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Arte sacra nell’istituto delle suore Venerdì benedizione del vescovo padre Flavio Carraro

Cappella rinnovata alla casa per vacanze

Sarà il vescovo di Verona, padre Flavio Roberto Carraro, a benedire, venerdì alle 15, la nuova cappella dell’ascolto all’interno del centro di spiritualità e cultura delle Piccole suore della Sacra Famiglia, a Castelletto. La chiesetta, adiacente alla sala convegni dell’istituto fondato dal beato Nascimbeni, arricchisce il territorio gardesano, oltre che sotto il profilo strettamente religioso, anche in termini di richiami artistici. Le pareti interamente affrescate e le vetrate sono da vedere, per la loro qualità, ma anche per leggervi la fitta narrazione simbolica. Quasi un rinnovamento della tradizione medievale della Biblia pauperum: così, «Bibbia dei poveri», erano chiamate le pareti affrescate che spiegavano per immagini la sacra scrittura agli analfabeti. Un po’ come si vede, alle porte di Castelletto, nel tempietto romanico di San Zê de l’Oselét. Dopo otto secoli, il filo del racconto si è riannodato e già questo giustifica la doppia visita alla vetusta chiesa del cimitero e alla moderna cappella delle suore. I dipinti murali della nuova chiesetta del Garda Family House sono stati realizzati da Federico Castellani per conto della Gibo, una società veronese specializzata nell’arte sacra, e sono frutto di un percorso di ricerca iconografica guidato da don Tiziano Brusco, direttore dell’ufficio diocesano per i beni culturali ecclesiastici. «La cappella», spiega don Brusco, «si trova all’interno di un edificio adibito a scuola e a luogo di incontri e ritiri spirituali. Ha perciò la funzione di essere luogo celebrativo, ma anche per raccogliersi in preghiera ed essere stimolato alla riflessione sui temi centrali della propria fede». Tutto è studiato nell’ottica del simbolo, persino la posizione dell’accesso. «L’ingresso», dice il responsabile della commissione diocesana per l’arte sacra, «avviene da un luogo di passaggio, le scale, che in qualche modo ricorda la vita normale delle persone, fatta di impegni, di corse, di tante occupazioni e cose da fare, per entrare in un luogo dove stare, secondo la logica evangelica, con Colui che ha qualcosa da dire di importante al nostro cuore». Entrando, si nota come il pavimento, in seminato veneziano, gradualmente sfumi dalla tonalità più scura a quella più chiara, verso l’altare, ricordando il cammino dei credenti. Per l’altare, l’ambone e il tabernacolo, opera della scultrice Margherita Serra, è stato scelto il marmo bianco di Carrara «per ricordare come la presenza di Gesù riplasma, ricrea il mondo intero riuscendo a dare identità nuova a tutte le cose». Lungo tutta la figura del Risorto, dipinta dietro l’altare, al centro dello sguardo, corre una linea rossa, formando la croce: è il sangue versato per l’umanità. Ai lati, ecco Maria e San Giuseppe ricomporre la Sacra Famiglia: le tre figure sono inscritte in un triangolo equilatero, richiamo alla Trinità. Sulle vetrate lungo la parte di sinistra ecco i cardini della spiritualità delle suore della Sacra Famiglia: il fuoco dello Spirito e i simboli del «lavorare, pregare, patire». Sulla parete di destra c’è l’albero della vita, che nella croce porta nuovi frutti. Poi c’è il chicco di semente piantato nella terra: «È la forza che il Regno porta dentro se stesso quando trova un cuore accogliente», spiega don Brusco. La controfacciata propone invece l’interpretazione del «Fate quello che Lui vi dirà», la frase rivolta da Maria ai servi durante le nozze di Cana, prima del miracolo della trasformazione dell’acqua in vino. «L’acqua nelle giare», spiega don Brusco, «rappresenta anche i nostri limiti, le nostre povertà nell’incontro con il Figlio di Dio, si trasforma in vino nuovo per un’alleanza eterna».

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