sabato, Aprile 27, 2024
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Domani e sabato si tiene a Sirmione un convegno sulle metodologie e sulle tecniche più sofisticate per salvaguardare dal degrado e dalle ingiurie del tempo edifici sacri, dipinti e affreschi. Tra i relatori l’israeliano Admir Masic

Gli esperti spiegano i segreti del restauro

Negli ultimi decenni le tecniche del restauro artistico hanno conosciuto una impressionante evoluzione, complici le metodiche e le apparecchiature modernissime disponibili sul mercato. Parole come «indagine diagnostica», «esame endoscopico», «laboratorio di intonaci» e molte altre che appartenevano al dizionario medico di recente sono entrate nel lessico del restauro artistico, a dimostrazione di quali e quanti passi abbia fatto questo affascinante e importante settore che per il patrimonio artistico del nostro paese non è esagerato definire vitale. A Sirmione tra domani e sabato si tiene il primo convegno nazionale sulle tecnologie del restauro conservativo con l’intervento dei massimi esperti del settore, tra cui l’israeliano Admir Masic, gli italiani Paolo Rossi (sue le indagini nella basilica di San Marco a Venezia e del tempio di Luxor in Egitto), Giancarlo Maselli (consulente dell’Unesco) e Giancarlo Quaglia (oltre ad essere l’organizzatore del convegno, ha scoperto lo scorso anno gli affreschi duecenteschi nella pieve di Padenghe). E proprio con Quaglia cerchiamo di capire cosa si aspettano addetti ai lavori e relatori da questo simposium scientifico sul restauro. «Noi abbiamo avvertito l’esigenza di promuovere questo incontro come un momento di aggiornamento professionale sul restauro e di interscambio professionale tra i vari ricercatori che sono attesi qui al palacongressi da domani». «Lo sforzo maggiore» riprende Quaglia, «è stato quello di riunire professori universitari, ricercatori e liberi professionisti tra i più rappresentativi che operano nel settore del restauro del patrimonio artistico ed architettonico. Oggi si sente la necessità di offrire degli interventi di restauro mirati a conoscere il nostro modo di vivere, di essere dentro un tempo: i centri più o meno piccoli hanno bisogno di mantenere intatte le originarie “fabbriche ed opere d’arte”». Per Quaglia, si avverte sempre più «la necessità di riappropriarci di quanto sta andando in degrado, di ricomporre la nostra identità legata alla memoria che non può essere racchiusa in una citazione ma esternata attraverso un processo di conservazione». Va poi fatta un’annotazione di non poco conto. L’insegnamento del restauro è reso obbligatorio nei programmi delle facoltà di architettura soltanto da pochi anni, cosa non secondaria. E sempre negli ultimi tempi, principalmente il settore della diagnostica legato allo studio dei dissesti delle fabbriche e del degrado dei materiali da costruzione, da una parte, e il settore del consolidamento strutturale e molecolare dall’altra, hanno registrato evoluzioni repentine che impongono agli operatori del restauro sempre maggiori e continui approfondimenti. Ma il messaggio «politico» che quasi certamente uscirà dal convegno di Sirmione è quello di un maggior coinvolgimento e di una crescente sensibilità da parte degli amministratori e dei politici locali sui tesori artistici conservati nei loro immensi scrigni. Una sensibilità che, finora, ha avuto un mesto esordio. Ci riferiamo alla presentazione ufficiale del convegno quando, tra i presenti c’erano solo dei giornalisti e qualche docente. Di sindaci e amministratori locali nemmeno l’ombra.

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