Sottoporsi a provini, colloqui e audizione per riuscire a farsi «spiare» non è più necessario. Pietro Taricone e soci hanno smesso di fare notizia, perché tutti ormai siamo immersi nella ragnatela tessuta dal Grande Fratello. Sentirsi soli è impossibile. Sempre più comuni si stanno dotando di telecamere. L’ultimo sistema di videosorveglianza è stato inaugurato ieri a bardolino, dove il sindaco Pietro Meschi ha annunciato l’attivazione di ben dieci telecamere nel centro storico. «Sorridi, c’è una telecamera puntata sulla tua sicurezza!» è lo slogan che l’amministrazione locale ha creato per rendere più appetibile la presenza inquietante di «occhi» indiscreti. L’installazione è stata resa possibile anche grazie ai fondi regionali: l’impianto è costato 240mila euro, oltre 100mila dei quali arrivati dalla Regione. «A breve uscirà il bando per accedere ai nuovi fondi destinati ad aumentare la sicurezza sul territorio», ha annunciato l’assessore regionale alla sicurezza Massimo Giorgetti, intervenuto all’inaugurazione delle nuove telecamere di Bardolino. «Quest’anno potranno accedere i comuni e le associazioni di commercianti». La regione veneto dal 2002 in poi ha messo a disposizione finanziamenti per potenziare la legalità e la sicurezza. Fondi che, nella maggior parte dei casi, vengono usati per installare telecamere, anche se c’è chi li utilizza per incrementare la sorverglianza serale e notturna della polizia municipale. Nel 2002 hanno chiesto finanziamenti alla Regione Veneto l’Unione dei Comuni Adige Guà, l’Unione dei Comuni Destra Adige e San Bonifacio. Il loro esempio è stato seguito l’anno successivo da Torri del Benaco, Bardolino, San Giovanni Lupatoto, Garda, Villafranca e Malcesine, mentre nel 2004 hanno bussato alle porte della Regione Peschiera, Lazise e Verona. Tutti i comuni, eccetto due, hanno ottenuto i finanziamenti. Gli esclusi sono stati San Bonifacio e Malcesine, ma quest’ultimo ha dribblato l’ostacolo dando vita a un servizio speciale di vigilanza notturno e serale. Così come hanno fatto altri comuni che non si sono rivolti alla Regione, ma hanno attinto ai propri fondi per attivare ulteriori servizi di sorveglianza. Un sistema sempre più utilizzato anche nel settore privato. Come dimostrano i recenti casi di un ristoratore di Bardolino e del titolare di una ditta di rimessaggio di Pacengo. Il primo, vedendo ogni giorno sparire parte dell’incasso, ha sistemato una telecamera nel locale riprendendo un «amico» che entrava, «prelevava» e usciva indisturbato. Il secondo è riuscito, invece, a incastrare una coppia di nomadi grazie alle telecamere a circuito interno collegate con i carabinieri di Lazise. Ma torniamo ai comuni che hanno chiesto fondi in Regione. Averli ottenuti non significa aver già attivato i servizi. Se a Torri il progetto per la sicurezza notturna è partito e ha dato ottimi risultati, in altri comuni, come Villafranca, il sistema deve ancora entrare in funzione. Colpa dei tempi tecnici, ma non solo di quelli. A mettere i bastoni tra le ruote delle amministrazioni intenzionate a dotarsi di «Grande Fratello» sono state anche le nuove regole dettate nel maggio del 2004 dall’Autorità Garante per la protezione dei dati personali. Se l’Authority è intervenuta un motivo c’è: molte persone si sono lamentate dell’utilizzo selvaggio di apparecchiature in grado di rilevare immagini relative a individui identificabili. Stefano Rodotà, presidente dell’Autorità per la Privacy, ha quindi dettato nuove regole. Innanzitutto le immagini riprese devono essere conservato per un tempo molto limitato, fatte salve speciali esigenze relative ad indagini. Inoltre le aree videosorvegliate vanno segnalate: devono quindi essere posti dei cartelli in posizione visibile che spieghino chi effettua le rilevazioni e per quali scopi. Infine, e questo è il punto più dibattuto, chi installa le telecamere deve perseguire finalità di propria competenza. Ciò significa che le telecamere installate dai comuni non hanno lo scopo di sventare crimini o furti. «Perché la sicurezza pubblica, la prevenzione e l’accertamento dei reati», ha detto Rodotà, «competono solo agli organi giudiziari o alle forze armate o di polizia». Un divieto che l’assessore regionale alla sicurezza Massimo Giorgetti, intervenuto all’inaugurazione del sistema di videosorveglianza di Bardolino, così aggira: «Sarà sufficiente fare una convenzione con la polizia di stato e la prefettura per mettere a loro disposizione questo strumento».