lunedì, Dicembre 11, 2023
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«Recuperiamo il relitto della Diana»

Il recu­pero del­la Diana è molto più vici­no. Ieri abbi­amo fat­to un pas­so impor­tante ver­so la vit­to­ria di ques­ta che ormai, per noi, è una sfi­da». Ne è con­vin­to Gian­ni Calfà, il sub­ac­queo di Castel­let­to che sta affi­an­can­do il grup­po di esper­ti sub­ac­quei e appas­sion­ati, inten­ti a cer­care di riportare in super­fi­cie l’im­bar­cazione di 19 metri, affon­da­ta al largo di Castel­let­to nel 1932.Ieri, ma l’op­er­azione con­tin­uerà anche nel­la gior­na­ta di oggi, quat­tro som­moz­za­tori gui­dati dal fotografo gen­ovese Loren­zo Del Veneziano, si sono prodi­gati nel fare una sor­ta di «book fotografi­co», con tan­to di riprese tele­vi­sive e ret­rosce­na (un vero e pro­prio «back­stage») di quel­la che più che una imbar­cazione sem­bra ormai una vera e pro­pria «star» del .A coor­dinare i lavori c’era Ange­lo Mod­i­na e il figlio Daniel, colui che mate­rial­mente manovra il robot filogu­ida­to chiam­a­to Rov, invi­a­to a 100 metri di pro­fon­dità a fare da gui­da e appog­gio ai sommozzatori.«La nos­tra mis­sione», ha spie­ga­to Loren­zo Del Veneziano poco pri­ma di immerg­er­si assieme ai col­leghi Alber­to Mar­coni, Loren­zo Stuc­chi e Fran­co Zanet­ti, dur­erà 80 minu­ti, di cui 20 pro­prio attorno e sul­la «Diana», a 100 metri di pro­fon­dità. È un lavoro peri­coloso, che pos­sono svol­gere solo gli esper­ti, vis­to che la tem­per­atu­ra del­l’ac­qua è di cir­ca 4 gra­di e lag­giù è buio pesto».Una dif­fi­coltà ulte­ri­ore per i som­moz­za­tori è data poi dal fat­to che «la bar­ca non è appog­gia­ta a una parete ma è sul fon­do a lago aper­to, man­cano com­ple­ta­mente pun­ti di rifer­i­men­to». Ciononos­tante, il lavoro di ric­og­nizione sulle con­dizioni del­la «Diana» e le riprese tele­vi­sive, ieri è sta­to por­ta­to a termine.Missione com­pi­u­ta quin­di per il grup­po che, dal 15 mag­gio 2003, da quan­do cioè casual­mente, pro­prio gra­zie al Rov, i due Mod­i­na, Gian­ni Calafà e Loren­zo Parisi, sco­prirono l’imbarcazione.Che la «Diana» oggi inter­es­si enti, isti­tuzioni e Comune di Bren­zone è ormai fuor di dub­bio. Ieri anche la , la e la , oltre a ditte pri­vate del bres­ciano, han­no sup­por­t­a­to e sostenu­to il lavoro dei sub.Di più: sul pen­nel­lo del por­to è sta­ta isti­tui­ta una sor­ta di pun­to oper­a­ti­vo, dal quale veni­vano trasmesse in diret­ta le immag­i­ni sub­ac­quee su uno scher­mo e da ter­ra, chi vuole, anche oggi potrà seguire le oper­azioni che si svol­go­no a 285 metri al largo del­l’im­boc­co del por­to di Castelletto.«Partecipiamo a ques­ta impre­sa», ha det­to il sin­da­co di Bren­zone, Gia­co­mo Simonel­li il quale, con gli asses­sori alla cul­tura, Dina Verone­si, e ai lavori pub­bli­ci, Davide Benedet­ti, ha segui­to ieri lo svol­ger­si delle oper­azioni, «e siamo davvero fiduciosi di rius­cire a con­tribuire a recu­per­are la “Diana”. Per noi si trat­ta di un reper­to di val­ore stori­co e cul­tur­ale asso­lu­to. E sot­to questo pro­fi­lo è otti­mo il lavoro che stan­no facen­do Mod­i­na, Calafà e tut­ti gli altri».Ma ieri, al comune di Bren­zone, si è affi­an­ca­to uffi­cial­mente anche un alleato che può riv­e­lar­si molto prezioso: alle 12, sul­la pun­ta del por­to di Castel­let­to, si è mate­ri­al­iz­za­to il sin­da­co di Verona, .Dopo aver par­la­to coi sub­ac­quei e col respon­s­abile tec­ni­co sci­en­tifi­co del­la oper­azione per con­to del­la Sovrin­ten­den­za del Vene­to, Francesco Dos­so­la, Tosi è sal­i­to a bor­do del­la bar­ca d’ap­pog­gio «Cap­i­tan Nemo», e si è fat­to illus­trare pun­to per pun­to tut­ti i det­tagli del­la operazione.«Sia dal pun­to di vista del­l’af­fet­to per­son­ale che ho per il Gar­da», ha det­to il pri­mo cit­tadi­no del­la Lega Nord il quale, per parte mater­na, è orig­i­nario di Bren­zone, «e sia per l’aspet­to cul­tur­ale del­la “Diana”, il Comune di Verona e io per­sonal­mente con­tribuire­mo a ques­ta oper­azione. Coin­vol­ger­e­mo anche i nos­tri rap­p­re­sen­tan­ti isti­tuzion­ali in Regione e nazion­ali per rac­cogliere i fon­di che servi­ran­no al recupero».Poi anche una bat­tuta sul­la scelta di fare un libro sul­la «Diana». «La via è la più log­i­ca», ha det­to par­lan­do con Dos­so­la, «per­chè più si fa conoscere la “Diana” e migliori pos­si­bil­ità abbi­amo di rice­vere col­lab­o­razione a tut­ti i liv­el­li». Insom­ma, del­la «vec­chia sig­no­ra» che giace sul fon­do del lago, nonos­tante gli anni, nes­suno si è dimen­ti­ca­to. Anzi.

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