sabato, Aprile 27, 2024
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Presso il Palazzo del Broletto, venerdì 4 giugno alle ore 11, si terrà la conferenza stampa seguita dalla firma ufficiale dell’atto notarile di donazione dell’Archivio Tagliaferri alla Fondazione lonatese.

La Fondazione Ugo da Como di Lonato riceve in dono l’Archivio Tagliaferri

La Fondazione Ugo Da Como di Lonato del Garda si sta apprestando a ricevere una donazione di straordinaria importanza per la storia dell’architettura e dell’arte della Città di Brescia e della sua Provincia.L’Archivio dell’Architetto Antonio Tagliaferri (Brescia 1835-1909) e dell’Ingegnere Giovanni Tagliaferri (Brescia 1864-1936) si aggiungerà al patrimonio librario e archivistico costituito dal Senatore Ugo Da Como (Brescia 1869-1941).Gli eredi della Famiglia Tagliaferri hanno deciso di rendere disponibile agli studiosi l’insieme delle testimonianze sino a oggi custodite con affetto presso di sé. Quasi duemila disegni, oltre duemila fotografie e un gruppo molto significativo di opere a stampa, provenienti dalla Biblioteca professionale dei Tagliaferri, saranno affidati alla Fondazione Ugo Da Como, al fine di garantirne la consultabilità, la valorizzazione e la conservazione. Il “Fondo Tagliaferri” occuperà alcune stanze del complesso monumentale di Lonato del Garda, accanto alla Casa del Podestà veneto che proprio Antonio Tagliaferri, tra il 1907 e il 1909, restaurò per incarico di Ugo Da Como.È con grande piacere che la Provincia di Brescia fa da testimone  a questo gesto “d’altri tempi” che oggi arricchisce non solo il patrimonio archivistico della Fondazione Ugo Da Como, ma anche tutta la comunità bresciana e aggiunge una perla alle risorse culturali che la provincia di Brescia  può vantare.Sfogliare i disegni, le fotografie e la documentazione di cui l’Archivio Tagliaferri si compone è come un fare un viaggio virtuale in città e provincia tra ‘800 e ‘900, ma tutto il territorio bresciano presenta, a volte nasconde, concrete e  significative testimonianze della perizia e del gusto di Antonio e Giovanni Tagliaferri che meritano maggior attenzione. Sono opere che  segnarono il periodo della trasformazione industriale e della sensibilità culturale della nostra provincia dislocate dal Lago di Garda alla Valle Camonica dal capoluogo alla Franciacorta e alla Pianura. Ne sono magnifici esempi la Villa Zanardelli di Fasano, il restauro della Casa del Podestà veneto di Lonato e, non ultimo, il restauro di Palazzo Broletto, sede della Provincia, nelle forme attuali.Un percorso dall’impronta neogotica ed eclettica, disegnato dal talento e dalla professionalità di Antonio e Giovanni Tagliaferri, che può realmente tramutarsi in itinerario culturale per rileggere il gusto di un’epoca.Affidando alla competente ed appassionata tutela della Fondazione Ugo Da Como il prezioso archivio, esprimo un profondo e sentito ringraziamento alla famiglia Tagliaferri per la munifica donazione e auspico un futuro di valorizzazione  e promozione dell’opera di Antonio e Giovanni Tagliaferri quale patrimonio di cultura e civiltà bresciana.On. Dott. Daniele MolgoraPresidente della Provincia di BresciaAntonio e Giovanni TagliaferriAntonio Tagliaferri (Brescia 1835-1909) è la figura dominante nel campo dell’architettura bresciana tra la seconda metà del XIX secolo e i primi anni del XX. Non vi fu opera di qualche rilievo in Brescia e Provincia nella quale egli non abbia avuto un ruolo. Studiò alla scuola dell’Architetto Rodolfo Vantini e poi all’Accademia di Brera fra il 1856 e il 1859. Aprì uno studio a Milano, occasione che gli permise di ottenere ampi riconoscimenti, oltre che di intessere fitti rapporti con Camillo Boito, Luca Beltrami e con i più aggiornati fermenti culturali che afferivano alla Scapigliatura.Fu molto versatile, tanto nella progettazione ex