martedì, Ottobre 3, 2023
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Gjergj Kola: L’artista albanese che ha portato la sua arte al lago di Garda, arricchendo la scena artistica locale

Gjergj Kola, nati­vo di Duraz­zo, uno dei mag­giori pit­tori albane­si, con lavori esposti dall’ Europa all’A­sia, all’ Africa, Amer­i­ca. dal Lou­vre alla Casa Bat­lo di Bar­cel­lona, al d’Arte negli USA, par­tendo da mostre per­ma­nen­ti in Gre­cia in Vat­i­cano fino al Gar­da, a Limone dove ha aper­to il pro­prio ate­lier.

La famiglia Kola ha risiedu­to a lun­go nelle Marche, pri­ma di trasferir­si sul Gar­da Trenti­no, dove oltre a dip­in­ti su tela e car­ta ha real­iz­za­to dei murales ai quali è sta­ta ded­i­ca­ta anche  una tesina di Matu­rità.  I due gran­di murales  nei sot­topas­si tra il por­to e la garde­sana sono ric­chi di sogget­ti vitali: scor­ci nat­u­rali,  ragazzi che cor­rono, dan­zano, suo­nano, amano. C’è un po’ di Matisse, di Cha­gall, di Van Gogh ma è soprat­tut­to la per­son­al­ità di Gjergj  che emerge con orig­i­nale inten­sità, gra­zie a una con­tin­ua ricer­ca di nuovi mezzi di espres­sione e alla vastità delle sue ispi­razioni.

A Limone, sono pre­sen­ti molte opere di Gjergj Kola sia nel­l’ate­lier che in sedi isti­tuzion­ali, con­sen­ten­do la real­iz­zazione di mostre ret­ro­spet­tive. Le opere sono real­iz­zate con tec­niche miste, a olio, a car­bon­ci­no, ad acquerel­lo, con ges­set­ti, pastel­li, tem­pere, su tela, car­ta, ecc…

Alcune sono bozzetti di illus­trazioni per pub­bli­cazioni di autori diver­si, gra­zie alla costante col­lab­o­razione del­la moglie Vio­la: emer­gono Le leggende d’Al­ba­nia, ed Ipazia d’A­lessan­dria

Due film doc­u­men­tari sono ded­i­cati alla sua pit­tura riv­ol­ta alle  tem­atiche sui geno­ci­di o denun­cianti il razz­is­mo, pre­sen­ta­to ad Orciano di Pesaro. Nel 2018 è usci­ta a Salonic­co la sua biografia — cit­tà il cui Museo lo ha fre­gia­to del­la tar­ga ono­raria per il suo con­trib­u­to alla cul­tura gre­ca — dove viene illus­tra­ta la sua col­lab­o­razione con quel­la soprat­tut­to nel cam­po dei dirit­ti umani vio­lati.

A Limone, “il paese bel­lo per­ché la gente sor­ride”, inter­pre­ta  un luo­go di armo­nia, di bellez­za, di relazioni; in una esplo­sione fan­tas­magor­i­ca di col­ori, da dis­tese di fiori al lago è sem­pre diver­so, azzur­ro pieno di rif­lessi

Le forme spes­so nascono dal­la stesura dei  col­ori, con­trasta­ti o sfu­mati, inten­si o pastel­lo, impres­sion­ista nei bal­coni che si sporgono su vicoli, nelle case col­orate, nei gia­r­di­ni con ole­an­dri, boun­gav­illes, sali­ci piangen­ti, ma espres­sion­ista nei ritrat­ti, che esp­ri­mono emozioni intense: severe come la madre, serene come Vio­la,  sor­ri­den­ti come il figlio, impo­nen­ti nelle fig­ure da trat­ti leggen­dari in cos­tu­mi del­la sua ter­ra d’o­rig­ine.  Nel­la mostra di Arco, in questo set­tem­bre, i temi delle tragedie, dei geno­ci­di, delle per­se­cuzioni sono solo ombre che si intrave­dono in det­tagli, pur esposte in altre occa­sioni, oggi si par­la di sper­an­za, l’arte fig­u­ra­ti­va e la poet­i­ca rin­no­vano il suo amore per la vita, la famiglia, il Gar­da.

ps

Vi con­siglio nel­la tap­pa a Limone,  tra i due sot­topas­si con i murales, di dedi­care una visi­ta  alla Chiesa di San Benedet­to dove sono esposte due tele di Andrea Celesti Gesù in casa di Simone con la Mad­dale­na che gli pro­fu­ma i pie­di e l’Ado­razione dei magi: gesti, col­ori e moven­ze intense per le fig­ure in pri­mo piano; lo splen­di­do altare di S. Anto­nio da Pado­va in mar­mo intar­si­a­to, uno splen­di­do Cro­ce­fis­so baroc­co in leg­no di bosso data­to 1721, il Bat­tis­tero in pietra volu­to da S. Car­lo Bor­romeo, dove nel 1831 fu bat­tez­za­to il mis­sion­ario S. Daniele Com­boni.

Ad Arco potrete ammi­rare sia la splen­di­da Col­le­gia­ta con stra­or­di­nar­ie vetrate mit­teleu­ropee,  la stat­ua-titrat­to di un altero Segan­ti­ni nel par­co e al vici­no ango­lo di gia­rdi­no il Mas­so ded­i­ca­to ai depor­tati ad Auschwitz : Eva Haas Flat­ter, Gino Tedeschi e Arturo Cassin, e Leo Zelikows­ki, uni­co sopravvis­su­to, stra­or­di­nario tes­ti­mone di pace fino alla morte.

Maritere­sa Mar­ti­ni

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