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Presentato ufficialmente alla stampa i risultati del Progetto Gioconda

Progetto Gioconda

Presso la sede del Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche di Roma – Viale Tor di Quinto 119, Il Generale di Brigata Enrico Cataldi, Comandante del RACIS di Roma e Giordano Bruno Guerri, Presidente della Fondazione Il Vittoriale degli Italiani hanno presentato ufficialmente alla stampa i risultati del Progetto Gioconda. Sono intervenuti: Ten. Col. Giovanni Delogu, Comandante Ris di Cagliari; Cap. Pietro Coli, responsabile della Sezione Impronte Balistiche e Grafica dei RIS di Cagliari; prof.ssa Maria Giovanna Sanjust, Università di Cagliari – Dipartimento di Filologie e Letterature moderne; dottor Andrea Quarta, dottorando presso l’Università Paris-Sorbonne, prof.ssa Annamaria Andreoli, dannunzista, curatrice dell’edizione di “Tutte le opere di Gabriele d’Annunzio” – Mondadori.   La Gioconda è la tragedia scritta da Gabriele d’Annunzio nel 1898 e messa in scena per la prima volta nell’aprile del 1899 al Teatro Bellini di Palermo da Eleonora Duse. Il 6 maggio 2011 nel corso dell’evento “Gabriele d’Annunzio e il Vittoriale tra passato e futuro” è stato siglato a Gardone Riviera un protocollo d’intesa tra la Fondazione Il Vittoriale degli Italiani, il Reparto Investigazioni Scientifiche (RIS) di Cagliari e l’Università degli Studi di Cagliari, che si è posto l’ambizioso obiettivo di leggere sotto le cancellature operate da d’Annunzio sul manoscritto autografo della tragedia. Le carte presentano, infatti, numerosissime correzioni e sovrascritture impossibili da decifrare a occhio nudo o con i comuni strumenti di laboratorio. Per colmare questa lacuna è nato il “Progetto Gioconda” finalizzato alla pubblicazione dell’edizione critica del testo; l’analisi filologica della tragedia si è avvalsa delle più moderne e avanzate tecnologie messe a disposizione dalla struttura scientifica dell’Arma dei Carabinieri. In particolare per le analisi è stato utilizzato il video comparatore spettrale, un sistema di analisi tecniche non invasive e non distruttive: grazie ai suoi dispositivi di analisi che utilizzano la luce naturale, ultravioletta e ad infrarosso è stato possibile osservare abrasioni, cancellature e in sostanza quanto si cela dietro le sovrascritture operate dal poeta nella stesura della sua opera consentendo così di stabilire una cronologia nelle stratificazioni delle scritture.  Le indagini, condotte dalla professoressa Maria Giovanna Sanjust e dal dottor Andrea Quarta del Dipartimento Filologie e Letterature Moderne dell’Università di Cagliari supportati dal personale tecnico dei RIS di Cagliari, sono durate poco più di tre mesi e hanno dato ottimi risultati andando ben oltre le aspettative iniziali e aprendo di fatto nuove prospettive all’esegesi dei testi manoscritti. Nuovi strumenti dunque si mettono a disposizione dei filologi e degli studiosi che vogliono risalire alle fonti originali del testo dannunziano. Un progetto pionieristico applicato allo studio del poeta che fu lui stesso innovatore e precursore in tutti i campi d’azione nei quali si adoperò: dalla letteratura al volo, dalla comunicazione mediatica alla pubblicità. Giordano Bruno Guerri, presidente della Fondazione Il Vittoriale degli Italiani, ha affermato durante la presentazione del progetto che “E’ pioneristica l’idea di mettere al servizio della cultura italiana le eccellenze del Paese, dando vita ad una virtuosa sinergia fra le istituzioni oggi qui rappresentate dall’Arma dei Carabinieri, dalla Fondazione Il Vittoriale degli Italiani e dall’Università degli Studi di Cagliari. ‘E’ la prima volta che queste tecnologie, in passato usate per analizzare tele di pittori importanti, vengono applicate agli studi filologici. Del resto, d’Annunzio e’ sempre stato un precursore. ‘In un momento in cui l’Italia e’ abbattuta per gli spread”, conclude Guerri, “anche questo e’ un segnale di ripartenza che viene dalla cultura”.         La Gioconda Tragedia in quattro atti di Gabriele d’Annunzio, rappresentata per la prima volta al Teatro Bellini di Palermo da Eleonora Duse nei panni di Silvia e da Ermete Zacconi nelle vesti di Lucio Settala, il 15 aprile del 1899 e pubblicata nel medesimo anno.  Racconta del dramma del tentato suicidio dello scultore Lucio Settala, travolto dalla passione per Gioconda Dianti da lui ritenuta sua musa ispiratrice. Sopravvissuto e curato dalla moglie Silvia si riavvicina a lei. Gioconda però ha conservato una chiave dello studio , dove è rimasta una statua della Sfinge, ultima opera di Lucio. Là ella attende tutti i giorni il ritorno dell’amante. Silvia e la sorella Francesca si recano allo studio nel tentativo di cacciare definitivamente l’intrusa. Nello scontro fra rivali Gioconda in un accesso di disperazione tenta di abbattere la statua della Sfinge ma Silvia riesce a salvare il capolavoro, rimanendo con le mani maciullate. Silvia alla fine si ritrova non soltanto mutilata nel corpo, ma anche sconfitta, perché Lucio non potrà rifiutarsi al suo destino, che lo spinge verso l’altra; il suo sacrificio sarà servito solo a salvare la statua e null’altro.   Alla prima intervenne un foltissimo pubblico e molta stampa, fra cui persino il direttore della Comédie Française, Jules Claretic. Sebbene la critica espresse alcune riserve sulla teatralità del testo a Palermo come a Roma, la tragedia ebbe un discreto successo di pubblico trascinato dal potere magnetico della Duse.  

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