giovedì, Aprile 25, 2024
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Quel vino regale val bene un libro. L’ha scritto il giornalista Angelo Peretti

La storia del Lugana al «Vinitaly»

Al «Vinitaly» di Verona è stato presentato il nuovo libro di Angelo Peretti, dedicato al Lugana, edito da Morganti. «Un’opera fortemente voluta dal nuovo direttivo del Consorzio – ha detto Paolo Fabiani, il presidente -. Vogliamo consolidare l’immagine di un vino apprezzato nei secoli. Ringraziamo i comuni, la Regione Lombardia e la Provincia di Brescia». «In passato – ha detto Luigi Veronelli – mi arrabbiavo coi vignaioli del Basso Garda, perchè non capivano le potenzialità, e tenevano rese di uva troppo alte. Non avevano la capacità di proporsi. Ora le cose sono davvero cambiate. Adesso si può bere un Lugana giovanissimo per apprezzarne la freschezza, ma gustarlo dopo dieci anni consente di ammirarne la composta autorevolezza. A distanza di tanto tempo è ancora perfetto. Davvero un grande vino». Due minuti di intervento del «padre nobile» dei giornalisti del settore, poi reclamato dalla Tv e fuggito via. Commento di Fabiani, gongolante: «Veronelli dice di avere poche diottrie, ma sul Lugana ci vede benissimo!». «E’ un vino che va capito nel suo territorio – spiega Peretti -. D’estate la terra è dura come un sasso, e quando piove si trasforma in una distesa di sabbie mobili. Difficile riuscire a produrre buone uve. Eppure i contadini e le aziende hanno selezionato un vitigno tipico, autoctono, a base di Trebbiano, un bianco travestito da rosso, che ha una notevole longevità. Lo si può abbinare con molti piatti: dalle verdure ai pesci, dalle carni d’aia ai formaggi di giovane e media stagionatura». Elisabetta Seraiotto, del Consorzio Grana Padano, ha parlato del recente accordo per la «conquista» dell’America. «La Comunità europea ha finanziato il progetto promozionale che abbiamo stilato assieme – ha detto -. Coinvolgeremo la ristorazione, terremo seminari, parteciperemo a trasmissioni Tv con grandi chef. In giugno saremo ad Aspen, in Colorado. E sul Garda faremo arrivare giornalisti specializzati». Il libro di Peretti parte da lontano, da Gaio Valerio Catullo, dai re longobardi e ostrogoti. Nel 500 Teodato definì il Lugana «un vino regale». Lo usavano nei sontuosi banchetti della corte scaligera e sulle mense papali. Le caratteristiche sono definite nel Disciplinare del ’98: undici gradi, sapore fresco e morbido, con eventuale leggera percezione di legno, colore paglierino o verdolino, con tendenza al giallo leggermente dorato; per il Superiore, invece, almeno 12°, e sapore più corposo; lo spumante parte da 11,5°, ed ha un bouquet fino (se fermentato in bottiglia) o un sentore di fruttato (nel caso di utilizzo del metodo Charmat). Il volume (poche le copie-prototipo disponibili alla Fiera di Verona, tanto che nelle prossime settimane verrà presentato e distribuito nell’ex fortezza di Peschiera) traccia e analizza l’insieme dei valori di una zona che tocca cinque comuni, due provincie e due regioni. Il precedente lavoro di Peretti, un bancario di Torri particolarmente attento al rilancio dei prodotti e delle tradizioni del lago, era dedicato al Bardolino.

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