venerdì, Maggio 3, 2024
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ALL'INVIOLATA

In funzione da un secolo

L’ospedale di largo Inviolata venne inaugurato nel giugno 1902 su di un lotto di 14.413 metri quadri; progetto dell’ingegner Tosana, impresa Francesco Tomasi di Trento, 105 letti (compresi 6 per malattie infettive e 3 per maniaci) per un costo di 294 mila corone. L’aveva avviato il podestà Giuseppe Canella, presente alla collocazione della prima pietra l’1 luglio del ‘900, e morto prima che il successore Gedeone Bernardinelli riuscisse ad inaugurarlo, nemmemo due anni dopo. La direzione sanitaria era affidata al dottor Vittorio Fiorio, affiancato dal dottor Luigi Segalla, imperial regio medico distrettuale. «Del sacrificio finanziario non lieve sostenuto per condurre a termine una sì nobile impresa, la città può non essere dolente, ma anzi orgogliosa, pensando d’aver così segnato un nuovo e valido passo verso il progresso a sollievo degli afflitti e dei miseri»: lo si legge nella presentazione di un fascicolo, edito dalla tipografia Miori, in cui il nuovo ospedale veniva presentato alla città. I muri sono in pietra di Corno di Bò della ditta Girolamo Turazza di Torbole, la calce idraulica per gli impasti veniva da Palazzolo, le pietre vive dalle cave di sant’Ambrogio, cancellate e ringhiere in ferro laminato delle officine Luigi Martini di Varone, pavimenti di piastrelle esagonali di Cremona.

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