sabato, Aprile 27, 2024
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La società che intende trasferirsi a Villa ha ottenuto dalla Giunta di aumentare la superficie di estrazione

La Tavina stringe i tempi

La Fonte Tavina ha chiesto e ottenuto dal Comune di Salò di aumentare la superficie di estrazione dell’acqua: dagli attuali 69 ettari nella zona delle Rive, dove si trova lo stabilimento (concessione rinnovata nel dicembre 2005 dall’ Amministrazione provinciale di Brescia per la durata di 30 anni), a 96 ettari, includendo la grande piana di Pratomaggiore, nella frazione di Villa, dove la società intende trasferirsi. A dire il vero, si tolgono 25 ettari dalla superficie vicino al lago e se ne aggiungono una cinquantina in collina.Il geologo bergamasco C. Bertuletti, chiamato dall’azienda, parla della necessità di potenziare «l’attività estrattiva con conseguente ristrutturazione degli impianti, e una eventuale ricollocazione. L’area attuale è ristretta, ed esclude la possibilità di reperire nuove risorse. Oltre una certa profondità, le acque confinate hanno una composizione chimica che ne esclude il loro utilizzo diretto. Le uniche possibilità per uno sviluppo futuro consistono nell’ampliamento della concessione a Villa/Cunettone. La Tavina detiene già il possesso di un’ampia area all’interno della zona pianeggiante, considerata dalla Regione Lombardia di ricarica potenziale della falda acquifera».La Giunta comunale di Salò (e non il Consiglio) ha già espresso parere favorevole all’ampliamento, restituendo la pratica all’Area ambiente di Palazzo Broletto, che darà l’assenso definitivo.La notizia ha fatto storcere la bocca al Comitato per la tutela di Pratomaggiore, che, l’altra sera, ha tenuto un’assemblea nel salone della parrocchia di Villa. Numerose le contestazioni. «Salò va a prendere l’acqua dal letto del fiume Chiese, in territorio di Roè Volciano – ha detto uno – e c’è il rischio che in futuro non basti alle necessità della popolazione, vista la carenza delle sorgenti. Perché il sindaco Giampiero Cipani e gli assessori decidono di concedere ai privati la possibilità di prelevare le risorse idriche della nostra piana, rinunciando a utilizzarla per la rete pubblica?».«Siamo contrari al modo di procedere dell’amministrazione comunale – dice Fabio Frassoni, presidente del Comitato -, che sta predisponendo un pacchetto preconfezionato, senza voler discutere della vicenda con i cittadini. Abbiamo chiesto di affrontare l’argomento (la richiesta di spostamento della fabbrica a Villa, e la trasformazione in residenziale della volumetria esistente) in un discorso complessivo, all’interno dell’esame del Piano di governo del territorio, con un ampio dibattito. E ci viene risposto che le procedure da seguire saranno decise al momento opportuno».«Il Pgt – ha aggiunto Antonio Bontempi, un esperto – deve seguire un iter particolare. Occorre che le scelte siano il frutto di un’ampia partecipazione. Il rischio è di percorrere una strada più sbrigativa: facilitare l’insediamento industriale ricorrendo allo sportello unico d’impresa, che ammette deroghe alla classificazione delle aree di Pratomaggiore, ora agricole».«La riperimetrazione dell’area, con un notevole ampliamento della superficie da cui estrarre l’acqua – commenta un altro residente-, rappresenta un altro passo avanti, fatto alla chetichella dalla Giunta comunale. Un brutto segnale». Nel mese di settembre dello scorso anno la Fonte Tavina (la Spa il cui amministratore delegato è Armando Fontana) ha chiesto all’Amministrazione comunale di Salò di trasferirsi nella splendida piana agricola di Pratomaggiore, frazione di Villa, e di trasformare l’attuale volumetria di 150 mila mc. in 120 mila metri cubi residenziali, equivalenti a circa 500 appartamenti da 80 mq. ciascuno.Il piano di fattibilità economica, stilato dall’architetto Flavio Maggiore, spiega che al Municipio andrebbero otto milioni e 143 mila euro, tra oneri di urbanizzazione primaria, costo costruzione e contributo aggiuntivo, oltre a un’area di 31.800 mq. Poiché la Tavina si impegnerebbe a realizzare parcheggi, viabilità e giardini (valore 650 mila euro) e a restaurare il fatiscente teatro di via S.Bernardino, per una cifra stimata in 6 milioni e 139 mila euro, il Comune incasserebbe a saldo un milione e 360 mila euro.

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