gardesane, le gite si facevano nei dintorni. In carrozza o in barca. Piaceri che contemplavano anche la cucina di qualche rinomato ristorante e la pasticceria del vecchio Caffè Paradiso, di fronte al Sasso dei Bimbi. Non mancano nel racconto del vecchio albergo le storie morbose. E si tratta di due suicidi. Uno dei quali, di una bella giovane segretaria incinta del suo principale, sicuramente per amore.Nel nuovo numero della rivista, da citare anche la storia dei recuperanti del Monte Baldo, gli Internati di Nago, le barche amazzoniche di fratel Alcide, il castagneto, e l’archeologia.

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