Terza domenica di giugno. Apertura ufficiale dei rifugi del Club Alpino Italiano. In realtà molti sono già aperti da settimane; altri, a quote più elevate dove c’è ancora tanta neve, apriranno con un po’ di ritardo. Ed oltre a quelli del Cai ci sono anche, più numerosi, quelli privati o di altre associazioni. Comunque sia dalla seconda metà di giugno e sin quasi alla fine di settembre riprende a tutta velocità e per la maggior parte degli appassionati la stagione delle escursioni e delle ascensioni, delle camminate e delle salite sui ghiacciai. Eserciti di amanti della montagna o di neofiti desiderosi di iniziare a conoscere gli angoli più belli delle nostre valli si aggiungeranno a coloro che non hanno mai smesso, nemmeno nella stagione fredda, di andare per sentieri.La passione della montagna trova, nel passare la notte in rifugio uno dei suoi alimenti più irresistibili: essere già in quota la mattina presto, quando il sole non è ancora sorto, per vedere le luci scarlatte e vermiglie dei primi raggi del sole rimbalzare improvvise sui picchi innevati. Per chi non è abituato a respirare in mezzo alla bellezza della natura il rifugio è un punto d’arrivo; ma per chi vuol vivere appieno le sue giornate all’aria aperta il rifugio è un posto di passaggio, un punto di partenza verso nuove mete, nuovi orizzonti.Sono 47 i rifugi delle nostre montagne: 20 nel gruppo dell’Adamello di cui 4 nel sottogruppo del Baitone; 5 nelle Alpi e Prealpi Orobie; 5 nell’Ortles Cevedale e 17 nelle Prealpi Bresciane. Alcuni facili da raggiungere; altri richiedono lunghe ed impegnative camminate; possono essere in mezzo ai boschi oppure tra i ghiacciai; adagiati su un placido fondovalle o appollaiati nei pressi della cima d’una montagna. Tutti però “valorizzano” le montagne che stanno loro attorno; e le valorizzano in modo più intelligente e rispettoso della natura che non funivie od altri impianti di risalita.Tornato l’anno scorso ai passati splendori il rifugio Ai Caduti dell’Adamello (l’edificio ristrutturato è stato inaugurato a settembre) quest’anno c’era un po’ di apprensione per il rifugio Prudenzini. Non era infatti sicuro che lo si potesse aprire; dopo che il mondo alpinistico sembrava potesse tirare un sospiro di sollievo perché è finita la gestione che negli anni passati aveva destato non poche perplessità e scatenato polemiche, quest’anno aleggiavano nell’aria alcuni intoppi burocratici. Invece questi problemi sono stati tutti risolti in questi giorni e, entro la fine di giugno, anche il Prudenzini potrà aprire le proprie porte a quegli eserciti di appassionati che non aspettano altro. Un sicuro rilancio per il turismo nelle valli di Saviore e di Cevo per il quale sono in progetto altre iniziative, tutte legate alla nuova gestione del rifugio che il Cai effettuerà in prima persona.Resta solo da aggiungere che parte degli “intoppi burocratici” sono legati ad una legislazione che in Lombardia (unica regione dell’arco alpino) equipara gli obblighi dei rifugi a quelli degli alberghi in fondovalle. «Ci sono leggi-quadro sui rifugi in Liguria, in Piemonte, in Val d’Aosta, in Trentino, in Alto Adige, in Veneto, in Friuli, persino in Emilia-Romagna» spiega Guido Carpani Glisenti, presidente del Club Alpino, che aggiunge «solo noi siamo senza. Ma sembra che quest’anno qualcosa si muova. Una legge che è ferma per inspiegabili motivi in qualche cassetto entro l’autunno dovrebbe finalmente vedere la luce. Recuperando un ritardo che i rifugi della regione lombardia non meritano».