Ci vorranno 150 mila euro per restaurare l’organo della chiesa di San Felice che, in questi giorni, è stato smontato e trasportato a Darfo, presso una ditta specializzata, la Chiminelli. Ottenute in tempi rapidi le necessarie autorizzazioni (Soprintendenza ai monumenti storici, vari uffici della Curia, ecc.), il parroco don Bruno Rossi ha lanciato una campagna di sensibilizzazione, invitando le famiglie a dare contributi (che, tra l’altro, sono detraibili fiscalmente) o a concedere prestiti. In un certo senso gli abitanti possono «adottare» o «comprare» una canna dell’organo. Uno sforzo cui vengono chiamate tutte le contrade: Montanera, Palada, Possa, Marcenago. Altri quattrini (130 mila) bisognerà spenderli per mettere a norma l’impianto elettrico e il riscaldamento. Un comitato operativo, formato dal sindaco, avvocato Ambrogio Florioli, dallo storico Pierluigi Mazzoldi, da Mario Rosina, ex direttore di banca, Giampiero Baccolo, Stefano Borghi, Piera Bertanza e Norma Salvini, ha preso in mano la situazione. E si attiverà anche presso enti, istituzioni, ecc. Il professor Flavio Dassenno, l’esperto chiamato a gestire l’operazione, ha spiegato alla popolazione riunita in chiesa che lo strumento era piuttosto malandato, e suonava al 25-30% delle sue potenzialità. Ormai l’anziano organista (Dino Florioli, papà del sindaco) e il suo aiutante faticavano a cavare musiche armoniose e solenni. Il timbro era insomma diventato flebile e malinconico. Non bastasse, la cantoria ha cominciato a cedere, tanto da richiedere una puntellatura provvisoria. Dassenno, che aveva cominciato come critico su Bresciaoggi e su alcune riviste milanesi, è diventato un’autorità in materia. Maestro-titolare, in città, nella chiesa di S.Giuseppe (e scelto poi anche per il Duomo), ha insegnato in numerosi conservatori, dirigendo i lavori di restauro di venti organi storici a Ragusa, in Sicilia, e, come ispettore onorario del ministero per i Beni culturali, seguendo gli interventi più delicati nelle provincie di Brescia, Mantova e Cremona. Assieme a Ugo Ravasio, ha organizzato le celebrazioni per il 450esimo anniversario della nascita di Gasparo da Salò. Attualmente è uno dei consulenti scientifici per il restauro dello splendido Antegnati del 1565, all’interno della basilica dei Gonzaga a Mantova. Il professore ha spiegato che l’organo è nato in Egitto, 700 anni prima di Cristo. All’inizio serviva per spaventare i nemici, poi per accompagnare le gare tra i gladiatori. «Questo di S.Felice – aggiunge – è opera del veronese Gaetano Zanfretta (periodo 1894-97), che ha utilizzato parti del precedente Montesanti del 1820, situato nella vecchia chiesa. E’ composto da diecimila pezzi, tutti da catalogare. Le canne pesano dai 50 ai 70 chili. Fate un po’ voi il costo di ognuna, considerando che lo stagno vale dalle 25 alle 27 mila lire, e il materiale deve essere fuso, piallato, tagliato, saldato. Alla sommità ho notato degli squarci. Inoltre i tarli hanno scavato gallerie nelle assi. La tenda che lo proteggeva dalla polvere è stata tolta; forse verrà ripristinata. Il mantice sarà ricostruito». I lavori in Valcamonica dureranno almeno 18 mesi. Alla fine bisognerà effettuare il collaudo e l’accordatura, rismontando di nuovo il tutto. Il parroco, chiamato scherzosamente «don terremoto» (una settimana dopo essere arrivato dalla sponda veronese si è visto cadere tra i piedi un grande quadro appena ricollocato alle pareti, poi ha cominciato a barcollare la cantoria), spera che la gente di San Felice collabori con generosità.
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Il parroco sta sensibilizzando i cittadini