venerdì, Aprile 26, 2024
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Le telecamere di Raitre fanno tappa sul lago: dalla Repubblica sociale al turismo, con qualche approssimazione. La gente: «Troppa Germania, poco Benaco. Non contiamo nulla?»

«Garda, una colonia tedesca»

Arriva trafelato e chiede: «C’è lo spuntino?». Gli dicono di no, niente prosciutto e Groppello, solo la Rai Tv. E quello se ne va, un tantino deluso. Un altro: «Parlano forse del nostro ospedale?». No, dell’Euro. Il terzo, un pensionato: «L’Euro? Ma a Campoverde e Villa non l’abbiamo ancora visto!». Lunedì mattina, sotto i portici del municipio di Salò. Nell’ambito della trasmissione «Cominciamo bene», condotta in studio da Ivo Garrani, la rete Tre effettua un paio di collegamenti in diretta. Ci sono gli studenti dell’Istituto tecnico «Battisti» e alcuni passanti, invitati telefonicamente. Il regista Cesare Zavattini, un semplice omonimo del grande, prepara le inquadrature. «Ehi, ragazzi, mettetevi a ferro di cavallo. E attenti a coprire le colonne». Chi sgomita per conquistare un posto in prima fila («per vedermi, mia nonna si è seduta davanti al televisore ancora alle 7»), chi approfitta di un attimo di pausa per sgattaiolare nella vicina forneria. Poi zitti, tutti. Furio, l’intervistatore, parla con Mara, Claudia, Lucia e Denis («quando torniamo dalle gite scolastiche all’estero, prima di attraversare la frontiera dobbiamo spendere tutte le monetine comprando merendine: in futuro non sarà più così»). Mary Zane chiede che sugli scontrini, nel 2002, venga applicata la conversione in lire. Stop, i minuti concessi sono terminati. Mezz’ora dopo, ecco l’altro intervento. Gianluigi Pezzali, «il federale» (così lo chiamano scherzosamente gli amici), ha portato la sua collezione di monete della Repubblica sociale. Finisce con un applauso all’Euro che verrà. Ore 12.30, di nuovo Salò alla ribalta. In «Italie», sempre su Raitre. Il giornalista Paolo Pardini arriva su una barca della Canottieri. Spiega che questa è la patria di Gasparo, l’inventore (ma qualcuno dissente) del violino. Dice: «I tedeschi hanno costruito ville e alberghi. E’ diventata una specie di colonia loro». Romano Bracalini, dallo studio, parla della Repubblica sociale italiana. «La storia ha giocato un brutto tiro alla ridente cittadina gardesana – afferma, mentre scorrono le immagini del golfo, avvolto in una malinconica nebbiolina -. La capitale doveva essere Milano, poi scartata a causa del rischio bombardamenti. I ministeri erano disseminati tra Venezia, Treviso, Bergamo e Brescia. Salò? Una sede più nominale che reale». Villa Feltrinelli a Gargnano? «Qui abitava Benito Mussolini. L’avevano scelta i tedeschi». Vittorio Pirlo, il farmacista, presidente dell’Ateneo, conduce il visitatore tra l’ex ministero degli Esteri (ora albergo Laurin), quello della Cultura Popolare (adesso di Carla Amadei, proprietaria della Tassoni) e Villa Fiordaliso a Gardone Riviera, trasformata in ristorante di lusso. In sottofondo le note de «Il cuoco di Salò», la nuova canzone di Francesco De Gregori. Stacco, e via con le limonaie. «Oggi questi ruderi – assicura il presentatore – sono contesi a suon di miliardi dai ricchi tedeschi che vogliono trasformarle in splendide ville per le vacanze». Ultimi istanti. Si torna sul barcone, per misurare il pH disciolto nell’acqua. «Quantità: otto e quindici. E’ possibile fare il bagno. Dalla Germania – annota a sorpresa Pardini – mandano i loro tecnici ogni mese, per verificare se il lago è pulito e balneabile. Là sono molto esigenti». Battuta dallo studio: «Il Garda è una loro dependance, e ci aiutano a tenerla pulita». Accanto a lui, Angelo Benedetti (Asl) e Giuseppe Mongiello, neopresidente della Comunità. Potrebbero dire (molto) in merito. Invece non vengono nemmeno citati. Manco fossero due pescatori di passaggio. Il tempo è scaduto. Tocca al Tg. E a «Bresciaoggi» cominciano ad arrivare telefonate di protesta. «Troppa Germania: nei testi, nelle affermazioni, nelle considerazioni – mugugnano -. Ma noi non contiamo nulla?». Insomma, un lago diviso tra Lombardia, Veneto e… Baviera. Speriamo nell’Euro. s.z.

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