giovedì, Maggio 2, 2024
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Monsignor Zenti: «L’Iva va pagata, ma lo Stato poi dovrebbe restituirla a chi fornisce servizi sociali»

«Le tasse su opere di carità sono un vero e proprio furto»

È arrivato dalla porta sul retro, sorprendendo quanti lo attendevano sul piazzale principale. È iniziata così la visita del vescovo di Verona monsignor Giuseppe Zenti alla sede de «La nostra casa»: il centro di accoglienza, oggi anche associazione, promosso ventisei anni fa da don Bruno Pozzetti.Una «struttura di solidarietà», come la definisce lo stesso fondatore, formata dal Centro educativo operativo diurno, una Casa famiglia, il Centro socio-riabilitativo per adulti con lesioni cerebro- spinali post- traumatiche e la Comunità Corte palazzo: attiva da pochi giorni, ospita dal lunedì al venerdì ragazzi disabili che rientrano a casa per il fine settimana. Quaranta i disabili seguiti da 20 tra operatori ed educatori e da oltre 100 volontari. Una realtà che monsignor Zenti ha indicato come esempio di «solidarietà vera».Entrambe risorse fondamentali di questa società al pari di quelle economiche. Pensando alle quali il vescovo si è soffermato sugli aspetti fiscali collegati alla realizzazione di centri come La nostra casa e all’utilizzo che lo Stato fa di queste entrate: «Sui lavori fatti per allestire questo centro si è pagata l’Iva. E se è vero, come dice l’Europa, che questa tassa deve essere versata, lo Stato dovrebbe introitarla da una parte e restituirla dall’altra: il servizio che viene reso qui sostituisce quello che proprio lo Stato dovrebbe erogare. Le tasse su opere come questa, di pura carità, sono un furto».Un pensiero che ha raccolto i consensi di tutti i presenti: ospiti, parenti e operatori de «La nostra casa» che nel tempo è cresciuta soprattutto grazie al sostegno dei privati, aziende o singoli cittadini.«Le spese che abbiamo sostenuto per realizzare la struttura che oggi ci ospita», hanno detto, «sono state coperte per il 40 per cento da contributi della Regione e dell’ Unicredit; il rimanente 60 è frutto della generosità della gente». Prima della visita alla struttura monsignor Zenti ha confermato la vicinanza della diocesi all’opera de La nostra casa.«Una casa di fratelli e sorelle, che si danno una mano per vivere al meglio. Un luogo dove si accoglie chi è in difficoltà, senza richiedere alcun tipo di “essera»

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