venerdì, Aprile 26, 2024
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La ricca documentazione va dall’età romana fino al XVI secolo

Quanti misteri sotto la chiesa

Il mistero resta. Cosa rappresentava e quali funzioni assunse nel tempo il «grande edificio caratterizzato da tecnica costruttiva povera» , le cui fondamenta sono venute alla luce nel corso dei lavori di restauro della chiesa campestre dedicata ai Santi Fermo e Rustico? «Impossibile attualmente definire la natura dell’insediamento», fanno presente l’architetto Paolo Corradini, che ha firmato il progetto di restauro e la dottoressa Brunella Bruno responsabile di lavori per conto della soprintendenza ai Beni archeologici, « sul quale venne in seguito edificata la chiesa. Quello che appare certo è che il sito era abitato in età romana.» «A quest’epoca», sottolinea la Bruno nella sua relazione, «si possono far risalire alcuni manufatti (resti di elementi architettonici e laterizi), fondazioni murarie e una fossa di grandi dimensioni, traccia di una struttura interrata (fondazione? deposito-silos?) asportata del tutto in antico». Reperti che suggeriscono si possa collocare l’insediamento in età altomedievale, in un periodo ancora da specificare, ma tra il VI e VII sec. d.C.». Gli scavi archeologici fatti da professionisti (David Hoaking e Alberto Zardini) finora hanno individuato almeno tre ambienti: tutti si estendono oltre i limiti della chiesa attuale. La presenza di focolari e di reperti di uso domestico (pentole, catini, parte di una macina) induce a escludere, sottolineano gli esperti, l’identificazione di tali strutture con una chiesa precedente. L’esistenza poi «di buche di palo, strutture in negativo di vario genere non pertinenti alla pima fase costruttiva» fanno pensare che l’edificio sia rimasto in uso piuttosto a lungo. Il ritrovamento, infine, nell’area dell’edificio (sia all’interno che all’esterno, lungo i muri dei vani) di sepolture, costruite in un’epoca non precisata, rinvenute vuote o sconvolte «indica chiaramente», mette in risalto la responsabile delle indagini archeologiche, «che la struttura non era più frequentata per scopi abitativi; non si hanno tuttavia elementi per pensare a un edificio di culto». È stato accertato inoltre che le strutture venute alla luce non appartengono, come in un primo momento era stato frettolosamente anticipato, tutte al periodo romanico bensì a diversi momenti storici: dall’età romana al XVI secolo, momento in cui la chiesa dedicata a Fermo e Rusico subì un consistente restauro. I sondaggi archeologici hanno permesso di leggere anche le fondazioni dell’attuale chiesa che in nessun caso sfruttano le strutture preesistenti: «La costruzione di questa potrebbe risalire a epoca medievale-bassomedievale». Gli scavi in profondità hanno rivelato la presenza di almeno altre cinque inumazioni da riferire a diversi momenti della vita della chiesa; «la più recente, posta davanti all’altare sull’asse centrale della navata e pertinente a un individuo certamente importante, pare poter risalire a epoca moderna». Oltre ad aver acquisito risultati di «enorme interesse» le indagini preliminari hanno lasciato aperti numerosi quesiti. Solo con la prosecuzione dei lavori nell’area del romitorio e l’acquisizione di nuovi elementi sarà possibile avere «un più esaustivo inquadramento storico». Necessitano però fondi visto che quelli messi a disposizione dalla Provincia e dal Comune risultano insufficienti dopo che le indagini e i lavori di restauro, portati avanti dalla ditta Aleandro De Carli, si sono notevolmente ampliati. L’associazione «Francesco Fontana», alla quale il Comune ha affidato la gestione e il coordinamento scientifico e culturale dell’opera di restauro, non perde occasione per promuovere azioni di sensibilizzazione verso enti pubblici e privati e la popolazione al fine di raccogliere i fondi necessari per arrivare ad approfondire e rileggere una pagina di storia non solo lacisiense.

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