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Sabato 4, domenica 5, lunedì 6 aprile 2015 – ore 16

L’Acqua e “Il fuoco” Il “patto d’alleanza” tra Eleonora Duse e Gabriele d’Annunzio

Nello storico parco del Vittoriale degli italiani, uno dei più belli d’Italia, debutterà durante le feste pasquali, sabato 4 aprile, domenica 5 aprile e lunedì 6 aprile, alle ore 16, una visita animata che trasformerà il celebre monumento nello scenario dello straordinario “patto d’alleanza” artistica, divenuto rapporto d’amore acceso e tormentato, tra l’attrice Eleonora Duse e il vate Gabriele d’Annunzio.

Lo spettacolo si terrà per un massimo di 50 spettatori a visita. Prenotazione obbligatoria e informazioni: teatrOrtaet associazione culturale, e-mail: prenotazioni@teatrortaet.it; www.visiteanimate.it; cell. 324 6286197.

La formula dello “spettacolo itinerante”

La visita animata è una particolare forma di “spettacolo itinerante”, ideata da teatrOrtaet, che consiste nel mettere in scena a tappe negli angoli più emblematici di un monumento storico-artistico le vicende dei personaggi che a questo ambiente sono legati. Questa formula permette di assaporare il fascino del luogo e, contestualmente, rievocare con i costumi, le parole e i gesti l’atmosfera umana e culturale che vi si respirava e che ancora vi aleggia, in attesa d’essere ridestata.

La visita animata al Vittoriale degli Italiani

Il parco del Vittoriale a Gardone, tra i giardini della Prioria e la Valletta, è profondamente segnato dal ricordo del poeta Gabriele d’Annunzio. Appare quindi la cassa di risonanza ideale per accogliere l’intreccio passionale e artistico che avvinse per vari anni due delle più grandi personalità della cultura italiana fin de siécle. La visita animata L’Acqua e “Il fuoco”, tratta dall’omonimo spettacolo, rievoca un amore che assunse straordinaria dimensione “teatrale”. Lo stesso d’Annunzio fu consapevole della necessità di raccontare e mitizzare il suo rapporto con la Duse attraverso il romanzo-scandalo Il fuoco, una narrazione irriverente e sfacciata della loro relazione che venne accusata di recare oltraggio all’attrice e che pure la stessa Duse difese.

Eleonora Duse, la dama velata posta sullo scrittoio dello scrittore, divenuta musa ispiratrice, aleggia nei giardini dove è stata più volte, senza successo, invitata dal vate quando ormai la loro relazione sentimentale si era spenta.

Tra ricordi, rimorsi e rimpianti la figura femminile prende forma tra i fiori e le piante, tra muri e vialetti, boschetti e giardini fino ai gradoni dell’enorme anfiteatro.

Il soggetto

Il testo è confezionato attingendo a piene mani dalle citazioni biografiche, poetiche ed epistolari dei diretti protagonisti, che rievocano l’energia vitale e insieme l’intimità di questa straripante passione.

Lo spettacolo, dopo aver tratteggiato a grandi pennellate le “vite parallele” dei due protagonisti, segue passo passo l’evolversi del loro rapporto, dal travolgente primo incontro veneziano agli anni d’oro vissuti tra le colline fiesolane, dai primi tradimenti alla sofferenza dell’abbandono fino al drammatico epilogo, con la morte improvvisa dell’attrice durante una tournée negli Stati Uniti.

I precedenti

Il tema del legame tra D’Annunzio e la Duse fu trattato fin dal 2004 da Carlo Bertinelli e Alessandra Brocadello nello spettacolo L’Acqua e “Il fuoco” allestito al teatro Duse di Bologna, in occasione dell’ottantesimo anniversario della morte della Divina, e l’anno seguente al Comunale di Modena e nel teatro di Lonigo, un’operazione di taglio più prettamente musicale a fianco di Leone Magiera (al pianoforte) e Carmela Remigio (soprano), con le romanze del compositore Francesco Paolo Tosti.

Lo stesso soggetto venne rielaborato nel 2008 con lo spettacolo La Duse (divina Eleonora) rappresentato nella Settimana dannunziana al Teatro del Vittoriale e al teatro Cagnoni di Vigevano in occasione dei 150 anni della nascita dell’attrice.

Carlo Bertinelli, autore e interprete

Autore iscritto alla Siae dai primi anni Ottanta (con all’attivo numerosi testi rappresentati), Carlo Bertinelli ha ottenuto diversi riconoscimenti come regista e ha lavorato per una quindicina d’anni al teatro Verdi di Padova, prima per Venetoteatro, poi per il Teatro Stabile del Veneto “Carlo Goldoni” (in qualità di addetto stampa e responsabile delle attività culturali).

Il testo su la Duse e D’Annunzio l’ha impegnato in un’accurata ricerca sulle fonti e poi in un’autentica “sfida drammaturgica”: creare un testo drammatico organico e originale utilizzando con piena fedeltà le parole stesse dei personaggi rappresentati.

«Fin dal titolo – dichiara – ho cercato di mettere in evidenza simbolicamente l’inconciliabilità dei due elementi nei quali si rispecchiano la trasparente limpidezza dell’attrice, la cui vita scorre nel teatro come un fiume nel suo alveo e il continuo, indomabile ardere nella vita e nell’arte del poeta.

Per me, d’Annunzio ha rappresentato una frontiera nuova: la necessità, come autore prima e come interprete poi, di rinunciare al pregiudizio e allo stereotipo.

D’Annunzio è spesso ingabbiato dai luoghi comuni, dal fascino indiscreto del gossip, mentre l’essenza di quest’uomo complesso e tormentato, a volte contraddittorio, emerge solo quando si smette di etichettarlo e si accetta di conoscerlo attraverso la sua vita e le sue opere».

Alessandra Brocadello, interprete

Alessandra Brocadello compie il proprio cammino artistico in bilico tra psicologia e teatro; lega i propri esordi al teatro di ricerca approfondendo le tecniche corporee dell’attore, senza disdegnare di approfondire il lavoro sulla voce, attraverso dizione, logopedia e canto.

«La Duse è un personaggio al quale ho lavorato dal 2004: dalla nascita di teatrOrtaet – racconta l’attrice – e tornare a lei significa confrontarmi con il fare teatro, con una donna che è vissuta e – per certi versi – è morta per il teatro. Vivendolo con quel misto d’amore e di odio, che si può provare per una professione che ti ruba la tua vita e ti chiede una dedizione totale, assoluta.

Nel giovane d’Annunzio ha cercato il poeta e ha trovato l’amore. Un amore inquieto e sofferto, i due amanti sono stati uniti dal sogno di creare un nuovo teatro di poesia, un grande sogno che si è sgretolato nelle miserie della vita: i tradimenti, il bisogno di denaro, i gusti del pubblico».

 

 

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