sabato, Aprile 27, 2024
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L’idea è stata lanciata dal gruppo di esplorazioni subacquee profonde «Deep Explorer». Proposto un lavoro di catalogazione di tutti i relitti sommersi

Mappa dei segreti del lago

Il lago di Garda non avrà più segreti. Si sta pensando infatti ad un lavoro di catalogazione, che fornisca una sorta di mappatura di quanto nascondono i fondali del lago.L’ipotesi è scaturita alcune sere fa, durante la riunione di fine anno, con cena in una trattoria di Navazzo, del gruppo «Deep Explorer», specializzato in esplorazioni subacquee profonde e che fa capo ad Angelo Modina. L’occasione è servita a trarre le conclusioni dell’anno che si sta per concludere, nonché a mettere sul tavolo le nuove proposte di lavoro.Quella già enunciata è stata lanciata dal sindaco di Toscolano Maderno, Paolo Elena, il Comune dove «Deep Explorer» ha la sede. Un invito, quello di Elena, maturato in seguito alla pubblicazione di un’altra interessante proposta editoriale, concretizzata nel 2005 e intitolata «Grotte e forre del Parco Alto Garda Bresciano», preparata da Piergiorgio Merigo, Beppe Zordan e Ruggero Bontempi. Il nuovo lavoro, per ora solo ipotizzato, costituirebbe una sorta di passaggio dagli anfratti della terra alle profondità dell’acqua. In entrambi i casi i comuni denominatori sono due, determinati per un lato dal fascino misterioso della ricerca sotto terra o sott’acqua, e dall’altro dalla elevata esperienza necessaria, accompagnata alla indispensabile dotazione tecnica.Modina ed i suoi sono rimasti abbottonati. Come al solito, del resto. Ed è comprensibile, dato che si muovono tra «l’incudine» di un ambiente difficile, per le condizioni in cui operano loro stessi ed i mezzi di cui dispongono, ed il «martello» di una normativa, la cui applicazione non pare proprio agevolarli.Perciò, l’altra sera, alla proposta della «mappatura» è seguita l’esposizione di quanto è fino ad ora stato possibile documentare da parte di «Deep Explorer». Quanto ad altre rilevanti novità all’orizzonte, per ora le bocche restano cucite. Inutile insistere.Nel 2006, è stato detto, sono proseguite ricerche sia sull’alto lago che più a Sud. In qualche caso è stato concluso il lavoro già impostato in precedenza. L’attività del gruppo di ricerca subacquea si è, inoltre, allargata alla presentazione al pubblico dei risultati, come è accaduto nel palazzo municipale con la presentazione del «Ritorno di Diana», un barcone affondato nel 1930 all’altezza di Castelletto. Seguitissima, inoltre, la trasmissione in diretta su «Punto TV», avvenuta in pieno luglio, con la piazza gremita di pubblico che ascoltava il dibattito, ammirando le immagini che provenivano dai fondali.Il carniere della ricerca di «Deep Explorer» è pieno, e viene illustrato in un apposito Cd. Si parte dall’attività del «Rov Nicolus», dotato di quattro telecamere di profondità e di un sofisticato sonar, per documentare le correnti subacquee presenti in una sorta di canyon, a 175 metri di profondità. A sostegno delle immagini anche le attrezzature messe a disposizione da «Giò Sub», che migliorano la visione. Poi l’individuazione di un relitto di imbarcazione che giace ancora a 190 metri di profondità. Individuato (e recuperato) anche un motoscafo in legno di 35 tonnellate, che si trovava a 125 metri di profondità, e che era distante 200 metri dal punto di affondamento, vicino alla sponda veronese del lago. Quel motoscafo è stato recuperato, e l’impresa resta la prima del genere in Italia per un’imbarcazione di quelle caratteristiche.

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