martedì, Dicembre 5, 2023
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l dopocena degli italiani tra bere dolce e distillati impegnativi: la grappa è per gli intenditori

L’I­talia del dopoce­na si divide essen­zial­mente tra gli aman­ti del bere “facile e dolce” e quel­li del bere “rif­lessi­vo e impeg­na­ti­vo”. Questo è quan­to emerge dal­la recente ricer­ca pre­sen­ta­ta dal­l’Is­ti­tu­to Tutela Grap­pa del Trenti­no nel con­veg­no “Grap­pa: Prospet­tive”, orga­niz­za­to nel con­testo del Grap­pa Fes­ti­val appe­na con­clu­sosi a Lev­i­co Terme (TN) e patro­ci­na­to dal­l’Is­ti­tu­to Nazionale Grappa.Negli ulti­mi dod­i­ci mesi l’84% degli ital­iani che bevono nor­mal­mente alcol­i­ci ha pre­so almeno una vol­ta un limon­cel­lo, il 58% un amaro, il 50% una cre­ma di whisky. Meno get­to­nati i dis­til­lati da rif­les­sione: il rum è sta­to bevu­to dal 46%, il whisky e la grap­pa dal 42%. “Se qual­cuno immag­i­na gli ital­iani come raf­fi­nati bevi­tori di dis­til­lati di pre­gio, si sbaglia — ha com­men­ta­to Glau­co T. Savorgnani, pro­fes­sore di mar­ket­ing all’ Cat­toli­ca di e pres­i­dente di Talos AM Aper­ta­mente, la soci­età che ha con­dot­to la ricer­ca — Gli ital­iani infat­ti amano il bere dolce e poco impegnativo”.In quan­to alla grap­pa, dal­la ricer­ca emerge che il 30% del­la popo­lazione la beve rego­lar­mente. Il 69% dei con­suma­tori ha un’età com­pre­sa tra i 18 e i 49 anni, il 44% risiede nelle regioni del Nord, aree tipi­ca­mente vocate alla pro­duzione di grap­pa, ma ben il 35% risiede nel Sud del paese. Si trat­ta di con­suma­tori con un’al­ta sco­lar­iz­zazione: nel 90% dei casi han­no in tas­ca una lau­rea o un diplo­ma di scuo­la supe­ri­ore. “Un con­sumo quin­di trasver­sale a tutte le età però con un tito­lo di stu­dio ele­va­to — ha sot­to­lin­eato Mar­co Besana, coor­di­na­tore del­la ricer­ca — E le donne bevitri­ci di grap­pa non sono meno degli uomi­ni”. Sui motivi che por­tano a sorseg­gia­re la grap­pa di tan­to in tan­to, la stra­grande mag­gio­ran­za degli inter­vis­ta­ti ha dichiara­to di bere grap­pa per­ché ne apprez­za gli aro­mi e i pro­fu­mi, solo meno del­la metà per­ché la con­sid­era un otti­mo digestivo.In quan­to all’im­mag­ine dei sin­goli prodot­ti, chi beve grap­pa la con­sid­era un prodot­to per inten­di­tori, nat­u­rale e di alta qual­ità. Diver­so l’ap­proc­cio del “popo­lo del limon­cel­lo”: per loro questo prodot­to è essen­zial­mente gio­vane, alle­gro e leg­gero. Sopre­sa dagli aman­ti del­l’a­maro: nor­mal­mente col­le­ga­to a un’idea di salutismo, per i suoi affezionati l’a­maro è in realtà meno salutis­ti­co di grap­pa e limoncello.“Si trat­ta di dati che con­fer­mano che il set­tore ha lavo­ra­to nel­la direzione gius­ta — ha com­men­ta­to Beppe Bertag­nol­li, pres­i­dente del­l’Is­ti­tu­to Tutela Grap­pa del Trenti­no — Negli ulti­mi anni siamo rius­ci­ti a ripo­sizionare la grap­pa a un liv­el­lo alto, strap­pan­dola a un con­sumo tipi­ca­mente ali­menta­re a favore di un con­sumo mod­er­a­to, raf­fi­na­to e riflessivo”.Chi è l’Is­ti­tu­to Tutela Grap­pa del Trenti­noNa­to nel 1960, oggi l’Is­ti­tu­to con­ta 29 soci dei quali 21 sono dis­til­la­tori e rap­p­re­sen­tano la qua­si total­ità del­la pro­duzione trenti­na. L’Is­ti­tu­to ha il com­pi­to di val­oriz­zare la pro­duzione tipi­ca del­la grap­pa ottenu­ta esclu­si­va­mente da vinac­ce prodotte in Trenti­no e di qual­i­fi­car­la con un appos­i­to mar­chio d’o­rig­ine e con la dic­i­tu­ra “Trenti­no Grap­pa”. La pro­duzione del­la grap­pa trenti­na rap­p­re­sen­ta il 10% di quel­la ital­iana.

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