I segni della Grande Guerra sono ancora numerosi sui monti dell’Alto Garda. Resti di trincee, fortificazioni e baraccamenti, costruiti dall’esercito italiano dal 1915 al ’18, costellano l’entroterra di Limone e Tremosine, dove correva la linea di confine con l’Austria. A questi segni e alle drammatiche vicende che rappresentano, è dedicato il nuovo libro dello storiografo limonese Domenico Fava «La Grande guerra sul fronte tra il Garda e Ledro – Le fotografie e gli scritti del tenente Giuseppe Cipelli», oltre 200 pagine, pubblicato dal Sommolago grazie ai contributi dei Comuni di Tremosine, Limone e Molina di Ledro, della Comunità montana, del Sistema bibliotecario dell’Alto Garda, della Comunità del Garda e dell’Ana di Limone. L’impulso di fissare sulle pagine di un libro la storia gardesana del primo conflitto mondiale (della quale sino ad ora, almeno per quanto riguarda la parte bresciana, poco si era scritto, nonostante una ricca documentazione d’archivio) nasce da un fortunato caso. Nel ’98, visitando una mostra a Bezzecca, Fava si imbatte in due immagini di guerra sul monte Carone, al confine tra Limone e Molina di Ledro. Contattato il figlio dell’autore, Fava si trova tra le mani centinaia di lettere, cartoline e fotografie inviate ai familiari dal tenente Cipelli di Fiorenzuola d’Adda (Pc), classe 1890, uno dei tanti ufficiali che combatté sulle montagne dell’Alto Garda. Cipelli, militare da prima linea nella Sezione mitragliatrici della Fanteria italiana, è un prezioso testimone del conflitto. «Di giorno – scrive in una lettera – generalmente lavorano solo le artiglierie, ma di notte, che inferno qualche volta! Lampi, cannonate, sibili di proiettili di ogni calibro incrociantisi sulle nostre teste; bombe di dimensioni enormi, mine, fucilate con intervento di mitragliatrici, il tutto illuminato a sbalzi dai riflettori e dai razzi». Cipelli racconta al fratello Attilio: «Si lavora per costruire trincee, ripari, baracche, ecc.. Tutti sono un po’ ingegneri. Vedessi che baracchini fortificati facciamo». Queste opere di difesa militare, dopo averle costruite, Cipelli le fotografa, per hobby. Adattò persino un angolo di una baracca a laboratorio fotografico. I suoi scatti fanno rivivere la drammaticità dell’evento bellico, mostrandoci tutta la tragedia senza forzature, senza morti (che pur percepiamo) evidenziando i momenti di vita, di sosta, di fatica. Sono foto di vite vissute al fronte, di sacrifici e combattimenti, ma anche di noia e passatempi: gli stessi militari che un giorno trascinano enormi cannoni sulle vette innevate, il giorno dopo giocano come bambini su una slitta. Il libro è diviso in tre sezioni: la riscostruzione degli anni di guerra a Limone e Tremosine, le fotografie e gli scritti del tenente Cipelli e l’album fotografico. Conclude l’opera il capitolo «Per non dimenticare», con brevi biografie dei soldati limonesi (più di 70), tremosinesi (più di 200) e ledrensi (forse 90) caduti su altri fronti.
!
Le straordinarie testimonianze fotografiche e diaristiche di un protagonista