venerdì, Aprile 26, 2024
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I Comuni colpiti dalla devastante grandinata hanno diffuso un primo resoconto dei danni Via alle procedure per i risarcimenti. Alemanno: «Fondi dall’Europa»

Uragano, chiesto lo «stato di calamità»

Stato di calamità naturale. E’ la formula magica per consolare gli afflitti, il primo impegno delle istituzioni bresciane dopo l’uragano che ha devastato mezza provincia nella notte tra sabato e domenica. Se il governo riconoscerà lo stato di calamità naturale, allora arriveranno risarcimenti, indennizzi, forse anche sgravi fiscali. Ed è su questo che si sta lavorando, a partire da una esatta quantificazione dei danni. Segnali incoraggianti sono arrivati tempestivamente. Il ministro delle politiche agricole Gianni Alemanno è intervenuto ieri spiegando le possibili vie da percorrere: si pensa a un’assicurazione comunitaria, mentre si invitano Regioni ed Enti locali ad «avviare con urgenza le procedure necessarie per dichiarare lo stato di calamità e per attivare i fondi». La proposta di un fondo comunitario assicurativo per l’agricoltura sarà nuovamente presentata al prossimo consiglio dei ministri dell’Agricoltura Ue che si terrà a settembre. Per il momento Alemanno avanza l’ipotesi di «utilizzare il fondo di Sviluppo Italia così come è stato fatto di recente per la siccità». Nei Comuni bresciani colpiti sono intanto disponibili i moduli che, entro nove giorni (oggi compreso), dovranno essere compilati da tutti i cittadini, gli imprenditori, gli agricoltori e gli esercenti danneggiati dall’uragano, indicando i danni subiti. Provincia e Prefettura, sulla base di questa documentazione, potranno spiegare al governo che da Botticino al Garda passando per la bassa Valsabbia, l’uva e le olive sono volate via, non si contano le fabbriche scoperchiate, migliaia le case devastate. Chi pagherà i danni? Chi darà alle aziende in ginocchio le risorse per rimettersi in moto? Per rendersi conto della situazione con una prima riunione operativa, ieri mattina il presidente della provincia, Alberto Cavalli, ha incontrato a Manerba i sindaci dei Comuni più colpiti: c’erano Puegnago, Padenghe, Calvagese, Serle, Polpenazze, Nuvolera, Nuvolento, Manerba, Serle, Botticino, S. Felice, Moniga, Paitone. Tutti insieme in una specie di rito purificatore, un compianto, un bollettino di guerra: raccolti distrutti quasi al 100% nei vigneti e negli oliveti, tetti delle case danneggiati all’80% un po’ ovunque, aziende ferme, turisti in fuga, automobili con i vetri sfondati dalla grandine. «Lo stato di calamità naturale – ha detto il presidente Cavalli – sarà riconosciuto con maggior sollecitudine se dimostreremo la continuità territoriale di questo catastrofico evento. E’ sotto gli occhi di tutti, del resto, che non sono state danneggiate singole realtà o singole aziende: un intero territorio è stato messo in ginocchio da una catastrofe senza precedenti. Siamo in contatto con la Prefettura, che dovrà farsi portavoce presso il governo per ottenere lo stato di calamità naturale. Nel frattempo, occorre che tutti collaborino per avere un quadro completo dei danni». «La preoccupazione- ha aggiunto Cavalli – non riguarda solo il risarcimento per i danni alle strutture e ai raccolti, non solo le perdite immediate. L’incertezza investe il futuro del tessuto economico: mi riferisco alle industrie ferme per i danni ai macchinari, alle ripercussioni future sui raccolti delle aziende agricole dopo la devastazione che ha flagellato le piante, a tutto il lavoro necessario per poter ricominciare daccapo». I sindaci hanno parlato chiaro: è stata una catastrofe senza precedenti, in una notte è andato in fumo il lavoro di anni, anche dei prossimi. L’uragano non ha spazzato via solo l’uva, ma interi vigneti. Non solo le olive, ma interi uliveti. questo è il peggio. «Da noi – ha spiegato il sindaco di San Felice, Ambrogio Florioli – è stato distrutto il 100% del raccolto dell’olivicoltura, ma non solo: anche il raccolto dell’anno prossimo è compromesso, per le lesioni alle piante. Stesso discorso per i campeggi: non c’è solo il mancato guadagno per i tanti turisti che, all’indomani del diluvio, sono scappati via. Il problema è ricostruire strutture completamente distrutte». Stesso allarme da parte del sindaco di Botticino, Giacomo Rossi: «Sulle viti del Botticino Doc il raccolto è perduto al 100%, con danni certi anche per l’anno prossimo per le lesioni alle piante. Ma anche per l’industria c’è timore sulla capacità di ripresa: nel nostro comune pare che il 99% delle aziende sia stato scoperchiato, tra i tanti edifici danneggiati, è crollato un capannone di 2000 metri quadrati che dava lavoro a 25 persone: ora l’azienda è ferma, e non vedo come e quando potrà ripartire». Agricoltura, turismo, ma anche industria in ginocchio: tantissime le aziende scoperchiate, i tetti dei capannoni sono macerie che in molti casi sono cadute sui macchinari danneggiandoli. E non solo: tanti capannoni avevano componenti in amianto: come smaltirlo? Anche questa è un’emergenza ambientale. Nella riunione di ieri lo hanno fatto notare, tra gli altri, i sindaci di Nuvolera Walter Zanoni, di Nuvolento Piero Pagliardi e di Prevalle, Paolo Catterina: «I detriti dei capannoni crollati sono in gran parte rifiuti speciali, che spesso contentgono amianto: vanno rimossi al più presto, anche per consentire alle aziende di riprendere a lavorare. Serve un piano urgente di smaltimento». In fretta si contano e si riparano i danni, ma le stime e gli interventi di queste ore potrebbero rivelarsi precoci. E’ infatti di nuovo preallarme per il maltempo in Lombardia. Secondo le previsioni dell’Ersaf, infatti, è in arrivo per le serate di oggi e domani «aria fredda proveniente da nord che provocherà, soprattutto in pianura, forti temporali localmente associati a grandine». Intanto, mentre si susseguono gli incontri tra l’amministrazione provinciale, i sindaci e le categorie produttive, per domani mattina alle 9.30 è stata convocata a Palazzo Broletto una seduta straordinaria del Consiglio provinciale, e a Lazise, sulla sponda veneta del Garda, per dar modo anche agli amministratori bresciani di partecipare, è slittato a domani l’annunciato vertice tecnico.

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