L’effetto serra sta “uccidendo” l’òra? «No, a indebolire il nostro vento è il cemento che sta ricoprendo la Busa». Ne è convinto è Gianni Torboli, velista rivano dal palmares tanto prestigioso quanto chilometrico, a cui abbiamo chiesto un parere sui dati raccolti dagli studiosi Andrea Piazza e Stefano Corradini e da noi pubblicati ieri. Dati, che offrono un quadro preoccupante della situazione e secondo cui l’effetto serra sarebbe la causa principale della “malattia” dell’òra, ai quali, però, Torboli oppone una teoria affascinante, fondata su una lunghissima esperienza e sulla profonda conoscenza della natura e del territorio.«L’òra è un vento termico – spiega Torboli, che tra l’altro è stato campione del mondo di Fun e ha partecipato alle Olimpiadi di Atlanta nel’96 – e credo che lo sviluppo urbanistico di Riva ne abbia influenzato il comportamento. Le case, gli alberghi, i capannoni che hanno ricoperto la Busa hanno fatto alzare notevolmente la temperatura del suolo e l’aria che sale da terra ora è molto più leggera di un tempo. Si crea una sorta di barriera, insomma, che fa sì che l’òra venga spinta in alto, diminuendone la potenza sul lago. Lo dimostra il fatto che in zone meno densamente abitate, come Dro o Vezzano, il vento che viene da sud torna ad abbassarsi e spesso soffia più forte lì che in riva al lago». Cinquantadue anni, oltre 46 dei quali passati sulle barche, Torboli è insomma convinto che i mutamenti del vento, secondo lui iniziati almeno una decina di anni fa, siano dovuti più a microcambiamenti sul territorio che all’effetto serra. «Il calore che sale dalla città – continua – forma un vero e proprio tampone: l’òra non arriva più fino sulla riva, ma soffia a qualche centinaio di metri al largo. Un tempo, poi, l’acqua del lago era assai più calda di adesso: questi sbalzi termici hanno prodotto mutamenti nell’òra anche a livello stagionale e, stranamente, da qualche tempo soffia anche in inverno». «Discorsi e statistiche? Parole al..vento». Domenico Tamburini, istruttore al Circolo del Vela Torbole, è chiaro e diretto. «Credo siano conclusioni avventate, perché ogni stagione è diversa dall’altra e fa storia a sé: un anno piove molto e l’òra soffia meno, l’anno successivo è freddo fino ad aprile, quest’anno ha piovuto sempre. Non è possibile trarre conlusioni, insomma. Da qualche estate, è vero, il vento sembra soffiare un po’ meno forte, ma di qui a dire che l’effetto serra sta facendo sparire l’òra…». Gli fanno eco il veronese Corrado Falleni, giudice federale spesso a Torbole: «Si tratta di cambiamenti fisiologici a cui non credo si possa dare una sola spiegazione. Nessuno nega che l’effetto serra possa avere qualche ruolo in tutto questo, ma la situazione è assai più complessa e riguarda i cambiamenti climatici in generale e il territorio». Opinione condivisa a pieno anche da Sergio “Ciccio” Lambertenghi, anche lui velista di fama internazionale e prodiere di Silvio Santoni nella classe Star, e da Mikel Slijk, titolare della scuola di vela «Conca d’Oro» a Torbole. «Sono a Torbole da quindici anni – spiega Slijk – e vi assicuro che il vento è ok. Ogni stagione è diversa, proprio come le annate del vino: il 1997, tanto per fare un esempio, può essere più buono del 1998. Eppure la vigna è sempre la stessa. Una serie di concause, evidentemente, anche minime, ha fatto sì che si creasse la differenza: così, è la stagione sul lago, ogni volta diversa per mille aspetti. Non è possibile identificare una sola causa e elaborare una diagnosi definitiva».
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Il mondo velico commenta la malattia del vento. E Torboli dà la colpa ai mattoni
Troppe case, troppo cemento: l’òra s’è stufata
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