giovedì, Maggio 2, 2024
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Per i 50 anni della sezione di Verona Al Baldofestival stasera Turri con «Paesaggio e silenzio»

Il Soccorso alpino ricerca nuove leve

Passione pura per la montagna, volontà di aiutare persone infortunate o in pericolo di vita, grande disponibilità, addestramento, resistenza, conoscenza del territorio: sono caratteristiche indispensabili a chi da alpinista vuole divenire volontario del Soccorso alpino (Cnsas, corpo nazionale soccorso alpino e speleologico) che quest’anno compie 50 anni. Una data che il Baldofestival ha ricordato con il seminario tenutosi al bar ristorante San Marco. C’erano Marco Vignola e Roberto Morandi, capostazione e vicecapostazione Cnas di Verona, Matteo Vianini, tecnico e istruttore regionale del Soccorso alpino, Claudio Tubini, ex soccorritore e pioniere dell’elisoccorso. In tre ore Morandi ha proiettato decine di diapositive che hanno ben reso l’idea di cosa vuole dire fare soccorso in montagna: schierare una squadra efficiente di tecnici. Servono anche nuove leve e al Baldofestival è stata lanciata un’idea: «Se in primavera organizzerete un’esercitazione a cui si possa assistere, comunicatecelo e noi porteremo gruppi per far conoscere cosa fate». «Nella sezione di Verona siamo in 25, tre medici, cinque tecnici dell’elisoccorso, un infermiere professionale, cinque tecnici del soccorso alpino, un’unità cinofila e gli operatori. Siamo specializzati nel recupero dispersi, collaboriamo con la protezione civile in caso di calamità, lavoriamo nella prevenzione degli infortuni», spiega Vignola. «Ogni anno facciamo da 25 a 30 interventi; quest’anno siamo a quota 22. Due domeniche fa siamo intervenuti al Vajo dell’Orsa e poi abbiamo salvato un signore da due giorni isolato in un canalone di Cima Val Dritta». La sezione veronese è nata 33 anni fa. «Da allora si è fatta tanta strada; i materiali sono moderni, i mezzi a disposizione riducono i tempi di intervento. Molte operazioni sono portate a termine con il supporto dell’elicottero di Verona Emergenza che, grazie all’interessamento del dirigente del 118 Giovanni Cipolotti, ora è dotato di verricello per calare scalatori in parete». Indispensabili le tecnologie, ma il soccorso Alpino non ci sarebbe senza i volontari, con spirito e anima uguali a quelli di cinquant’anni fa. Ma cosa spinge a diventare soccorritori? «Veramente non so», dice Vignola. «Io sono alpinista, a volte mi chiedo chi verrebbe a prendermi se mi accadesse qualcosa, vorrei che fosse uno di noi. Così metto a disposizione la mia esperienza perché, se si infortunasse un collega o un amico, desidererei aiutarlo io». Richiede enorme disponibilità questo servizio, fatto senza nulla chiedere in cambio da alpinisti che devono saper arrampicare su roccia e ghiaccio, sciare fuori pista, conoscere il territorio. Sono loro gli angeli custodi anche di chi spesso va in montagna senza nemmeno curarsi di come essa vada affrontata. Lo sottolinea Tubini: «Noi soccorriamo sempre chi ha bisogno, ma chi va in quota deve farlo con coscienza, non in costume e ciabatte. Serve allenamento, un abbigliamento adeguato, vanno studiati i percorsi, si deve lasciare sempre detto dove si va: il libro del rifugio c’è per questo». Noncuranza? Ignoranza? Disinformazione? Perché non chiedere ai soccorritori di fare pure gli educatori? «Cerchiamo di fare anche questo, ma siamo in pochi e abbiamo appena il tempo per gli interventi», dice Vignola. «Ci era stata chiesta una sensibilizzazione programmata nelle scuole, ma non abbiamo risorse sufficienti». Dunque si cercano rinforzi, ma tra gente molto preparata e motivata: «A Verona dovremmo essere almeno una trentina, ma non di più perché dobbiamo anche contenere i costi; i corsi di addestramento per esempio sono carissimi». Così il Baldofestival lancia un’altra idea: «Il ricavato della nostra serata di gala, che quest’anno va al “Sentiero per tutti”, l’anno prossimo potremmo donarlo a voi», anticipa Greco. Oggi al Baldofestival, sempre al San Marco alle 21, il geografo veronese Eugenio Turri presenta Paesaggio e silenzio, il suo ultimo volume. Quindi, con Raffaello Boni e Daniele Zanini, discussione sulla mostra fotografica di Baldofestival «Alberi, paesaggio e silenzio».

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