giovedì, Aprile 25, 2024
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Ciampi vuole congratularsi personalmente con gli operai guidati da Duilio Coatti

Un chilometro di tunnel in tre mesi: è primato

Sull’agenda del Presidente della Repubblica, in visita a Riva l’8 luglio prossimo, è segnato, tra i vari impegni, un passaggio alla nuova galleria della Gardesana. Ciampi, a quanto si dice, ci tiene in particolar modo, perché vuole congratularsi personalmente con gli operai del cantiere aperto l’8 marzo. Il capo dello Stato ha saputo che il tunnel rivano è il tunnel dei record, come ha confermato una ricerca della Facoltà di Ingegneria di Trento. Mai, prima d’ora in Italia, una galleria lunga più di un chilometro era stata costruita in così poco tempo. Brava la Provincia – con i suoi amministratori, funzionari e tecnici – ma bravi soprattutto gli uomini che lavorando giorno e notte hanno sfidato la durezza millenaria del calcare dolomitico.Quando gli riferiamo questa «primizia», il capocantiere sorride soddisfatto. Duilio Coatti, 50 anni, ottanta chilometri e 600 metri di gallerie alle spalle (questo è il suo primato personale, maturato in Italia, ma anche all’estero: Brasile, Panama e Turchia), ha il viso abbronzato solcato da rughe profonde e gli occhi arrossati. Il sole, la polvere sollevata dai camion carichi di roccia sbriciolata…e soprattutto le ore di sonno arretrato. Per seguire un cantiere aperto 24 ore su 24, sei giorni su sette (la domenica è riservata alla manutenzione dei mezzi meccanici) per tre mesi, ci vuole gente disposta a dormire una media di 3-4 ore a notte e una grande passione per il proprio lavoro.«Gli operai – spiega – si sentono più tranquilli se sanno che il capocantiere è lì, vicino a loro. E sono anche più motivati, lavorano di gran lena. E qui c’era bisogno di una squadra compatta. Dai 50 ai 54 uomini suddivisi in quattro squadre, una per imbocco. Tre turni: dalle 6 alle 14, dalle 14 alle 22 e dalle 22 alle 6. In direzione 4 persone, un ragioniere e 2 geometri».Neanche tanti, a pensarci, considerato il risultato. «Fondamentale – aggiunge Coatti – è l’organizzazione. Un’organizzazione bestiale, grazie alla quale il cantiere funziona come un ingranaggio ben oliato. All’imbocco nord si comincia a perforare la roccia con il Jumbo, una specie ruspa con quattro bracci ognuno dei quali pratica un foro di 5 centimetri di diametro e profondo tre metri (per ogni “volata”, la fetta di montagna che viene fatta saltare con la dinamite, servono 110 buchi, ndr). Contemporaneamente ad uno degli imbocchi intermedi i lavori sono avanti di una fase, la seconda, che comincia con l’inserimento manuale delle cariche di dinamite, e si procede quindi con la fase successiva. Quella da cui partono gli operai addetti all’imbocco vicino, mentre a sud sono impegnati nell’ultima fase. Era come avere non uno, ma quattro cantieri aperti». Se non fosse stato necessario creare la «finestra» profonda 166 metri per poter lavorare su quattro fronti, una galleria di questa lunghezza, afferma Coatti con malcelato orgoglio, potevano realizzarla in un mese e mezzo.Ci vuole, aggiunge il capocantiere, anche un po’ di fortuna. Nel traforo dello Sperone non è mancata. Gli unici, modesti problemi che hanno rallentato i lavori, sono state alcune piccole faglie di argilla e acqua. Sciocchezze: nel solo in maggio uomini e mezzi del consorzio Collini-Oberosler hanno fatto 465 metri di scavo, come avessero utilizzato una fresa.

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