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Diecimila firme per aprire ai biker la strada chiusa a tutti dai burocrati

La Ponale nell’Alto lago trentino

Da anni ormai nell’Alto Garda trentino si sta combattendo una battaglia strana. Una lotta che vede impegnate decine di persone per la riapertura di una strada chiusa da dieci anni. Un obiettivo per il quale son state raccolte 10 mila firme. Non una strada qualsiasi, dunque, ma una strada davvero speciale. A percorrerla si apre il cuore. È una delle vie più panoramiche di tutto il lago di Garda. Sinuosa, di un fascino unico, a strapiombo sul lago di Garda, incastonata com’è nella roccia del monte Rocchetta. La «Ponale», dall’omonimo corso d’acqua emissario del lago di Ledro, è stata messa in pensione nel 1989, chiusa al traffico. Soppiantata dalla doppia galleria «Agnese» e «Dom». Per 150 anni, la «Ponale», realizzata da Giacomo Cis, è stata l’unica via di collegamento tra Riva del Garda e il Basso Sarca da una parte e la val di Ledro con i suoi 5 mila abitanti dall’altra. Ora il doppio tunnel consente di percorrere in soli cinque minuti la decina di chilometri che separa i due centri abitati, risparmiandone una ventina. Nel 1989 le amministrazioni comunali e provinciale credevano che bastasse un cartello di divieto per sancire la morte della «Ponale». La strada panoramica ha, invece, resistito caparbiamente alla chiusura. Diventando subito metà ambita di biker e pedoni. A migliaia, ogni giorno, specie d’estate, la percorrevano, scavalcando eventualmente anche qualche cancelletto o catena. Del resto, la doppia nuova galleria, era loro vietata. Ma gli appassionati di rampichini erano attirati in prima istanza dal panorama mozzafiato che la strada offre. Ci è voluta una frana a fine 1999 e due cancellate enormi a monte e a valle, per sancire una provvisoria vittoria per le amministrazioni comunali e provinciale. Da allora non si è più potuto passare. Ma è stata solo una prima battaglia. A Riva si è costituito tre anni fa il comitato «Giacomo Cis», che riunisce numerosissimi soci sia nel Basso Sarca che in val di Ledro, che forte delle 10 mila firme raccolte, si batte da allora per la riapertura della strada, organizzando proteste, biciclettate, mostre fotografiche, curando pubblicazioni e proponendo escursioni per visitare la Tagliata, fortificazione austriaca, di pregio architettonico e storico e che, appunto, «taglia» la «Ponale». Una fervida attività per sottolineare anche turisticamente oltre che culturalmente la valenza dell’arteria viaria nel contesto urbanistico e ambientale dell’Alto Garda. Non si sa ancora quando ma la strada verrà riaperta. Le battaglie del comitato stanno producendo effetti. Qualcosa si sta muovendo tra le pieghe della sonnolenta burocrazia, che sta cedendo alle pressioni popolari. Il nodo da sciogliere è sempre stato il seguente: nessuno vuole assumersi responsabilità. Per poter riaprire la carreggiata al traffico, sia pure ciclistico, il versante roccioso andrebbe curato costantemente. I costi sarebbero altissimi. Soluzione, dunque, improponibile. Ecco, allora, l’idea: declassare la strada a sentiero. E nei giorni scorsi a Trento nella sede della Provincia autonoma si è trovata finalmente un’unitarietà d’intenti. Tre ore fitte fitte di discussioni. Bicio Di Stasio, Donato Riccadonna, Mario Penner e Giorgio Alberti, i quattro moschettieri del gruppo «Cis» hanno incontrato l´assessore provinciale Iva Berasi, Pierluigi Dal Rì, dirigente del Servizio ripristino, Mario Pedrolli del Servizio foreste, Gianfranco Cesarini Sforza del Servizio viabilità, Paola Matonti del Servizio ambiente, Pedrazzoli del Servizio legale, Franco Brighenti, sindaco di Molina di Ledro e Luigi Marino, assessore di Riva del Garda. È stato definito un iter per la riapertura in quattro mosse. Obiettivo: declassare la strada a sentiero. È questa l´unica soluzione percorribile. Le tappe sono, dunque, quattro. Anzitutto la sdemanializzazione del percorso che passa al patrimonio disponibile della Provincia autonoma. In secondo luogo il passaggio di proprietà della carreggiata ai Comuni di Riva del Garda e di Molina di Ledro. Terzo. Servirà un parere legale che rassicuri i sindaci: non vogliono responsabilità a loro carico per eventuali danni a ciclisti o pedoni. Lo ha esplicitamente chiesto il primo cittadino di Molina di Ledro. E, infine, la sistemazione della carreggiata a cura del Servizio ripristino e valorizzazione ambientale in accordo con le amministrazioni comunali. La sede stradale verrà ristretta e adattata. Sui tempi non c´è ancora certezza alcuna. Molto dipenderà dalla determinazione dei Comuni. E dalla loro insistenza con i vari Servizi provinciali.

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