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Quattro rematori tradizionalisti (in piedi, mai seduti) danno prova di forza e volontà.
Laghi di Mantova, Mincio, Po e il canale («durissimo»), poi finalmente la laguna, Chioggia e l’agognata Serenissima

Vogano da gondolieri dal lago fino a Venezia

Armati di passione e a forza di braccia quattro ragazzi della scuola del remo voga alla veneta, con sede a Garda, hanno raggiunto via acqua la Serenissima partendo dal più grande lago d’Italia. Protagonisti di questa avventura Paolo Tacconi di Castelnuovo, Mirko Pozzani di Albisano, Daniele Bertasi di Bardolino e Michele Bertoncelli. I quattro — nell’ordine metalmeccanico, meccanico, praticante avvocato ed elettricista — hanno quasi per scherzo deciso di raggiungere Venezia percorrendo a remi le vie d’acqua che collegano Mantova alla laguna.Partiti dal Lago Inferiore di Mantova, risalito il Mincio, la prima sosta forzata è stata alla chiusa di Governolo. Dopo più di 20 chilometri l’imboccatura con il Po, che si presentava gonfio, turbinoso e con una forte corrente. Dopo otto ore di voga la sosta all’imbarcadero del circolo amici del Po e l’arrivo di sera dopo 100 chilometri di navigazione a Polesella. Il giorno successivo la partenza e l’arrivo alla chiusa di Volta Grimana attorno a mezzogiorno: superata la chiusa la via d’acqua che porta verso la laguna veneziana diventa un calvario. «Sarà stato a causa della mancanza di corrente o forse per l’accumulo di fatica, ma quei 25 chilometri di canale che separano il Po da Chioggia sono stati senza dubbio i più lunghi e faticosi», raccontano i vogatori. «Il vento, incanalandosi tra gli stretti argini, sferzava costantemente contrario alla nostra direzione di marcia, quasi volesse ostacolare il nostro viaggio. Dopo quasi nove ore di remo finalmente l’odore salmastro dell’aria ci preannunciava l’imminente arrivo in laguna e l’incontro con la suggestiva Chioggia, dove decidemmo di sostare per la notte. Il giorno successivo sveglia alle 5,40 alla volta di Venezia. Quella mattina costeggiammo tutta l’incantevole penisola di Palestrina, lembo di terra che separa la laguna dal mare aperto, ma Venezia non si scorgeva mai.Per fortuna l’indicazione di un pescatore ci confortò: “Rema rema. che manca ancora diese chilometri!” Le indicazioni del pescatore si rivelarono esatte e finalmente alle 11.30 imboccavamo vittoriosi il Canal Grande! Ce l’avevamo fatta… ma non avevamo nemmeno la forza di festeggiare».

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