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Nasce a Garda una suggestiva ipotesi. I comuni interessati in chiave turistica

Brogiolo lancia il parco storico

Il castello che sorgeva sulla rocca di Garda aveva tre cinte murarie e due porte. C’erano anche il palazzo, la chiesa e l’area abitata. Gian Pietro Brogiolo, di Polpenazze, docente di Archeologia medievale all’Università di Padova, ha illustrato nel salone consiliare della località veronese le ricerche effettuate a partire dal ’98. La rocca, che ospita l’eremo dei camaldolesi (ma ognuno può chiedere di entrare per gustare qualche giorno di tranquillità, lasciando un obolo), nei secoli avanti Cristo ha accolto i primi contadini, poi le aristocrazie dell’Età del rame e i portatori del Vaso campaniforme , quindi i Veneti antichi, con le capanne di argilla e frasche. Infine i Barbari (Longobardi e Franchi), gli Scaligeri ed Ezzelino da Romano, i Visconti e i Veneziani, Italiani e Austriaci. La leggenda racconta che qui, nel 951, Berengario d’Ivrea, volendo cingere la corona, facesse imprigionare Adelaide. La giovanissima vedova di re Lotario, però, riuscì a fuggire, trovando rifugio a Canossa. Venne soccorsa dall’imperatore Ottone I, che la prese in moglie. Morì a Seltz, in Austria, nel 999. Brogiolo ha spiegato che il castello era sicuramente del quinto secolo. Difeso da pareti rocciose a strapiombo, racchiudeva l’abitazione del comandante, e alcune abitazioni con le fondamenta in pietra e la struttura in legno. Nella spazio della chiesa, di epoca Gotica, sono stati recuperati frammenti di mosaico, con una spirale, fatta di tessere musive bianche e rossonere. Trovate delle tombe, tutte prive di corredo. Soltanto una conteneva una fibula in oro con pietre, decorata con teste d’aquila. Gli scavi hanno consentito di portare alla luce anche i resti di un bellissimo affresco e alcune monete. In particolare, spiccano un tremisse aureo dell’imperatore bizantino Zenone del V secolo e due denari d’argento emessi da Cremona nel XII e dal Ducato visconteo nel XIV. I comuni rivieraschi della zona (Garda, Bardolino, Lazise, Torri, Cavaion e Costermano) hanno già dichiarato la loro disponibilità a dare vita a un innovativo parco multitematico, imperniato sulla ricerca condotta da Brogiolo, che ora sarà pubblicata in un volume. «Ci sono le premesse per valorizzare il patrimonio storico, così da interessare quel 20-30 per cento di turisti sensibili ai richiami del territorio – aveva spiegato il professore ai sindaci -. Siamo troppo abituati a pensare ad un parco archeologico come una struttura chiusa, visitabile ad orari. Qui invece è possibile puntare su un’area aperta, con un progetto realizzabile in compartecipazione tra pubblico e privato». L’idea è di creare una serie di itinerari, comprendenti le incisioni rupestri tra Garda e Torri, le gallerie della grande guerra, i santuari e le chiese, l’ambiente naturalistico, i centri storici e, appunto, il parco. «Tanto per dire – ha aggiunto Brogiolo -, esistono edifici del XV-XVI secolo che, se restaurati, non hanno confronto con altre aree». La sperimentazione di raffinate tecniche di trattamento al computer delle foto aeree e le ricognizioni, coordinate da Nicola Mancassola e Fabio Saggioro, hanno permesso di scoprire un gran numero di siti archeologici e di ricostruire i modelli insediativi tra età romana e medioevo. Intanto il comune di Garda sta discutendo se acquistare (o meno) la Rocca. La precedente Giunta aveva deliberato in tal senso. «Stiamo valutando se valga davvero la pena di effettuare un simile investimento», ha detto l’assessore Antonio Pasotti, che è pure nel direttivo della Comunità.

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