A poco più di un anno dalla sua costituzione, il Comitato per il Parco delle Colline Moreniche del Garda ha promosso un’intensa giornata di studi per approfondire le principali tematiche ambientali, storiche, scientifiche ed economiche, connesse ad una delle microregioni naturali più singolari dello spazio padano: l’anfiteatro morenico. I numerosi interventi, distribuiti nell’arco di dieci intensissime ore di lavoro, e tenuti da studiosi provenienti dalle più prestigiose Università italiane, hanno avuto principalmente un fine educativo e divulgativo. Al convegno erano infatti presenti numerose scolaresche e gli atti del congresso diventeranno, grazie all’interessamento delle province di Verona, Mantova e Brescia – che hanno sostenuto l’iniziativa – una pubblicazione utile per ulteriori approfondimenti. Ma l’attività del Comitato non può più limitarsi alle sole parole, sono in molti, tra soci fondatori e simpatizzanti, a voler acquisire una maggiore incisività. «La nostra attività – spiega Emilio Crosato, presidente del Comitato Colline Moreniche – si traduce essenzialmente in campagne di sensibilizzazione svolte su ogni fronte: dalla scuola, agli enti locali, alle associazioni di categoria; cerchiamo di rendere la popolazione di queste zone, consapevole della ricchezza insita nei loro territori. Bisogna che sia a tutti chiaro che il ritorno economico legato al turismo c’è e ci sarà sempre, solo se si investe sulla qualità dell’ambiente, non cedendo a facili speculazioni. «D’altronde – prosegue Crosato – noi siamo presenti in 41 Comuni e in ciascuno ci chiedono di fare qualcosa per bloccare il degrado ambientale, ma come si fa? Siamo senza mezzi, non abbiamo nemmeno gli uffici, viviamo grazie al sostegno economico e all’attività di singole persone». Un problema, quello economico, messo polemicamente in evidenza anche dall’intervento del cantautore Roberto Vecchioni, uno dei soci sostenitori del Comitato: «E’ indegno che privati cittadini siano costretti a pagarsi l’avvocato per tutelare il paesaggio, che tutto sia ridotto a una guerra economica. Ormai l’unica cosa possibile da fare è combattere per vie giudiziarie chi non ha capito niente del Garda e lo sta trasformando nel desolante scenario che già vediamo in Calabria e Puglia. Ma almeno lì – conclude Vecchioni – una “giustificazione” c’è: la mafia. Qui, invece, ci sono solo imbecilli». Anche il poeta Andrea Zanzotto, la cui intervista era stata registrata in precedenza, sottolinea come «trenta anni fa il paesaggio del Garda era più simile a quello descritto e amato da Goethe che non a quello che vediamo oggi». Dopo un appassionato elogio delle colline moreniche, paragonate a materni corpi femminili, e dei frutti della loro terra, il regista Franco Piavoli – eccellente fotografo nei suoi film di questo territorio – ha poi insistito sulla necessità di spiegare, a chi teme che i vincoli di tutela diventino dei gioghi paralizzanti di ogni attività produttiva, che «quando essi vengono messi con intelligenza danno vita a regole di comportamento e direttive di sviluppo che aumentano il pregio dei terreni. Un aspetto che i costruttori edili dovrebbero imparare a valutare meglio». E infatti, per l’alpinista Fausto De Stefani, se nel mondo globalizzato a comandare sono le multinazionali, sul Garda sembra siano le agenzie immobiliari. «A sommare i piccoli interventi – puntualizza inoltre De Stefani – che alla gente comune sembrano di poco conto: una siepe estirpata, un recinto sulle colline, un albero abbattuto, si arriva a fine anno a constatare disastri. Senza considerare poi che quei pochi cittadini che si impegnano nelle battaglie per l’ambiente si devono arrendere per la troppa confusione riguardo ai loro diritti, non c’è nemmeno più la certezza che chi commette un reato venga punito». Sullo stesso punto insiste anche il contributo filmato di Margherita Hack: «Con i ripetuti condoni, si favorisce chi non ha il senso dello Stato e si contribuisce alla perdita di quella ricchezza naturale che da secoli chiama in Italia visitatori da tutto il mondo». Molto apprezzata infine la lettura che Roberto Vecchioni ha fatto della settima orazione di Lisia, scritta in difesa di un uomo che per aver abbattuto un ulivo nel proprio terreno rischiava la confisca dei beni e l’esilio dalla città. A sottolineare che in duemila anni i vizi non sono cambiati, ma è certo cambiato il modo di valutarli.
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Grido d’allarme del popolare cantautore al convegno del comitato per il Parco delle colline moreniche
Roberto Vecchioni: «Indegno che i cittadini debbano pagarsi l’avvocato»