sabato, Luglio 27, 2024
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La Provincia aveva speso decine di milioni per far tagliare erbe e arbusti e creare un sentiero. Al laghetto del Frassino sono spariti i percorsi ecologici Bracconieri e pescatori di frodo bloccati dalle guardie Lipu

L’oasi adesso è una giungla

Più che un’oasi, una savana. Del percorso ecologico realizzato l’anno scorso all’oasi del Frassino, a sud di Peschiera, non è rimasta traccia e per procedere i fotografi naturalisti, gli unici che continuano a frequentare la zona oltre alle guardie della Lipu (Lega italiana protezione uccelli), devono aprirsi un varco strappando le erbacce. Da più di un anno, esattamente da maggio dell’anno scorso, l’oasi è stata abbandonata a se stessa dopo che la Provincia aveva speso decine di milioni per far tagliare erbe e arbusti e per creare un sentiero. Con l’obiettivo di far frequentare il laghetto del Frassino e le sue sponde alle scolaresche e agli amanti della natura. Che certo non sarebbero rimasti delusi, perché l’oasi ha un grande interesse dal punto di vista naturalistico: è infatti l’habitat di alcuni uccelli molto rari, come il falco pescatore, l’airone rosso e le morette tabaccate, queste ultime inserite nella lista rossa delle specie in via d’estinzione. Logico quindi che lo specchio d’acqua attragga in modo irresistibile i patiti del bird-watching, l’osservazione degli uccelli. «L’oasi del Frassino esiste dal ’90», afferma Francesco Di Grazia, responsabile provinciale delle guardie Lipu. «L’anno scorso l’azienda regionale Veneto Agricoltura, che si occupa di ripristino ambientale, aveva realizzato un percorso ecologico e aveva piantato centinaia di alberelli autoctoni. Purtroppo però di tutto ciò oggi non rimane nulla: gli alberelli sono morti e l’erba è cresciuta a dismisura invadendo il sentiero. Il luogo è in uno stato di completo abbandono e dire che sono stati spesi milioni per sistemarlo». In ogni caso le guardie Lipu proseguono la sorveglianza e pochi giorni fa hanno anche avvistato due pescatori di frodo che quando hanno visto apparire i volontari in divisa si sono dati alla fuga lasciando l’attrezzatura sulla sponda del lago. Ma non tutti riescono a farla franca. Solo nei mesi di luglio e agosto i volontari della Lipu hanno fatto diciannove uscite, percorrendo oltre 2.400 chilometri e sanzionando cinquantuno persone tra bracconieri e pescatori privi di licenza. «Ogni tanto andiamo anche all’oasi a tagliare l’erba e garantiamo la presenza delle tabelle con il divieto di caccia e di pesca», sottolinea. «Ma è un peccato che un percorso così bello sia tenuto così male, quando potrebbe diventare la meta di tutti gli appassionati della natura. Se la Provincia fosse d’accordo ci piacerebbe ripristinare il percorso, inserire cartelli esplicativi sulle specie di animali presenti e vorremmo costruire capanni dove insegnare a fare bird-watching alle scolaresche». Che l’oasi del Frassino versi in stato di abbandono lo ammette anche il biologo Ivano Confortini, l’ittiologo della Provincia. «La convenzione con Veneto Agricoltura, l’ente regionale che oltre a fare ricerca si occupa anche di interventi sul territorio, è durata tre anni», spiega. «Durante questo periodo è stato aperto un sentiero attorno al lago, si è provveduto al decespugliamento delle coste ed era stata recuperata l’area nord, quella dove si trova il grande canneto». Cosa sia accaduto dopo lo spiega l’assessore all’ecologia Camillo Pilati. «Per problemi amministrativi l’anno scorso la convenzione non è stata rinnovata e visto che l’ambiente è rigoglioso, la vegetazione ha preso il sopravvento», afferma. «Il nostro obiettivo comunque è quello di rinnovare la convenzione che ripartirà sicuramente all’inizio dell’inverno». Confortini sottolinea anche come il laghetto non se la stia passando troppo bene, perché soffre per lo scarso ricambio d’acqua. Con il risultato che sotto i cinque metri di profondità manca l’ossigeno. «Per questo ho realizzato un progetto di ossigenazione che utilizza delle grandi ventole subacquee per rimescolare l’acqua. Per ora però il progetto rimane tale, ma in seguito, chissà, forse potrà anche diventare realtà».

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