mercoledì, Ottobre 16, 2024
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Il presidente Sanson spiazza i bresciani: la società di gestione può attendere ma Verona è pronta a investire. «Basta contese, Montichiari è lo scalo italiano che può crescere di più»

Aeroporto, la concessione resta al Catullo

Sornione, pragmatico e di poche parole, Ferdinando Sanson, da circa un anno presidente della «Catullo spa», l’azienda veronese che gestisce gli aeroporti di Villafranca e Montichiari. Non fa molti giri di parole, non si esprime in politichese ma, da buon imprenditore, erede della professionalità e del prestigio che ha reso grande l’azienda di famiglia famosa per i gelati (è anche vicepresidente della Camera di commercio di Verona), sa andar diritto al cuore del problema. E così è stato anche l’altra sera nella sala convegni dell’Eurocongressi Hotel di Cavaion, davanti all’assemblea del Rotary club di Peschiera e del Garda Veronese. Tema della serata un’argomento-chiave sotto il profilo economico e turistico per tutta l’area del basso lago, dove convivono splendidamente imprenditoria alberghiera e artigianale, e che guarda con concreta attenzione allo sviluppo delle due piste aeroportuali più vicine, appunto Villafranca e Montichiari. Due piste per un’unica società di gestione che guarda allo «Sviluppo del Sistema Aeroportuale del Garda», l’argomento che Sanson ha trattato stuzzicando le domande degli imprenditori e dei giornalisti bresciani e veronesi… Sorrideva sotto i baffi con esplicita soddisfazione, il presidente, quando ha enumerato i successi ottenuti in questi anni dalla «Catullo spa», i cui aeroporti sono considerati a ragion veduta tra i migliori in Italia per il servizio reso ai passeggeri e per la rapidità di esecuzione dei tempi di salita e di discesa dei passeggeri, nonché di ritiro dei rispettivi bagagli. Ma soddisfatto, soprattutto, si è detto per il rinnovo della concessione aerea su Montichiari alla «Catullo» da parte del ministero dei Trasporti, per almeno tre anni. Una questione rimasta in bilico per sei mesi e che alcune fonti davano per sicura «in cassaforte ai bresciani». «Ma ora occorre una svolta – ha detto il presidente -. Dobbiamo accelerare i tempi di sviluppo per il “D’Annunzio” di Montichiari, che vanta l’area disponibile più ampia che un aeroporto italiano abbia mai avuto. Disponibile per l’espansione dei servizi di cargo center, per i voli charter, per qualche volo di linea. Stiamo investendo uomini e risorse, altro che “far morire Montichiari” come qualcuno ha accusato. «Saremmo dei pazzi – ha sottolineato Sanson -. Il nostro futuro, il futuro dei mercati veneti e lombardi è proprio in quell’area e lì dobbiamo unire le nostre forze, mettendo al bando le contese politiche o le vetrine di questa o quella personalità. Quelle stesse contese che hanno impedito ai bresciani, in cinquant’anni, di trasformare una pista piena di erbacce in un aeroporto civile degno di tale nome». Impresa invece riuscita agli uomini della «Catullo» – ha aggiunto il presidente – che in sei mesi hanno aperto, con 60 miliardi, la «loro seconda pista» e l’hanno inaugurata nel marzo ’99 alla presenza del primo ministro Massimo D’Alema. E che fine ha fatto la nuova società di gestione per il «D’Annunzio» di cui tanto si parla da almeno due anni? «Attendo segnali da Brescia ha aggiunto Sanson – so che i due presidenti delle provincie di Brescia (Cavalli) e di Verona (Merlin) dovrebbero incontrarsi per superare certe incomprensioni». Le stesse che hanno impedito ai soci bresciani del «Catullo» (Provincia e Camera di commercio) di votare il bilancio nell’assemblea di giugno, «per la messa in soffitta della nuova società di gestione», dove Brescia (compreso il Comune) vorrebbe più visibilità ed equilibrio di quote. E la nuova compagnia aerea bresciana Air Italy? «Stiano all’erta – suggerisce Sanson – è facile metterle in piedi, ma è anche facile farle morire in poco tempo». Intanto si cercano altre aree di business, come «gli hangar-officina per le compagnie aeree», che in tal modo terrebbero a Montichiari i loro aeromobili (soprattutto i nuovi jet) in parcheggio. Altro problema trattato, la riconversione delle aree occupate dai militari. «Una riconversione che comporterebbe un costo enorme per la nostra società a Villafranca, figuriamoci per l’eventuale futura trasformazione di Ghedi». Per crescere bisognerà in ogni caso immettere grandi capitali, forse anche esteri, forse quelli della Sea di Milano, che sembra stia valutando di spostare a Montichiari il settore dei cargo in movimento a Malpensa. Una serata, quella di Cavaion, utile anche per il Rotary di Brescia Sud-Est-Montichiari, presente alla riunione con il suo neo presidente Francesco Puccio, accompagnato dalla consorte Elisabetta Gnutti. Un ospite speciale che non ha perso l’occasione per invitare a Montichiari il presidente del «Catullo» per un incontro similare (subito accolto da Sanson, rotariano anche lui per Verona Est), che probabilmente si svolgerà nel mese di ottobre.

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