lunedì, Maggio 6, 2024
Bufera sulla neonata scuola di specializzazione all'insegnamento di Rovereto.

Studenti gabbati

Ancora bufera sulla neonata scuola di specializzazione all’insegnamento di Rovereto. Addirittura quella che doveva essere l’avanguardia della futura Università roveretana parte con la richiesta di risarcimento da parte di un gruppo dei 96 iscritti. Ieri gli studenti si sono incontrati con l’onorevole trentino Marco Boato e con l’assessore all’istruzione Donata Loss per chiedere spiegazioni finalmente chiare sulla finalità della scuola. Vogliono sapere insomma se questo corso, per il quale hanno sborsato una bella cifra di tasse, aprirà loro le porte all’insegnamento e parlano di risarcimenti. “Un risarcimento – ha puntualizzato un loro rappresentante – non di tempo ma del denaro speso”.Piuttosto accalorati e seccati i giovani presenti ieri pomeriggio all’incontro. “Fino ad oggi – ha esordito Lorenzo Benfatti, uno degli iscritti – ci hanno dato informazioni confuse e tendenziose”.Sino allo scorso anno esistevano due graduatorie alla Sovraintendenza Scolastica: quella per gli abilitati all’insegnamento e quella per 1 non abilitati. Appartenevano alla prima coloro che avevano superato il concorso di Stato, alla seconda i semplici laureati. Ora le cose stanno cambiando. In questi giorni, infatti, si sta svolgendo, anche nella nostra regione, il concorso di Stato per essere abilitati all’insegnamento. Un concorso atteso da dieci anni. Dopo la prova le liste non saranno più due ma solo una, quella degli abilitati. E allora dove finiscono tutti i laureati che aspirano ad insegnare? Dovranno aspettare un futuro concorso. “O frequentare la scuola di specializzazioni di Rovereto”, avrebbero risposto fino a poco fa i quasi cento ragazzi che si sono iscritti a settembre, ma poi hanno scoperto che non è così. “Dopo due anni di studio – ha sottolineato con una certa enfasi Lorenzo Benfatti – non verremo inseriti in fondo alla nuova graduatoria, non ci saremo proprio. Quando ci parlavano di abilitazione che cosa intendevano, abilitazione a che?” A Marco Boato hanno poi consegnato un foglio con le richieste, riassunte in cinque punti, da portare alla senatrice Claudia Rocchi, sottosegretario all’istruzione. “Studiate attentamente le normative che ci riguardano – ha affermato Bonfatti – noi chiediamo che, primo punto, leggo testualmente, “venga modificata la normativa relativa alla formazione e all’aggiornamento della graduatoria in modo da consentire l’accesso ai diplomati di questa scuola; due, che con l’ingresso nella graduatoria venga stabilito il punteggio aggiuntivo a chi ha conseguito l’abilitazione presso la scuola; tré, che venga modificata la normativa vigente introducendo il concorso per soli titoli riservato a chi ha già conseguito l’abilitazione attraverso questi corsi; quattro, che i due anni siano riscattabili a livello pensionistico come avviene per gli anni universitari” e, ciliegina sulla torta, ha continuato Benfatti, “considerata l’assoluta mancanza di chiarezza da parte degli organi istituzionali in relazione alla validità del diploma rilasciato dalla scuola, che ha condotto molti a iscriversi, venga stabilita dal Ministero competente la possibilità di recedere dagli studi ottenendo il risarcimento integrale delle rete di tasse già versate”. Ecco qui, gli studenti rivogliono i soldi indietro dall’Università. E la richiesta è davvero clamorosa. Insomma, i giovani iscritti non criticano la validità scientifica del corso post laurea, quanto il fatto che alla fine dei due anni dovranno aspettare un ipotetico futuro concorso per essere inseriti nella graduatoria degli abilitati all’insegnamento. Si aspettavano di più, una porticina aperta verso la sospirata cattedra. L’onorevole Boato si è dimostrato sensibile alle loro richieste e ha garantito che non cadranno nel vuoto, anche se sul risarcimento ha detto, come è ovvio, di essere piuttosto perplesso. “Sarebbe squalificante per me e per voi”, ha detto.Insomma, pariamoci chiaro, l’Università ha gabbato i suoi laureati? Ci siamo fatti dare il libretto delle informazioni del corso e l’abbiamo letto con attenzione. A pagina 9, eccolo qui il nodo della questione. Al punto cinque del regolamento didattico si legge: “la scuola conferisce il titolo di Diploma di Specializzazione all’insegnamento secondario, in una o più classi di concorso. L’esame per il conseguimento del Diploma di Specializzazione ha valore di esame di stato e abilita all’insegnamento delle disciplina comprese nella classe, o nelle classi, di concorso alle quali si riferisce la specializzazione. Il Diploma di Specializzazione costituisce titolo di ammissione ai concorsi a posti di insegnamento nelle scuole secondarie”. E questa sarebbe chiarezza? D’accordo che questo libretto va mano in gente laureata ma leggi e rileggi questa frase vien solo mal di testa. Alla fine sì si capisce che con questo corso si può solo accedere ai concorsi. Punto. Però il marchio è quello dell’Università degli studi di Trento.

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