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Gli ultimi ritrovamenti vicino a San Zen de l’oselèt ripropongono l’urgenza di uno scavo archeologico. Che a Castelletto ci fosse un edificio romano è risaputo dagli anni Venti

Resti antichi, stupisce lo stupore

A stupire è lo stupore. Verrebbe da dirlo dopo aver saputo della sorpresa che ha colto impresa e amministratori pubblici per la scoperta di robuste murature sottoterra, nel cimitero della chiesa di San Zê de l’oselét, fuori dell’abitato di Castelletto. Ebbene, il mistero è presto svelato: là sotto c’è una villa romana, «una delle tante lussuose ville lacustri, che, inserendosi armonicamente nel paesaggio, costituivano sia sontuose residenze destinate allo svago e al risposo dei proprietari sia prestigiosi edifici di rappresentanza». E questo non lo affermiamo noi, bensì Alfredo Buonopane in una scheda contenuta nel volume Brenzone curato da Pierpaolo e Andrea Brugnoli, edito lo scorso anno proprio dal comune di Brenzone. Insomma: la soluzione ai misteriosi ritrovamenti la si può trovare in municipio. Che là sotto ci siano vecchie strutture è risaputo. Del resto, all’interno della chiesa, che è romanica, del dodicesimo secolo, ci sono due bei capitelli di colonna risalenti al primo secolo dopo Cristo, e quindi d’epoca romana. Si tratta di colonne «proprie di architetture private e non di edifici pubblici: sembrano dunque attribuibili al precedente impianto residenziale», scrive Buonopane. Della residenza romana s’è più volte avuta traccia, anche se purtroppo non vi si sono mai state dedicate ricerche specifiche. L’ultima avvisaglia è stata nel 1989, in occasione degli interventi mirati a togliere le infiltrazioni d’acqua nella chiesa. Emersero frammenti di pavimento, tracce di muri e forse anche qualcosa che poteva assomigliare a un coperchio di sarcofago. «Giallo durante il restauro della chiesa. Colata di cemento sui resti romani?», titolò L’Arena del primo luglio. Nel camposanto accanto alla chiesetta romanica di Castelletto i primi ritrovamenti sono avvenuti negli anni Venti. Quando si ampliò il cimitero, scavando le fondazioni del muro di cinta nordorientale si trovarono, a due metri di profondità – e due metri, guarda caso, è anche l’altezza delle costruzioni scoperte di recente – resti di pavimento e ruderi, cocci romani e segni d’annerimento, forse d’incendio. Negli anni Sessanta, durante la costruzione d’una cappella, ecco affiorare, in prossimità dell’angolo sud est del cimitero, ancora due metri sotto terra, dei resti di mosaico, ritenuti d’epoca romana. Il tutto messo nero su bianco nella sua tesi di laurea nel 1973, da Livio Parisi, oggi seduto sui banchi di minoranza in consiglio comunale. Insomma: che là sotto, nel cimitero di Castelletto, ci sia molto da scoprire sul passato della zona è più che un’ipotesi, e i muri ritrovati in questi giorni altro non sono che l’ennesimo segnale. Che sia l’occasione buona per un’indagine approfondita? Potrebbe valerne la pena, perché, come afferma Buonopane, «la villa di Castelletto di Brenzone doveva probabilmente essere un edificio di notevole importanza, che contraddistingueva con la sua emergenza architettonica questo tratto della costa». La villa venne forse abbandonata in epoca tardoromana o altomedievale. L’area venne dapprima quasi certamente sfruttata come necropoli e poi come luogo di culto, finché vi si costruì la chiesa di San Zeno, in origine preromanica, e poi allargata e risistemata nel dodicesimo secolo. Trova così conferma quanto asserisce un proverbio lacustre: «La césa de Calì, San Zê de l’uselì e quéla de Benàc, i è le pù vèce del nòs làc». Stando alla tradizione, tre sarebbero le chiese di maggior vetustà sulle riviere benacensi: la prima è San Giacomo di Calino, nel comune di Gargnano; la seconda San Zeno di Castelletto; la terza quella della mitica città di Benaco, che il mito vuole sia stata inghiottita dal lago durante un cataclisma. Qualcuno la identifica con Toscolano o con Maderno. In tutt’e due le località ci sono chiese antiche, che sorgono su resti di edifici romani: il duomo di Sant’Andrea a Maderno e il santuario della Madonna di Benaco a Toscolano, le cui colonne esterne appartengono al preesistente tempietto dedicato forse a Giove Ammone. Guarda caso, anche a Castelletto la chiesa romanica nasconde arcaiche memorie d’età romana. Ancora tutte da valorizzare.

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