Don Antonio Mazzi, animatore delle comunità Exodus a Lonato, Monzambano, Sonico e in altre località, ha parlato a Gardone, in occasione della serata organizzata al Grand Hotel dall’Inner Wheel di Salò e Desenzano, il club presieduto da Emma Zane Tranquilli. Don Mazzi ha spiegato di essere stato un ribelle (da ragazzo). Rimasto orfano del papà quando aveva appena quattro mesi, ha sempre covato una rabbia incredibile nei confronti del padreterno. E sofferto molto il fatto di essere nato in una famiglia povera. Lo ha allevato la mamma che, accanto al rosario, teneva il bastone: le preghiere e, quando occorreva, le legnate. Ha studiato a Verona, negli istituti di don Calabria. A 22 anni, la vocazione. La prima parrocchia: a Primavalle (Roma). Erano i tempi degli scontri fra studenti e poliziotti, il ’68 che travolgeva tutto. L’incarico successivo a Milano, nella zona di parco Lambro, dove comandavano gli spacciatori e volavano coltellate. «La società di oggi – ha detto don Mazzi – deve recuperare la figura del padre, una guida che sappia dire pure dei no. Bisogna poi riscoprire il valore della famiglia. Una volta si nasceva, ci si curava e si moriva in casa. Adesso un appartamento è pieno di ogni comodità, ma ognuno è solo: esce al mattino, torna la sera. Le cose appaiono vuote, e mancano i punti di riferimento. I ragazzi hanno bisogno di sentirsi amati. Siate teneri, e fategli una carezza. Anche un gesto di tenerezza tra i genitori non passa inosservato e, spesso, lascia il segno». Soffermandosi sui tossicodipendenti dei centri di recupero, don Mazzi ha spiegato che appena uno su tre riesce a emergere dal tunnel; gli altri tornano in comunità o imboccano strade senza uscita. Ha parlato anche delle cooperative di lavoro per i carcerati, raccontando episodi toccanti: la ragazza ribellatasi al padre che la violentava da anni, e l’ha ammazzato, e ora sta riscoprendo la serenità; il palestinese-pentito, che avrebbe dovuto trasformarsi in un «pacco-bomba», e ha rifiutato la logica della violenza e del terrore, rifugiandosi in Italia. Serate come questa aiutano a guardare dentro se stessi, e a capire realtà che sembrano lontane, ma poi ti vengono incontro all’improvviso, con un carico di dolore e disperazione. Inner Wheel, l’organizzazione nata nel ’34, si propone finalità di servizio. Negli ultimi tempi il club di Emma Zane ha raccolto contributi per le suore della Croce rossa a Salò (regalati i buoni-benzina per il pulmino che serve a trasportare i ragazzi alle scuole) e per la «stanza dei sogni» del reparto di pediatria dell’ospedale di Desenzano (acquisto di giochi). Nella serata al Grand Hotel erano presenti la governatrice del 206° distretto (Rita Pedron) e un esponente del Rotary (Gianfranco Callegari).
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Il sacerdote ospite al Grand Hotel dell’Inner Wheel.
«Ora bisogna riscoprire il valore della famiglia»
Don Mazzi, appello ai papà
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