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Nell’accesa disputa con i professionisti, un gruppo di dilettanti lancia una proposta per trovare una soluzione. Continua la polemica tra i pescatori del lago per accaparrarsi il pesce

«Sardine? Sì, a giorni alterni»

La guerra tra pescatori professionisti e dilettanti per la pesca alla sardella, non accenna a placarsi. Dopo l’ultimo episodio denunciato da Ettore Malfer, socio della Cooperativa fra pescatori di Garda, che la settimana scorsa si è visto lanciare contro la sua barca una pietra di circa un chilo da un gruppo di dilettanti che stavano pescando a punta San Vigilio, gli amatori della sardella reagiscono e rilanciano. Riccardo Avesani, 49 anni e Gianfranco Perantoni, 73 anni, che da anni insieme vanno in quel punto a pescare con le canne dalla loro barca, spiegano: «Non vogliamo fare polemiche con i professionisti, però ci teniamo a precisare che nessuno è santo e non si può far passare i dilettanti come dei delinquenti. Partendo dal fatto che le sassate sono atti da condannare, vogliamo raccontare quello che ci è accaduto perché anche i professionisti quando si tratta di aggredire non sono da meno. Le persone incivili ci sono da tutte e due le parti e non si può fare di tutta un’erba un fascio». Avesani e Perantoni così raccontano: «Nel giugno del 2004, sempre in quel punto, è successo che due pescatori della Cooperativa, ci hanno speronati con la loro barca per farci andare via. Erano appena passate le sette di sera, eravamo una trentina di barche di dilettanti, quando sono arrivati i professionisti hanno iniziato ad insultarci e poi ci sono venuti addosso con la barca facendoci cadere». «Allora abbiamo quindi chiamato la Guardia Costiera», continua, «che è arrivata in venti minuti; nel frattempo uno era scappato, l’altro, invece, è stato fermato». «Ma alla fine», conclude, «non abbiamo voluto sporgere denuncia perché sarebbe scattato il penale e il ritiro delle licenze e non ce la siamo sentita». Avesani, iscritto alla Fips, federazione pescatori sportivi e alla Appv, associazione provinciale pescatori veronesi, sulla vicenda ci ha messo una pietra sopra e condivide con i professionisti l’idea di modificare il regolamento provinciale della pesca. E lancia una proposta: «Considerato che le regole non sono sempre rispettate da tutte e due le parti, bisogna trovare una soluzione per la convivenza della pesca, magari con una concertazione tra rappresentanti di categoria. Attualmente, professionisti e dilettanti, possono pescare per cinque giorni la settimana con il divieto per due giorni che sono diversi per le due categorie. Per tre giornate così siamo tutti assieme. Io ho pensato che per non accavallarci, sarebbe più funzionale concedere quattro giorni di pesca ai dilettanti a giorni alterni, invece di cinque e portare a tre le giornate per i professionisti invece di due senza la presenza dei dilettanti. Nei quattro giorni concessi ai dilettanti imporre però l’orario ai professionisti per la posa delle reti a dopo le 21e 30 o le 22 e nei tre giorni di divieto per i dilettanti, permettere loro la pesca con il bilancino (una stanga lunga 4-5 metri con sotto una rete da un metro e mezzo)». «Il bilancino», continua Avesani, «non intralcerebbe le reti, al contrario delle canne che lanciano molto più lontano, così non si scontenterebbe nessuno e tutti pescherebbero sempre. Se questa proposta incide troppo sul quantitativo di pescato, si può vietare per un giorno la pesca». I due pescatori poi concludono con un monito propositivo: «Pensiamo anche noi che il regolamento vada migliorato, per dare un futuro tranquillo ai nuovi pescatori, per far cessare le violenze da tutte e due le parti e per trovare una via di pace, soprattutto a punta san Vigilio che è il luogo a più alta concentrazione di pescatori per i fondali bassi e caldi, che permettono una migliore schiusa delle uova delle sardine».

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