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Il Comune prepara il secondo ricorso europeo e dopo il primo no questa volta scrive alla Commissione e al difensore civico. Bonometti: «Chiusura domenicale inspiegabile e il danno è enorme»

Paese turistico, parola al mediatore

Il comune non molla e non accetta la cancellazione del titolo di paese turistico imposta dalla Provincia. Dopo un mese dal mancato accoglimento del primo ricorso alla Commissione europea, l’amministrazione passa al contrattacco con un secondo atto giuridico, indirizzato appunto di nuovo alla Commissione europea, al mediatore europeo e al difensore civico regionale. Nel ricorso, il sindaco Roberto Bonometti denuncia «la violazione del principio di legittima aspettativa circa l’attribuzione al comune di Affi dello status giuridico di comune a rilevanza turistica da parte della Provincia di Verona e della Regione Veneto». La nuova memoria legale ripercorre la vocazione economica del paese. «Il comune di Affi con decreto del presidente della Giunta regionale n. 677 del 31 marzo 1983 è stato dichiarato comune ad economia turistica, con possibilità di apertura domenicale e festiva delle attività commerciali nel periodo dal 15 marzo al 4 novembre di ogni anno. Proprio in virtù di questa classificazione, si sono insediate molteplici attività commerciali che oggi contano 133 esercizi su una superficie di vendita di 51.571 metri quadrati, oltre a più di 20 esercizi pubblici, quali bar e ristoranti. Dopo il consolidamento di una realtà turistica e commerciale, dichiarata tale ben 17 anni prima, la Regione Veneto con la legge 62 del 28 dicembre 1999 ha istituito nuovi parametri per individuare i comuni a prevalente economia turistica. La Provincia di Verona, con il provvedimento 100 del 3 ottobre 2000, ha così revocato lo status di comune turistico ad Affi, rilevando che il paese non possiede i requisiti imposti dalla nuova legge regionale». Il sindaco nel ricorso continua: «La chiusura inspiegabile domenicale a questo punto comporta un danno di enormi dimensioni per il territorio di Affi: si può stimare che la perdita di posti di lavoro superi le 250 unità, che nella grande maggioranza dei casi riguardano persone di età inferiore ai 30 anni. Solo nel centro commerciale Grand’Affi, che rappresenta un quarto delle attività commerciali, si perderanno circa 130 posti di lavoro, il 30 per cento dei clienti nel periodo marzo-ottobre, cioè circa 820 mila clienti e una percentuale degli introiti che oscilla dal 25 per cento per le strutture di grandi dimensioni, fino al 50 per cento per i negozi più piccoli. Data l’importanza strategica del comune di Affi, sottolineiamo che nella pianificazione stradale già negli anni ’70 è stato realizzato lo svincolo autostradale denominato proprio lago di Garda sud, che vede il transito di sei milioni di veicoli leggeri e oltre otto milioni di veicoli complessivi». «Ciò premesso», prosegue il documento, «si ritiene che il provvedimento della Provincia leda il principio di legittima aspettativa o affidamento, che affonda le sue radici nell’ordinamento giuridico comunitario, così come ripreso dalla Costituzione europea, che afferma: la revoca di un atto amministrativo favorevole è generalmente soggetta a condizioni molto rigorose, quindi la tutela dell’affidamento consiste nell’affidamento ragionevole formatosi in relazione alle circostanze di fatto e di diritto. Secondo la giurisprudenza comunitaria, questo principio assume rilievo nell’ipotesi di modificazione improvvisa di una disciplina e la sua violazione può costituire motivo di invalidità della disciplina stessa. Nel caso di specie il provvedimento provinciale aveva ingenerato un affidamento, poiché Affi ha goduto dello status di comune turistico per ben 17 anni e l’intera economia del territorio si è sviluppata proprio in virtù di questa sua caratteristica».

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