venerdì, Aprile 26, 2024
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La natura custode gelosa della Chiesetta

I nostri tesori a San Vito di Cortelline

Lasciata la Gardesana poco oltre Bardolino, si va verso Caprino e, dopo alcuni tornanti, si arriva sul falsopiano di Cortelline, dove una stradina laterale sulla destra porta alla chiesa e prosegue nei campi.

Vito, posta su una piccola rocca, non è facile da trovare: a mala pena visibile, è immersa in una ricchissima vegetazione di alberi, vigneti ed uliveti, da cui spicca il campanile romanico. Ora di proprietà di privati, si dice fosse stata costruita da un antico padre di famiglia per adempiere a un voto e che la dedicò a San Vito, invocato fin dal medioevo contro il morso dei serpenti.

L’edificio fu realizzato prima del XII sec. – data di costruzione del campanile – come dimostra la presenza di strutture altomedievali del VII-VIII secolo.

Ciò che sappiamo per certo è che S. Vito sorge sul sito di una villa rustica. di età romana – prova che già secoli prima la zona era dedita all’agricoltura – grazie agli studi di Gian Pietro Brogiolo, archeologo e professore di Archeologia Medievale all’università di Padova.

Soltanto dal XV sec. la chiesa viene nominata in documenti, come testamenti e resoconti di visite pastorali. Dal XVII sec., a più riprese, vennero ordinati restauri per cercare di preservarla dall’abbandono in cui si trovava: nel 1714 avvenne il rifacimento del coro e della facciata, e interventi di rinforzo al fianco nord.

Alla struttura semplicissima e sobria della chiesa venne addossato il campanile romanico perfettamente conservato: si tratta di una torre dal parametro lapideo accurato, a blocchi regolari, con quattro eleganti bifore sorrette da colonnine con capitelli a stampella.

L’interno, spoglio e con pavimento di mattoni, conserva dei frammenti scultorei probabilmente del IX sec.: piccole lastre di recinzione e una lastra a timpano. Vi è poi un tabernacolo reliquiario su cui è incisa un’iscrizione che ricorda il committente, il prete Geroldo con il fratello Rotperto e Gaidiperto.

Tutte le lastre sono decorate con motivi a intreccio, tralci di vite, uccelli e pesci. Presso l’ingresso sulla destra è murata un’iscrizione del 1566, che ricorda un lascito testamentario.

L’essenzialità severa del complesso architettonico si unisce alla natura rigogliosa del posto, in un’atmosfera amena e silenziosa dove il tempo sembra fermarsi e lo spirito, in un attimo, si rasserena.

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