Gjergj Kola, nativo di Durazzo, uno dei maggiori pittori albanesi, con lavori esposti dall’ Europa all’Asia, all’ Africa, America. dal Louvre alla Casa Batlo di Barcellona, al Museo d’Arte negli USA, partendo da mostre permanenti in Grecia in Vaticano fino al Garda, a Limone dove ha aperto il proprio atelier.
La famiglia Kola ha risieduto a lungo nelle Marche, prima di trasferirsi sul Garda Trentino, dove oltre a dipinti su tela e carta ha realizzato dei murales ai quali è stata dedicata anche una tesina di Maturità. I due grandi murales nei sottopassi tra il porto e la gardesana sono ricchi di soggetti vitali: scorci naturali, ragazzi che corrono, danzano, suonano, amano. C’è un po’ di Matisse, di Chagall, di Van Gogh ma è soprattutto la personalità di Gjergj che emerge con originale intensità, grazie a una continua ricerca di nuovi mezzi di espressione e alla vastità delle sue ispirazioni.
A Limone, sono presenti molte opere di Gjergj Kola sia nell’atelier che in sedi istituzionali, consentendo la realizzazione di mostre retrospettive. Le opere sono realizzate con tecniche miste, a olio, a carboncino, ad acquerello, con gessetti, pastelli, tempere, su tela, carta, ecc…
Alcune sono bozzetti di illustrazioni per pubblicazioni di autori diversi, grazie alla costante collaborazione della moglie Viola: emergono Le leggende d’Albania, ed Ipazia d’Alessandria …
Due film documentari sono dedicati alla sua pittura rivolta alle tematiche sui genocidi o denuncianti il razzismo, presentato ad Orciano di Pesaro. Nel 2018 è uscita a Salonicco la sua biografia – città il cui Museo lo ha fregiato della targa onoraria per il suo contributo alla cultura greca – dove viene illustrata la sua collaborazione con quella Università soprattutto nel campo dei diritti umani violati.
A Limone, “il paese bello perché la gente sorride”, interpreta un luogo di armonia, di bellezza, di relazioni; in una esplosione fantasmagorica di colori, da distese di fiori al lago è sempre diverso, azzurro pieno di riflessi
Le forme spesso nascono dalla stesura dei colori, contrastati o sfumati, intensi o pastello, impressionista nei balconi che si sporgono su vicoli, nelle case colorate, nei giardini con oleandri, boungavilles, salici piangenti, ma espressionista nei ritratti, che esprimono emozioni intense: severe come la madre, serene come Viola, sorridenti come il figlio, imponenti nelle figure da tratti leggendari in costumi della sua terra d’origine. Nella mostra di Arco, in questo settembre, i temi delle tragedie, dei genocidi, delle persecuzioni sono solo ombre che si intravedono in dettagli, pur esposte in altre occasioni, oggi si parla di speranza, l’arte figurativa e la poetica rinnovano il suo amore per la vita, la famiglia, il Garda.
ps
Vi consiglio nella tappa a Limone, tra i due sottopassi con i murales, di dedicare una visita alla Chiesa di San Benedetto dove sono esposte due tele di Andrea Celesti Gesù in casa di Simone con la Maddalena che gli profuma i piedi e l’Adorazione dei magi: gesti, colori e movenze intense per le figure in primo piano; lo splendido altare di S. Antonio da Padova in marmo intarsiato, uno splendido Crocefisso barocco in legno di bosso datato 1721, il Battistero in pietra voluto da S. Carlo Borromeo, dove nel 1831 fu battezzato il missionario S. Daniele Comboni.
Ad Arco potrete ammirare sia la splendida Collegiata con straordinarie vetrate mitteleuropee, la statua-titratto di un altero Segantini nel parco e al vicino angolo di giardino il Masso dedicato ai deportati ad Auschwitz : Eva Haas Flatter, Gino Tedeschi e Arturo Cassin, e Leo Zelikowski, unico sopravvissuto, straordinario testimone di pace fino alla morte.
Mariteresa Martini