giovedì, Maggio 2, 2024
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Lino Lacedelli tra gli ospiti di Panathlon, Rotary e Lions racconta la spedizione del cinquantenario. Gli alpinisti impegnati ad aiutare il villaggio di Kande in Pakistan

K2, montagna di solidarietà

Ha una stretta di mano ancora forte e vigorosa Lino Lacedelli; una stretta che ti fa pensare a quelle che gli sono servite per arrampicarsi sino agli 8611 metri del K2 (la seconda cima del mondo) il 31 luglio1954, insieme ad Achille Compagnoni. Nell’estate 2004, il cinquantesimo anniversario di quella storica impresa è stata commemorata dagli Scoiattoli di Cortina, il gruppo di cui fa parte Lacedelli, con una spedizione che ha nuovamente portato gli alpinisti italiani sul K2. E anche in quell’occasione Lino Lacedelli non si è tirato indietro e non ha voluto rinunciare all’occasione di «tornare a dare un’occhiata a quella montagna»: il settantanovenne cortinese é riuscito, infatti, a raggiungere i compagni al campo base, ad oltre cinquemila metri di quota. A questa straordinaria avventura e ai suoi protagonisti i club Panathlon del Garda, Lions e Rotary di Peschiera hanno dedicato una serata cui hanno preso parte, oltre al veterano Lacedelli, Stefano Dibona, Lorenzo Lorenzi e Renato Sottsass, tra gli artefici della spedizione 2004. «Una sfida lanciata nel 2001 proprio da Lino», ha raccontato il capospedizione Dibona. «È stato lui a provocarci, per così dire, dicendo che sarebbe stato bello programmare qualcosa di adeguato per festeggiare i cinquant’anni dalla prima scalata. Noi abbiamo raccolto la sfida e abbiamo iniziato ad allenarci; abbiamo lavorato tre anni e duramente, ma penso che nessuno fosse convinto di riuscire a completare il tragitto della famosa “via Lacedelli Compagnoni” e raggiungere la cima del K2». Tre anni di allenamento sono anche quelli cui si è sottoposto Lino Lacedelli pensando che quella era la volta buona per tornare al campo base, ai piedi della «sua» montagna. «Siamo partiti quel giorno pensando fin che va, va»,ha ricordato Lacedelli. «Anche perché gli alpinisti dell’area triveneta non erano ritenuti molto idonei ad arrampicarsi su neve e ghiaccio ad quote così elevate. Credo che abbiamo dimostrato che si sbagliavano». Durante la serata di Peschiera, Dibona e compagni hanno commentato le diapositive e il filmato realizzati in occasione della spedizione dell’anno scorso: splendide immagini che hanno trasmesso tutto il senso della fatica ma anche del fascino di un’impresa che richiede non solo resistenza fisica ma anche, e forse soprattutto, grande equilibrio psichico. «Non bisogna perdere la testa, perché ci vuole niente, in quelle condizioni, per morire. E la discesa è più pericolosa della salita. Quella cima ha fatto valere anche quest’anno la legge della montagna», ha sottolineato ancora Dibona, «e in molti sono rimasti là. Noi siamo stati magari bravi, ma anche certamente fortunati. E oggi tutti gli Scoiattoli sono grati a Lino, per averli spronati a questa avventura». Un’avventura che abbina il significato sportivo con l’impegno umanitario. «Nel 2000, una frana ha spazzato via il villaggio di Kande, lasciando decine di orfani tra cui molti figli dei portatori che accompagnano le spedizioni internazionali. Il recente terremoto in Pakistan ha ulteriormente aggravato le condizioni di vita di quella gente. Noi ci siamo impegnati in una raccolta fondi che continueremo a portare avanti (per informazioni il telefono è 335.432142) e che per ora ha portato alla realizzazione dell’acquedotto proprio nel villaggio di Kande. Ci piace pensare», ha ribadito Dibona, «che quelle popolazioni possano ricordare gli alpinisti italiani non solo perché sono bravi a salire le grandi quote ma anche perché hanno un grande cuore. Per questo ringraziamo i club che ci hanno ospitato sul Garda e che hanno dato il loro sostegno all’iniziativa».

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