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Il lotto del Comune è bloccato da settimane. Se ne riparlerà nel 2004. In difficoltà l’impresa edile, i tempi si allungano

Nuovo porto a singhiozzo

A Salò, i lavori per la costruzione del nuovo porto alla Canottieri e la sistemazione del piazzale esterno hanno subito (da un lato) un’accelerazione e (dall’altro) uno stop. Nel complesso si tratta di un’opera da quattro miliardi (circa) di vecchie lire, che avrebbe dovuto essere ultimata nel prossimo aprile ma che, vista la situazione, slitterà alla primavera 2004. Il lotto bloccato da settimane è quello del Comune. La «Subwork» di Caselle di Sommacampagna (Verona), un’azienda edile specializzata in lavori subacquei e opere in acqua, aveva vinto la gara d’appalto per la realizzazione del tratto sul retro dell’ospedale. Base d’asta: un milione e 83 mila euro, equivalenti a due miliardi e 98 milioni di vecchie lire. Direttori: lo studio Udarch di Brescia, la Engineering di Gavardo e l’Ufficio tecnico del Comune. Realizzato il molo esterno, l’impresa avrebbe dovuto sistemare l’intero piazzale esterno, scavando tra l’altro un canale largo quattro-cinque metri per mettere in risalto i vecchi bastioni. Ridotti ai minimi termini i posti auto (ne rimarranno una ventina, davanti all’ufficio postale), al termine dell’operazione i pedoni potranno utilizzare il giardinetto arredato, costeggiare il canale, entrare nella Canottieri, proseguire su una passerella e sbucare sul molo della Sirena o nel giardino Ebranati. E, da qui, accedere al parcheggio Martiri della Libertà, conosciuto per il mercato del sabato. La Subwork aveva 14 mesi di tempo per effettuare i suoi lavori, dal 18 febbraio 2002 al 17 marzo 2003. Ma una serie di contrattempi e di lungaggini hanno indotto il Municipio a interrompere il rapporto. E’ stata trovata una soluzione amichevole, evitando cause civili. Adesso, però, bisogna effettuare il collaudo delle opere eseguite e quantificare con esattezza la parte completata. Poi occorrerà redigere un nuovo bando e ripartire con un’altra gara d’appalto. Il che induce a ritenere che l’ultimazione avverrà, appunto, nella primavera dell’anno prossimo. Per il lotto di competenza della Canottieri (la spesa sarà di altri due miliardi di vecchie lire) non esistono invece problemi. Una parte delle cabine erette nel dopoguerra è stata abbattuta proprio in questi giorni, in modo da collegare la passeggiata al giardino delle magnolie, retrostante il Palazzo delle Entrate. Il Consorzio Garda uno sta posando le condutture fognarie, sostituendo così il tubo (fatiscente) che correva sul fondo. Già sistemati i pontili, da attrezzare con colonnine per l’acqua e l’elettricità. Il porto disporrà di 85 posti, di cui 20 per imbarcazioni fino a 8 metri e mezzo, 55 entro i dieci metri e 10 fino a dodici. Altre 25-30 rimarranno «a secco», nel cortile. Per la diga foranea si è sce lta una tecnologia innovativa ma al tempo stesso collaudata. Una serie di cassoni in cemento armato, di sette metri di larghezza e assemblati per post compressione, galleggeranno formando un corpo unico, immersi in acqua per i due terzi della loro altezza. L’ancoraggio sarà garantito da due punti di vincolo alle estremità. «I fondali profondi del golfo – ripete Bruno Marelli, direttore della Canottieri – non consentivano di realizzare un impianto con la tradizionale tecnologia su pali. Così si è optato per i moli galleggianti prefabbricati, che hanno un basso impatto ambientale, emergono dal pelo dell’acqua per soli sessanta centimetri, mantengono sempre la stessa altezza (indipendentemente dalle escursioni stagionali dei livelli) e sono modificabili o addirittura rimovibili». La Canottieri si è rivolta al geometra Enrico Corradi, velista nel Mediterraneo e profondo conoscitore del lago, agli ingegneri Alvaro Savoldi e Antonio Pedersini, affidando l’incarico dell’esecuzione alla «Sistema Walcon srl». Poi si è finanziata attraverso due strade. Da un lato i soci, che hanno acquisito i posti barca e che pagheranno una tariffa annua di ormeggio oscillante tra 2.250 e 4.200 euro, in base alle dimensioni dell’imbarcazione. Dall’altro l’aiuto della «Aquadolce», il cui nome è scritto stranamente senza la c. La spa, amministrata da Orazio Raggi (il big della Sait di Cunettone ne è il presidente), Nicola Tolettini, Marino Crescini, Dario Alessi, Marco Biondo, Elio Ferrari, Mauro Salvadori e Roberto Zanini, raggruppa un centinaio di imprenditori della zona e ha un capitale versato di dieci miliardi di vecchie lire. Effettua investimenti diversificati, e ha concesso un prestito a tasso zero di 500 mila euro. La Canottieri dovrebbe rientrare dall’investimento effettuato in un arco di tempo compreso tra i cinque e i dieci anni.

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