sabato, Aprile 27, 2024
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Un settore dell'agricoltura che nella Busa andrebbe incentivato

I fiori? Belli, ma soprattutto redditizi

Il clima mediterraneo della Busa è una ricchezza illimitata che ha contribuito allo sviluppo del turismo, ma che non è mai stata sfruttata a fondo per un altrettanto felice sviluppo dell’agricoltura. Ne è convinto Renato Rampanelli, direttore dell’Enaip di Mogno, che è arrivato a questa conclusione grazie all’esperienza maturata con i corsi di ortofloricoltura al Bruttagosto.Da esperto ritiene che in zona serva al più presto un ente, sul modello dell’istituto agrario di S.Michele all’Adige, che studi la situazione e poi indichi quali siano le coltivazioni più redditizie che ben si adattino al nostro ambiente. «Nel proporre di investire in ricerca per la specializzazione delle colture locali non ho certamente scoperto l’acqua calda», afferma il dirigente scolastico, il quale ricorda che la sua idea è autorevolmente confortata dal recente piano socio-economico comunale del professor Broglio. «Io mi sono limitato a constatare, per via dei corsi di ortofloricoltura, che se le nostre coltivazioni di fiori e di ortaggi avessero uno scopo commerciale, invece che scolastico, il guadagno sarebbe considerevole. Nella Busa c’è spazio per numerose aziende. Il guaio è che da sempre tutti ne parlano, ma nessuno si muove. Così si vivacchia con un’agricoltura che non riesce ad esprimere tutte le potenzialità. La viticoltura? Regge grazie alle severe imposizioni di una cantina che assorbe la gran parte della produzione locale. Il privato ha bisogno di stimoli, e questi glieli può dare l’ente pubblico. L’istituto agrario di S.Michele, per esempio, il compito lo svolge da tempo per le mele in valle di Non e in Valsugana. Più volte ho sollecitato l’iniziativa ai dirigenti dell’istituto e a quelli provinciali del settore. Ho illustrato i risultati ottenuti dalla nostra azienda al Bruttagosto e dalle vicine strutture, entrambe di pertinenza della Provincia, che possiede anche una stazione di rilevamento meteo. Però non ho ricevuto risposte: i miei autorevoli interlocutori non sono andati oltre le solite vaghe promesse, il che significa che non se ne farà nulla. Ci sarebbe anche l’Esat, che ora svolge una valida assistenza tecnica. Ma prima di tutto serve una decisione politica. Intanto l’agricoltura nostrana langue».

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