giovedì, Ottobre 10, 2024
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Ma nel Benaco rischiano anche il carpione e l’aola

Luci e ombre sulla produzione ittica del lago di Garda.

Luci e ombre sulla produzione ittica del lago di Garda. Alcune specie rischiano l’estinzione. I primi campanelli d’allarme suonarono vent’anni fa, ma finora il peggio non si è verificato per due motivi: perchè lo stato di salute del più grande lago italiano è decisamente migliorato e per le campagne di ripopolamento effettuate dagli enti competenti. Non vanno dimenticate poi le eterne polemiche tra pescatori professionisti e sportivi: i primi accusano spesso i secondi di fare incetta di pescato, questi ultimi replicano definendo le accuse ingiuste e gratuite. Ma, intanto, qual è il reale stato di salute delle specie ittiche più diffuse? A spiegare la situazione è Marco Cavallaro, che vanta una lunga esperienza in tema di legislazione oltre che professionale, pescatore professionista come tutti i componenti della sua famiglia, che ha radici a Desenzano. L’analisi di Cavallaro comincia dalla trota di lago: «Succede, ma non è una novità, che negli anni Sessanta sono state costruite dighe elettriche lungo l’alveo del fiume Sarca e le trote non possono più risalire. Lo stesso handicap si manifesta a valle, sul Mincio. I dislivelli dei corsi d’acqua sono stati modificati». Per fortuna c’è un programma di ripopolamento. In alcuni piccoli specchi d’acqua del Trentino i ricercatori preleveranno il ceppo originario per effettuare poi le semine. Da 2-3 anni questo programma ha già dato discreti risultati: la trota di lago deve tornare nelle acque del Garda. Si passa poi all’aola: « È in forte crisi, la produzione è ai minimi storici. Ma è un problema comune a tutto il Nord Italia. Non se ne conoscono i motivi». Azzardiamo un’ipotesi: che sia una sorte di male oscuro, un’epidemia magari ignota agli ittiologi? «Potrebbe essere, ma non ci sono indizi». Riguardo al pesce siluro, Cavallaro afferma poi che «nel lago di Garda non esiste (ma a Gargnano due sub veneziani ne hanno avvistato uno la scorsa estate; ndr). Nel lago d’Iseo, invece, ce ne sono parecchi». Altro pesce molto gettonato sulle tavole dei ristoranti è il carpione: «È in leggera ripresa grazie al sistema della fecondazione artificiale. Tuttavia, nell’incubatoio di Peschiera, c’è stato un inconveniente: la temperatura ambientale per consentire una corretta fecondazione ha spesso registrato degli sbalzi, quindi si è dovuto interrompere il processo». Rimediare è possibile: «A Gargnano – ricorda ancora il pescatore desenzanese – c’era un piccolo incubatoio. In seguito è stato abbandonato. Si producevano anche 800 mila avannotti. Ora si sta cercando di riaprirlo, come previsto dal programma della Provincia».

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