martedì, Luglio 8, 2025
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Scodellati dall'Apt i dati delle presenze da gennaio a giugno: inglesi a casa per la guerra, tedeschi per la recessione. Meneghelli non è allarmato: «La concorrenza del Garda va peggio»

Semestre turistico da dimenticare:-4,6%

Dalle impressioni «ad occhio», empiriche – che comunque ben difficilmente sbagliano – ai dati ufficiali, che confermano un andamento molto fiacco della stagione turistica: nel primo semestre di quest’anno le presenze di ospiti nell’Alto Garda (che comprende i comuni di Riva, Nago-Torbole, Arco, Tenno, Dro e Drena) sono calate. In termini statistici aggregati, rispetto al 2002, di un 4,6 per cento (pari a 46.640 pernottamenti in meno: o in albergo, o in una struttura extra-alberghiera). Erano state – sempre le presenze e sempre nel primo semestre – 1.010.284 lo scorso anno; si sono fermate a quota 963.644 quest’anno, tornando – seppur di poco – sotto i livelli del 2001. A collegarsi al grido d’allarme di ieri del ristoratore Enzo Benedetti (che ha messo sotto accusa il turismo dei pullman) è come se ogni corriera che ha puntato sull’Alto Garda, si fosse portata appresso, ogni volta, due-tre sedili vuoti.A riferire i dati, un po’ preoccupato ma non certo abbattuto (e vedremo dopo perchè), è il presidente dell’Apt del Garda Trentino, Enio Meneghelli, come sempre disponibile a mettere alla luce del sole il trand del turismo locale e a ragionarci su pacatamente. Ma prima di avventurarci nei commenti, vale la pena di riferire altri numeri, disaggregando il dato generale del calo turistico.Ad esempio: è stato generalizzato su tutto il territorio altogardesano? La risposta è sì, ma con alterne fortune. Riva denuncia (e stiamo sempre parlando di presenze semestrali totali, vale a dire di «pernottamenti») un -5,9%, Nago-Torbole un -2,7%, Arco un -2,1%, Tenno un -14,8%, Dro e Drena un -16,2%. Le chiusure di un paio d’alberghi (a Riva il Lido, a Dro il Miramonti) hanno un certo rilievo, ma da sole non giustificano le note dolenti.A spiegare bene i motivi del calo, sono le cifre relative alle nazionalità dei nostri ospiti. E’ qui che si capisce che, a fronte di un calo molto contenuto della clientela italiana, a tradire maggiormente la ricettività (soprattutto alberghiera) dell’Alto Garda sono stati gli inglesi (101.194 presenze contro le 116.806 dello scorso anno: -13,4%) e i tedeschi (488.190 presenze contro le 512.477 del 2002: -4,7%). Ma se per il mercato britannico la debacle è chiaramente da attribuire alla primavera e ai suoi «venti di guerra», per il mercato tedesco il discorso è diverso: in Germania è stata la crisi economica – non ancora superata come invece sono stati superati i timori del volo aereo – a far cambiare le abitudini a uno dei popoli più vacanzieri del mondo.«Sul fronte germanico – spiega Enio Meneghelli – il problema, purtroppo, non è quello di convincere la clientela a scegliere il Garda trentino, ma di convincerla semplicemente a partire. La flessione che registriamo noi non è nemmeno paragonabile a quella, ben più marcata, che denunciano posti come la Croazia, il sud della Francia, la Spagna e le Baleari. Qui si parla di un 15-20% in meno. La nostra contenuta crisi ci dà ragione della politica di diversificazione e di destagionalizzazione che abbiamo perseguito negli ultimi anni. Temo che anche il resto della stagione non sarà al fulmicotone, perchè purtroppo in Germania la congiuntura si prospetta sfavorevole per almeno un altro anno. Ovviamente andremo al contrattacco. Come Trentino spa, a livello provinciale, ci stiamo già attrezzado per una promozione a tappeto che dividerà la Germania in tre aree. In Baviera e Baden-Wurtenberg – regioni di turismo molto maturo – punteremo a specifici pacchetti; nella zona di Berlino e della Ruhr rafforzeremo un’offerta legata al prodotto già conosciuto; nel resto della Germania faremo conoscere la nostra terra come il primo lembo di Mediterraneo per chi cala da nord».E’ un allarme questo 2003 fiacco fiacco? «Non direi – conclude Meneghelli – Anche in passato abbiamo avuto dei momenti di flessione, ma se guardiamo i dati degli ultimi quindici anni, il turismo, sul Garda trentino, è cresciuto di quasi il 25%. L’importante è non allentare l’impegno».

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