novo, di gusto eclettico, quanto nel restauro di antichi monumenti. Concorse alla realizzazione di importanti monumenti nazionali come quello alle Cinque Giornate di Milano (1880), quello dedicato al Re Vittorio Emanuele II a Roma (1881), così come quello per il completamento della facciata del Duomo di Milano (1901).Fu davvero determinante l’impegno che egli profuse per la Città di Brescia e per la Provincia.Suo il Santuario delle Grazie (il cantiere durò dieci anni, dal 1876 al 1886); si dedicò allo studio per il completamento del Palazzo della Loggia (1873-1892); progettò la collocazione e il basamento del monumento a Arnaldo da Brescia (1877-1880); ideò la sede del Credito Agrario Bancario (CAB) di Piazza del Duomo (1904-1908). Ebbe commissioni dai maggiori esponenti della aristocrazia e della borghesia bresciana come i Lechi, i Fenaroli, i Capitanio; celeberrimo il suo incontro/scontro con il ricchissimo banchiere Gaetano Bonoris in occasione della progettazione per il Castello di Montichiari (che non venne però realizzato secondo la visione del Tagliaferri).Giovanni Tagliaferri (Brescia 1964-1936) collaborò attivamente con lo zio Antonio, ereditandone lo studio. Anche dell’Ingegner Giovanni Tagliaferri rimangono numerosi progetti, alcuni dei quali relativi a  monumenti funerari, giacché egli fu pure Responsabile per l’Architettura al Cimitero Vantiniano di Brescia. Molto interessante è la revisione, in chiave romanica, per la Chiesa di Urago Mella (1901-1922 circa). L’Archivio Tagliaferri documenta molto bene un particolare cantiere per la città di Brescia: Giovanni Tagliaferri progettò il restauro del Broletto (tra il 1906 e il 1926). I disegni riferibili a questo intervento permettono di comprendere esattamente lo stato di fatto prima delle radicali eliminazioni di ogni intervento giudicato successivo al XII secolo (epoca dell’originaria costruzione).Giovanni Tagliaferri sposò Ninì Manziana, figlia di Carlo animatore, con Antonio Tagliaferri, del sodalizio bresciano chiamato “Arte in Famiglia”. Questo fatto permette di comprendere il ruolo che la famiglia Tagliaferri ebbe a Brescia: non limitato all’ambiente architettonico, ma estendibile all’intero milieu culturale e artistico cittadino. I Tagliaferri permisero la costituzione di uno straordinario manipolo di artigiani (i lapicidi Faitini e Lombardi di Rezzato, gli ebanisti Zatti), di scultori (esemplare l’amicizia di Antonio con Domenico Ghidoni), pittori (come Bertolotti, Faustini, Cresseri) in grado di prendere parte agli straordinari cantieri che ridisegnavano la Città e abbellivano l’intera Provincia di Brescia.Il Fondo archivistico TagliaferriIl Fondo archivistico Tagliaferri, con i suoi quasi duemila disegni (opere tanto dell’Architetto Antonio, quanto dell’Ingegnere Giovanni) permette di rintracciare l’elaborazione progettuale, il procedere dei cantieri (anche di restauro) dei maggiori monumenti cittadini. Attraverso l’insieme di testimonianze che la Famiglia Tagliaferri ha sino a oggi custodito con grandissima sensibilità sono ricostruibili, per la gran parte, i processi di invenzione, i riferimenti e i legami culturali e formali, grazie alla verifica e il confronto dei volumi specialistici, spesso annotati, appartenuti alla ricca Biblioteca professionale (giungeranno a Lonato quasi quattrocento opere a stampa come monografie, prontuari di architettura, repertori e periodici di Architettura e Ingegneria). Nel Fondo Tagliaferri sono conservate testimonianze (anche documentarie) di tutti i progetti realizzati da Antonio Tagliaferri tra il 1870 e il 1909 e in particolare nuclei completi (come per la Casa di Achille Bertelli di Brescia tra 1898 e 1899, per Villa Fenaroli a Fantecolo tra 1895 e 1897, per il Castello Bonoris di Montichiari tra 1890 e 1892), costituiti dai bozzetti, dalle tavole esecutive, dai dettagli