Un’assemblea popolare molto partecipata, convocata dal comitato ambientale locale, che riunisce le associazioni Legambiente, Archeologica cavaionese e Centro turistico giovanile, si è svolta nei giorni scorsi per protestare ancora una volta contro l’interramento del laghetto di Cà Nove che si trova ai piedi del paese, all’interno di un’area agricola. Ancora nei mesi di giugno e luglio la parte orientale del laghetto è stata soggetta ad interramenti e bonifiche agricole che hanno ridotto l’estensione del laghetto originario, per dare spazio a lavori peraltro autorizzati dalla Sovrintendenza archeologica e con il tacito assenso del Comune, che però non ha rilasciato alcuna autorizzazione. «Si tratta di un laghetto di origine intermorenica, rimasto allo scioglimento dell’ultimo ghiacciaio wurmiano, circa 12.000 anni fa, assieme ad altri stagni e laghetti oggi scomparsi, divenuto famoso per il ritrovamento negli anni Ottanta, sui suoi bordi meridionali, di un villaggio dell’Età del bronzo», spiega Raffaello Boni di Legambiente. «Il laghetto», prosegue Boni, «è una vera e propria zona umida e rappresenta un raro biotipo per le rive ricoperte da cannuccia di palude, iris, coltellaccio ed altre varietà botaniche igrofile, mentre ospita diverse specie di uccelli che nidificano o che si fermano durante il passo, come il germano, il tarabusino e la gallinella, ma anche i rari airone cinerino e martin pescatore». La bonifica agricola, secondo chi ha eseguito i lavori, ha inteso ripristinare il livello del terreno precedente agli anni Ottanta, quando al posto del laghetto ci sarebbero stati soltanto dei canali, ma diverse persone presenti all’assemblea hanno testimoniato di essere state nel laghetto ancora negli anni Settanta e quindi questo doveva esistere almeno già da allora. La riduzione di parte del laghetto di Cà Nove, oltre a danneggiare in modo consistente l’ambiente naturale, va contro anche alla possibilità di creare nella zona un parco archeologico, come prevede il Piano regolatore generale del Comune e che risulterebbe complementare al museo archeologico comunale. A partire dal 1980 venne scoperto ai bordi del laghetto, ad opera di Mario Parolotti, un villaggio di capanne di tronchi ed erbe palustri, datato tra il 1800 ed il 1500 a.C., che ha fornito numerosi vasi ed oggetti in terracotta, pugnali in bronzo, punte ed oggetti in selce ed osso, oggi tutti conservati nel museo archeologico, nel municipio di Cavaion. Perciò il comitato ha chiesto all’amministrazione comunale di adottare i provvedimenti necessari per il ripristino del laghetto e la valorizzazione dell’area, anche mediante una sua acquisizione. Il sindaco Giancarlo Sabaini, dapprima perplesso sull’iniziativa, sembra poi essersi convinto della necessità di tutelare il laghetto e quindi ha promesso un interessamento concreto dell’amministrazione comunale. Alla fine, il presidente dell’Associazione Archeologica cavaionese Mario Parolotti è abbastanza soddisfatto, ed ora spera in un rapido intervento del Comune: «Mi pare che stia vincendo il buon senso, anche se questo interramento si sarebbe dovuto impedire qualche mese fa. Stiamo comunque raccogliendo firme per una petizione popolare che supporta le nostre richieste».
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Petizione contro l’interramento, lungo i bordi fu scoperto un villaggio dell’Età del bronzo