venerdì, Marzo 29, 2024
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52 opere, con una predilezione per il ritratto e la pittura lombardo-veneta. Giuseppe Alessandra sceglie i musei Mazzucchelli come sede privilegiata per la sua collezione

Nasce un nuovo museo in Lombardia

È con orgoglio ed entusiasmo che Massimiliano Capella, direttore dei Musei Mazzucchelli, annuncia l’apertura, prevista per il prossimo 22 novembre, all’interno della Fondazione Giacomini Meo Fiorot, della Pinacoteca Giuseppe Alessandra. Una nuova, importante realtà museale, che vede il prezioso contributo e patrocinio della Regione Lombardia, dell’International Museums and Arts Foundation, oltre al patrocinio della Provincia di Brescia e del Comune di Mazzano.Si tratta dell’acquisizione in deposito dalla Collezione dell’architetto trevigiano Giuseppe Alessandra di 52 opere – tra dipinti, sculture e disegni – databili a partire dal XIII secolo e riconducibili ad alcuni dei più importanti pittori rinascimentali di area lombardo veneta; tra questi, spiccano i nomi di Vittore Carpaccio, Paris Bordon, Tintoretto e Tiziano, accanto ad altri illustri maestri della pittura internazionale del XVI e XVII secolo, come Van Dyck e Zurbaran. La sede stessa dei Musei – nell’ala occidentale di Villa Mazzucchelli, unica evidenza architettonica neopalladiana in Lombardia – ben si presta ad accogliere una collezione costituita prevalentemente da opere di artisti che hanno lavorato per lo più in territorio veneto e lombardo: una naturale fusione tra opere e ambienti, un percorso che dalla seconda metà del Duecento ci accompagna fino alla prima metà del Novecento.La disposizione delle opere lungo l’itinerario di visita segue la natura stessa della Collezione; un’esposizione che valorizza il profilo originario della raccolta, articolato in quattro sezioni:- La collezione Giuseppe Alessandra, vuole rendere ragione della storia della raccolta e del suo carattere poliedrico mediante l’esposizione di 26 opere – tra sculture, disegni e dipinti – accostate secondo un criterio trasversale;- L’arte sacra, risponde, invece, ad un criterio tematico, avendo per oggetto i dipinti e le sculture di tema religioso, accostati in sequenza cronologica;- Il ritratto, illustra il genere preponderante all’interno della collezione, con 16 dipinti ordinati per tipologia e secondo un ordine cronologico;- Indagini tecniche, presenta, secondo una concezione museale innovativa, i risultati delle indagini tecniche eseguite su alcune opere della collezione.Una passione, quella di Giuseppe Alessandra per il ritratto, che si ricava anche dall’alta qualità dei pezzi, tra i quali spiccano il Busto di orientale di Vittore Carpaccio; il Ritratto di Sebastiano Venier di Jacopo Tintoretto; il Ritratto di donna in rosso la Violante di Paris Bordon; lo straordinario Ritratto d’uomo con teschio di cavallo di Pietro della Vecchia, che con piacevole sorpresa abbiamo scoperto essere il Ritratto di Giorgione; il Ritratto di giovane di Santi di Tito, immagine con cui si è scelto di comunicare la Pinacoteca; fino al Ritratto di gentiluomo dell’inizio del XIX secolo dipinto da Giannandrea Rusteghello, in deposito – dal 1987 ad oggi – al Museo Civico Bailo di Treviso.Con quest’operazione, si intende riunire un nucleo consistente della Collezione Alessandra, che vanta oltre 200 opere, in un contesto coerente con l’idea che fin dalla sua nascita l’ha sostenuta. A partire dai primi acquisti da parte dell’architetto nel 1957, su invito della madre appassionata d’arte; fino ad arrivare al nucleo più interessante, che risente della frequentazione a Venezia prima di Pietro Zampetti, allora direttore alle Belle Arti della città, poi dei grandi storici dell’arte veneta, da Fiocco a Pallucchini, da Longhi a Valcanover, Pignatti, Carli, che l’hanno guidato nella conoscenza della pittura veneziana rinascimentale e del ritratto in particolare.Questa in sintesi, la storia di Giuseppe Alessandra, alto rappresentante di quel collezionismo nuovo che si affaccia nel Novecento, non neccessariamente legato a una tradizione familiare, a fattori politici o economici come vuole la storia, ma più semplicemente motivato dalla propria propensione e dalla possibilità di viaggiare, interagire, conoscere, acquistare e scambiare; una figura consapevole, moderna, che si è costruita attraverso la propria sensibilità artistica, lo studio e la possibilità di dialogare direttamente con le opere esposte nei musei e nelle grandi mostre che a cavallo tra gli anni ’40 e ’50 del Novecento prendono il via.A lui va la graditudine di Massimiliano Capella, direttore dei Musei Mazzucchelli, ma prima ancora di Piero Giacomini (Conegliano Veneto, 1935), industriale biochimico, e idealmente di Franca Meo (Treviso, 1939 – Brescia, 1999), poetessa e scrittrice, ideatori della Fondazione che gestisce i Musei, arricchita dal 2006 dal lascito di Dino Fiorot (Treviso, 1919), professore emerito di Filosofia Politica dell’Università di Padova, e di Carmen Meo (Treviso, 1925), psicopedagoga e scrittrice, esperta in creatività infantile, i quali vedono nell’ampliamento delle raccolte museali la naturale prosecuzione del loro pensiero.Non solo, è dal 2005 che la direzione dei Musei – accanto al naturale e quotidiano lavoro di studio, di riordino e di tutela delle collezioni permanenti – ha dedicato particolare attenzione al recupero e all’ampliamento degli spazi espositivi, così da acquisire due nuove gallerie per le mostre temporanee; uno spazio funzionale per l’attività didattica e per il Centro di Creatività Carmen Meo Fiorot; una sala per la Sezione disegni, incisioni e stampe, che si è inaugurata ai primi di ottobre all’interno del Museo del Vino e del Cavatappi; e, con sommo orgoglio, un nuovo percorso espositivo permanente: la Pinacoteca Giuseppe Alessandra. L’intenzione dei Musei Mazzucchelli* è ora quella di garantire la conservazione delle opere esposte e di approfondire il loro studio e la continua valorizzazione, mediante iniziative diverse che vanno dalla schedatura alla realizzazione di pubblicazioni, a mostre dossier.Un primo lavoro di riordino è stato già condotto dal gruppo di studiosi intervenuto attivamente nella fase di schedatura delle opere esposte. Nel catalogo, a cura di Silvana Editoriale, vengono presentati nuovi testi critici aggiornati sulle più recenti indagini stilistiche e tecniche, accanto a due schede di catalogo già note, redatte da Pietro Zampetti che per primo ha studiato gran parte della collezione Alessandra (Un’ipotesi per il giovane Raffaello in “Arte Documento”, 1998, pp. 453-456; Un inedito “Cristo portacroce” e un nuovo problema giorgionesco, in Arte dal Gotico al Novecento. Contributi e schede, Treviso 2003, pp. 22-24), e che oggi vengono riproposte in attesa di nuovi suggerimenti e letture critiche.Siamo certi che questo è solo il primo passo di un percorso che ci auguriamo possa essere di nuova conoscenza verso una parte del nostro patrimonio artistico che, grazie all’atto generoso di un privato, viene messo a disposizione di un pubblico sempre più vasto.

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