martedì, Maggio 7, 2024
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«Placido Rizzotto» i ragazzi del Battisti a lezione di mafia

Una proiezione con il regista

I futuri ragionieri di Salò sono andati a «lezione di mafia», ospiti del Cristal per assistere alla proiezione del film «Placido Rizzotto», alla presenza del regista Pasquale Scimeca e del segretario della Camera del lavoro di Brescia, Dino Greco. Prodotto dalla Rai, Placido Rizzotto è un film emozionante, uno dei più coinvolgenti presentati all’ultimo Festival di Venezia. Una storia di mafia raccontata come la ballata di un cantastorie. Originario di Corleone, dopo la guerra al Nord, Rizzotto è tornato a casa per battersi coi contadini e rompere la catena dei soprusi. Finisce ammazzato nel marzo del ’48 per mano degli uomini di Luciano Liggio, che sta muovendo i primi passi all’interno dell’onorata società. Liggio viene arrestato da Carlo Alberto Dalla Chiesa, allora giovane capitano dei carabinieri. A prendere il posto del sindacalista è lo studente universitario Pio La Torre. «Una pellicola che suscita sentimenti robusti, che vi scuoterà – ha detto Greco agli studenti del Battisti, istituto per ragionieri, geometri e programmatori -. Mi auguro che vi aiuti a scavare ancora. Insomma, un inno alle persone che non si piegano, e vogliono raddrizzare le gambe ai cani. Rizzotto non va alla ricerca del mito decadente della bella morte. Lui ama la vita, ma non intende sottomettersi all’oppressione e ai rapporti feudali». Le chiavi di lettura del film sono state fornite dallo stesso regista siciliano. «Ho raccontato un pezzo di storia minore – ha detto Scimeca -. Rizzotto, contadino semianalfabeta, ha imparato a combattere per la libertà e il rispetto della dignità umana sui monti della Carnia, coi partigiani. Tornato a Corleone, ha cercato di continuare con questi ideali, lottando contro i grandi proprietari terrieri, alleati alla mafia per mantenere i contadini nell’ignoranza. Il secondo livello è letterario: nello scorrere delle immagini c’è la presenza di Elio Vittorini, un grande scrittore. Poi una chiave antropologica: la rappresentazione di come la gente viveva». «Da ultimo l’attualità. Rizzotto sapeva che, prima di lui, ne avevano ammazzati 35. Eppure si è battuto fino al sacrificio estremo. Oggi si crede nel denaro e nella ricchezza. Ma la dignità umana non ha prezzo. Così come il desiderio di lottare per cambiare il mondo. No, il mio non è un film di tipo commerciale». «Una lezione per tutti, su temi a volte trascurati», ha commentato il professor Paolo Canipari. E la preside, Carolina Almici Bologna: «Una tappa di educazione alla legalità e di rispetto nei confronti della persona». Gli studenti, colpiti dalle scene, hanno assistito in silenzio alla proiezione.

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