decorativi, dagli acquerelli per la decorazione ad affresco degli interni e per la realizzazione dei singoli mobili in legno per l’arredamento.Davvero incredibile è poi il Fondo fotografico costituito da oltre duemila fotografie che facevano parte degli “strumenti tecnici” dello studio di architettura sia di Antonio che di Giovanni Tagliaferri. Quest’ultimo coltivava un’autentica passione per la fotografia, tanto che giungeranno pure a Lonato 600 lastre di vetro fotografiche realizzate proprio da Giovanni.Sono destinati a Lonato anche la grandissima cassettiera per le grandi tavole progettuali, alcuni disegni incorniciati, un raro dipinto ad olio nel quale il diciannovenne Antonio Tagliaferri realizza una copia da un’opera di Giuseppe Canella (raffigurante una Veduta delle tintorie di Rouen) oggi custodita presso i Civici Musei di Brescia. Di notevole qualità è il busto bronzeo realizzato dall’amico di Antonio Tagliaferri, Domenico Guidoni, verso il 1910. Commovente la piccola busta nella quale il Conte Teodoro Lechi (molto vicino alla Famiglia Tagliaferri), alla morte di Antonio avvenuta nel 1909, ripose la matita del grande Architetto bresciano.La Fondazione Ugo Da ComoLa donazione dell’Archivio Tagliaferri alla Fondazione Ugo Da Como di Lonato del Garda (Brescia) giunge in un momento di particolare vitalità per l’istituzione bresciana che viene così riconosciuta come un ente dinamico, in grado di valorizzare, promuovere e sostenere la memoria e la storia bresciana. Il Fondo Tagliaferri verrà ad aggiungersi e a integrarsi ai Fondi che rendono straordinario il progetto del Senatore Ugo Da Como (1869-1941), intenzionato a istituire a Lonato una “Cittadella di Cultura” per sostenere l’amore alle conoscenze, rivolgendosi soprattutto alle giovani generazioni. Questo vastissimo patrimonio culturale, da sempre accessibile agli studiosi, è costituito dalla Biblioteca monumentale (sono oltre 50mila i volumi, con opere databili dal XII secolo), dallo sterminato archivio privato del Senatore, dall’Archivio della Famiglia Sabelli, dall’archivio di Arnaldo Foresti (recentemente donato alla Fondazione di Lonato dagli eredi del grande studioso di letteratura italiana, amico di Ugo Da Como).Va inoltre ricordato il fatto che Ugo Da Como ebbe un rapporto diretto con Antonio e Giovanni Tagliaferri. La sede della sua casa-museo a Lonato, che originariamente era la sede del podestà veneto, venne interamente restaurata proprio dai Tagliaferri, tra il 1907 e il 1909. Di fatto questo edificio è l’ultimo seguito da Antonio Tagliaferri (che morì proprio nel 1909). Tagliaferri costruì pure sulle rive del lago di Garda (a Fasano) la dimora di Giuseppe Zanardelli, il primo ministro liberale, bresciano, che avviò il giovane Da Como alla vita politica. Appare quindi evidente la coerenza della scelta di destinare l’Archivio Tagliaferri alla Fondazione Ugo Da Como.Il Fondo giungerà a Lonato nell’autunno e, terminato il riordino e la sua nuova collocazione, sarà immediatamente reso accessibile agli studiosi. Nota bibliografica:Ruggero Boschi, L’Eclettismo bresciano: Antonio Tagliaferri architetto (1835-1909) in Brescia 1876-1913. Atti del VI Seminario dei beni culturali, Brescia 1985, pp. 203-204;Valerio Terraroli, Disegni d’archivio negli studi storici: il caso bresciano di Antonio e Giovanni Tagliaferri e Luigi Arcioni in Il disegno di architettura. Atti del Convegno di Milano, Milano 1989, pp. 73-78;Valerio Terraroli, Il Santuario delle Grazie a Brescia e il Castello Bonoris a Montichiari: neogotico sacro e nogotico cortese a confronto in Il Neogotico nel XIX e XX secolo. Atti del Convegno di Pavia, Milano 1989, vol. II, pp. 127-134; Valerio Terraroli, Antonio e Giovanni Tagliaferri due generazioni di architetti in Lombardia tra Ottocento e Novecento, Brescia 1991.

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