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Davanti ai 75 miliardi dei trentini s'attendeva una reazione più responsabile

Limone vuole i danni, Riva perde la pazienza

Nella posta protocollata giovedì in municipio c’era anche una lettera dello studio dell’avvocato Malossini di Rovereto, il cui contenuto era noto ed annunciato: il legale, che agisce per conto del Consorzio degli albergatori della Riviera dei Limoni, preannuncia una richiesta di risarcimento danni derivanti agli operatori turistici dalla chiusura del collegamento con Riva. La lettera è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso della pazienza. Ieri mattina c’è stata una riunione straordinaria della giunta dalla quale uscirà un comunicato, ma annacquato rispetto alle valutazioni incrociatesi sull’iniziativa dei limonesi. «Sono totalmente fuori del seminato» è il più edulcorato dei commenti per un’iniziativa giudicata assurda.Premesso che un’eventuale apertura della strada, a finestre o meno, parziale od anche totale, non sarebbe certo ostacolata dai rivani, deve però essere chiaro che la Navigarda, per esplicita e chiarissima affermazione dell’ingegner Coppola (che ne è il direttore) non sarà mai in grado di smaltire tutto il traffico automobilistico diretto verso la sponda bresciana. Altrettanto chiaro che i traghetti sbolognano al massimo una cinquantina di automobili all’ora. L’auto che si mette in fila all’Inviolata (davanti ce ne saranno circa 140 in attesa) dovrà aspettare tre ore prima di imbarcarsi. Forse -argomentano a Riva, ma a Limone non la vogliono capire- sarebbe meglio consigliare il cliente a farsi un’ora d’autostrada in più invece che lasciarlo cuocere tre ore in fila. Non basta: chi arriva dopo l’ultimo posto macchina buono su viale Canella (oltre la 140esima posizione) verrà rimosso dai vigili urbani perchè non è possibile tappare viale Trento e viale dei Tigli con automobili ferme a lato della strada. Questa è la situazione. Se poi i limonesi vogliono chiedere i danni perchè è venuta giù la frana, facciano pure: ognuno si diverte come gli pare. Ma non è possibile dimenticare che di fronte all’emergenza, la provincia di Trento ha risposto nel giro di due mesi impegnando 75 miliardi e non chiacchiere, per risolvere in via definitiva il problema. Dall’altra parte si passa ancora sulla frana, nè risulta che siano stati effettuati quei disgaggi che la chiusura obbligata della strada avrebbe facilitato di molto. Questo ha fatto dire a Casagranda che la provincia non poteva davvero fare più di quel che ha fatto. E come ringraziamento si vede recapitare il preannuncio d’una richiesta di risarcimento danni che quanto a fondatezza, fa solo ridere condito con la minaccia d’una diserzione delle urne il 13 maggio, quasi che la cosa potesse minimamente interessare i trentini.

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