venerdì, Aprile 26, 2024
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Il connubio Pincini (padre e figlio)-Malfer (due fratelli) supera il Borgo, la Rosa e la Spagna In barca anche Ettorino «Bacalà»: ben 12 bandiere del lago

Palio, il Corsetto raddoppia

La Pincini-Malfer connection funziona, eccome. Il palio è ancora faccenda loro, come l’anno prima. La statua della Madonna Assunta, patrono del paese, resta alla contrada del Corsetto. L’equipaggio è strepitoso. Primo remo: Matteo Pincini, 28 anni, il presente e il futuro dello sport della voga tradizionale, fresco vincitore della sua prima bandiera del lago con le bisse, riportata a Garda dopo tre lustri. Secondo remo: Alberto “Bacalà” Malfer, 54 anni, il più titolato vogatore in attività, dieci bandiera del lago alle spalle, l’ultima proprio insieme a Matteo. Terzo remo: Aligi Pincini, papà di Matteo, coetaneo di Alberto, presidente della lega delle bisse di Garda, uno di quelli che negli anni Settanta vogavano in laguna, sul Canal Grande, ospite d’onore di Venezia, felice di aver riportato a casa la bandiera («La ghe voléva, dopo tant temp e tanti sacrifici», dice con l’orgoglio di patron e padre trionfante). Quarto remo: Ettorino “Bacalà” Malfer, fratello di Alberto, 65 anni portati con disinvoltura, il più grande vogatore che si sia mai visto sul lago, dodici bandiere all’attivo («I giorni scorsi ho rinunciato all’aperitivo per presentarmi in forma al palio. Gli amici mi dicevano se ero matto a riunciare al gòto, ma le cose bisogna farle seriamente» racconta, ed è un esempio per tutti). Hanno vinto senza discussione, con più di mezza barca di vantaggio. Il Borgo, battuto già l’anno scorso, ha dovuto inchinarsi alla classe dei senatori della voga pescaóra, supportati dal braccio del primo remo. Eppure anche i contradaioli del rione ai piedi della Rocca sono di quelli di lusso. Pierfrancesco Maffezzoli e Silvano Dall’Agnola fanno parte dell’equipaggio della bissa di Bardolino, battuta da Garda solo all’ultima regata. Massimo Favetta e Roberto Avanzi remano con loro nel palio da anni: ne hanno vinti tre, prima della resurrezione del Corsetto. Ci hanno provato, con un primo giro di boa da applauso, ma gli altri si sono subito rifatti sotto. Più indietro la Rosa, altra contrada supertitolata nell’ultimo decennio. Ai remi Marco e Fabio Monese, Mauro Faraoni e Carlo Pasotti. Staccata la Spagna, arrivata alla finale attraverso il turno di recupero. L’ha tagliata fuori un clamoroso errore alla prima virata. A tradirli è stata l’inesperienza, ma se continuano a stare insieme, Marco Favetta, Cristian Faraoni, Marco Maffezzoli e Alvaro Chignola potranno dire la loro nelle prossime edizioni del palio. Tra gli altri team, da citare quello delle Antiche mura, guidato da Ferdinando Sala, alla sua terza bandiera del lago con la recente vittoria. Ha portato in barca tre giovanissimi: insieme, i suoi tre partner hanno la sua stessa età. C’erano il figlio Manuel, 14 appena, Enrico De Massari, che i 17 li compirà a settembre e Mirco Pozzani, 22. Il futuro della voga veneta è questo qui. Che dire d’altro? Che c’era meno gente del solito. D’accordo, sulla banchina c’era un muro di curiosi, ma niente strade intasate dopo lo spettacolo pirotecnico. Un ferragosto strano di un’estate anomala. Angelo Peretti Garda. Sempre interessante, d’accordo. E poi i vogatori sono tutti di Garda: nessun altro paese del lago sarebbe in grado di trovarne tanti. Ma non è più il palio di una volta. Meno avvincente, meno incerto: il livello tecnico di troppi equipaggi è sceso, ora che non è più ammesso rimpolparli con i «mercenari» provenienti dagli altri centri rivieraschi. Il primo palio pare lo si sia disputato negli anni Cinquanta. Una pausa, poi la ripresa negli anni Sessanta con il conte degli Albertini. Ancora una stasi sino a 25 anni fa. Da allora più nessuno stop. Gradualmente, la regata di Ferragosto si è spostata dal pomeriggio alla sera. Teoricamente c’è più spettacolo, sicuramente più pubblico. Ma il programma sa un po’ di stantio: sono troppe cinque regate tra qualifiche e finale. Dopo le prime disfide, gli spettatori cominciano a stancarsi: una gara vale l’altra. E poi manca la partecipazione accesa del passato. Manca la fase di preparazione con le feste nelle contrade. Manca la cuccagna sull’acqua del pomeriggio. Mancano i contradaioli che fanno il tifo davvero. Mancano le scaramucce al giro di boa, i colpi di remo proibiti per spezzare il ritmo degli avversari, le urla per la virata malfatta, per l’invasione di corsia, la contestazione per il peso delle imbarcazioni (adesso sono tutte uguali, in vetroresina). Manca la damigiana di vino aperta nella contrada vincitrice. Ai gardesani «de sòca», quelli che hanno «bevuto l’acqua del porto», manca anche la festa finale. I fuochi d’artificio sono belli, ma ci si stanca anche di mangiare aragosta. In passato, si sgombrava la piazza del porto dai tavolini (adesso invece è tabù), si allestiva un grande palco, ed erano musica e canti fino a mezzanotte, col coro La Rocca, la banda (oggi potrebbe esserci la Piccola fanfara di Garda), la Gianna Malfer (che non c’è più), la Giorgia Monese, che è sempre bravissima ed ha con sé i parenti e gli amici di sempre: la chitarra dei fratelli Giorgio e Gabrio, la voce di Luigi Bertelli. Era il cantare Garda a mettere la ciliegina sulla torta del palio. Adesso, i fuochi e via. ( a.p.) Garda. Finalmente l’ha detto: al suo motoscafo rosso mise il nome di Pelaòchi perché doveva lasciar senza piume gli scafi degli avversari, che così facevano la figura di anatroccoli spennati. Augusto Cometti, 77 anni ben portati, sguardo vivacissimo, battuta pronta, l’ha rivelato la sera di Ferragosto nella piazza di porto, di fronte al pubblico delle grandi occasioni. L’occasione è stata quello di un premio conferitogli dal Comune di Garda, dal Laboratorio Po e dal Club della motonautica Pavia. Il trofeo, una scultura del mantovano Alberto Yori, è dedicata al Cavaliere del Po. Già, perché lui, gardesano di nascita e di residenza, del grande fiume che attraversa la pianura Padana è stato dominatore per sei anni, vincendo la più massacrante gara di motonautica d’acque interne, il raid Pavia-Venezia, stabilendo record di velocità rimasti integri per più di un decennio e mezzo. «Augusto è una persona schiva, amabile, corretta, gentile, oltre che un nonno felice. Se gli fai un favore, non è contento finché non te ne ha resi due»: è così che l’ha presentato il vicesindaco Gian Paolo Rossi, ricordando anche Cometti come «brillante, intelligente ed onesto imprenditore nel campo delle apparecchiature elettriche». «Vogliamo consegnarli un riconoscimento per l’eccellenza che ha dimostrato nelle sue molteplici attività», ha sottolineato il sindaco Davide Bendinelli, donandogli il premio con il vicepresidente dell’amministrazione provinciale Antonio Pastorello e con Franz Uhl, primo cittadino di Beilngris, una località bavarese che è in odore di gemellaggio con Garda.

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